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Pnrr, la spesa avanza e supera la quota 40%: traino opere pubbliche


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La spesa per i progetti del Pnrr continua ad avanzare. L’ultima conferma in ordine di tempo arriva da un articolato dossier del Servizio studi della Camera dei deputati, con i dati aggiornati al 31 maggio 2025: a quella data, risultano spesi circa 79 miliardi di euro. L’avanzamento finanziario arriva quindi ad oltre il 40% dei 194,4 miliardi del Piano, in deciso aumento rispetto al 33%, pari a poco meno di 64 miliardi di euro, che era stato rilevato dalla Corte dei Conti alla fine del 2024. Raddoppiata la spesa mensile, passata da 1,5 a 3 miliardi. Dalla consultazione della banca dati ReGiS della Ragioneria generale dello Stato, che registra l’andamento dei singoli progetti, emerge altresì che al primo luglio scorso erano circa 299.000 i progetti “presi in carico” dalla piattaforma di cui 125.000 già conclusi e 174.000 ancora in corso. Inoltre, dall’avvio dell’attuazione del Pnrr sono stati conseguiti in totale 374 traguardi e obiettivi. Ne rimangono da raggiungere 240 previsti negli ultimi due semestri, di cui 177 relativi ai sei mesi “validi” del 2026 (fino al 30 giugno) anche se la Commissione ha esteso ad agosto dello stesso anno il termine ultimo per la conclusione dei progetti, la cui rendicontazione potrà avvenire entro e non oltre il 31 dicembre 2026.

Lo scenario

Il Piano va, dunque, e il riconoscimento Ue all’Italia di avere rispettato finora tutte le scadenze concordate per ottenere il pagamento delle rispettive rate, pari a 140 miliardi (ne parliamo a parte) conferma che la strada è giusta. Naturalmente il presupposto è che soprattutto in quest’ultimo anno i soggetti attuatori, dai ministeri alle Regioni, ai Comuni accelerino ulteriormente per centrare gli obiettivi e portare a casa anche le ultime tre rate. È la sollecitazione che più volte il ministro Tommaso Foti ha rilanciato in questi mesi e che la stessa Unione europea, come è avvenuto di recente con i commissari Fitto e Dombrovskis, ha esteso a tutti i Paesi membri, visto che il conto alla rovescia non esclude nessuno di essi. Ieri, oltre tutto, lo stesso Foti ha sottolineato un ulteriore elemento relativo alla qualità della spesa che non è affatto trascurabile. «Il Consiglio di Stato ci ha chiesto di avere obiettivi ancor più performanti perché quelli assegnati dall’Unione europea sono stati raggiunti un anno prima. Fino ad oggi c’è stata la fase che prevedeva di raggiungere i progetti a minor costo, ma oggi la sfida è concludere i progetti. Ma attenzione: chi sa di non poterli attuare, molto onestamente, rinunci».

Il messaggio è chiaro, per quanto ampiamente anticipato in passato: bisogna arrivare al traguardo finale con la certezza che i progetti che impegnano le risorse necessarie possono essere effettivamente completati. «Se in questa fase non abbiamo alcuna risposta – ha spiegato il ministro – la legge prevede che a fine 2026 chi ha bucato gli obiettivi e ci ha portato a una penalizzazione a livello nazionale, con un reintegro delle risorse all’Ue, sarà chiamato in solido a risponderne. Saranno trasferite pro quota nei trasferimenti statali attuali. Ognuno ha le proprie responsabilità perché le cose devono essere trasparenti, chiare. Le norme dello Stato non sono editti che vengono emessi solo per fare carta sulla Gazzetta ufficiale ma sono norme che, una volta entrate in vigore, devono essere rispettate».

Le missioni

Sarà dunque fondamentale capire se e in quali Missioni questo pericolo effettivamente esiste. L’indiziata numero uno rimane la Missione Salute che coinvolge soprattutto le Regioni per la loro specifica competenza in materia. Ma anche le Missioni Turismo, Ambiente e Inclusione non sembrano messe benissimo, almeno in base ad analisi e aggiornamenti da tempo condivisi. Lo si potrà capire meglio mercoledì prossimo, 30 luglio, quando il dossier della Camera sarà illustrato nel dettaglio. Ad elaborarlo ha contribuito anche il Cresme, il Centro studi che da 60 anni monitora e prevede l’andamento della filiera delle costruzioni, la più trasversale alle Missioni del Pnrr. Ebbene, dall’ultimo rapporto Cresme sulla congiuntura, emerge un dato importante: il Pnrr ha portato una crescita, in valori correnti, del settore del genio civile dai 37 miliardi del 2022 ai 53,4 miliardi del 2025 (+44%) e del settore non residenziale pubblico (scuole, ospedali, uffici, ecc.) da 14 miliardi a 24,5 miliardi (+75%). In volumi costanti la crescita del genio civile è stata del 21,2% nel 2023, del 10,7% nel 2024 e del 6,2% nel 2025. È il traino del Pnrr che continua a macinare valori positivi e che nel comparto delle opere pubbliche si evidenzia in modo eloquente: +27,9% nel 2023, +21,5% nel 2024 e +7,5% nel 2025. Anche per il 2026 l’attesa è positiva con una previsione di +5%.





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