La regione Emilia Romagna revoca i ristori covid per gli ospedali privati: insorgono le associazioni AIOP e AISI che chiedono chiarimenti al governo
È una vicenda destinata ad aprire un ampio scontro politico quella che arriva dalla regione Emilia Romagna che ha deciso di fare un passo indietro rispetto ai ristori Covid concessi in emergenza pandemica agli ospedali privati che hanno deciso di tenere aperte le loro strutture per sostenere gli sforzi sanitari del sevizio pubblico, oberato – come ben si ricorderà – di pazienti e con una cronica carenza di personale che all’epoca emerse a grandissima voce.
L’annuncio è stato fatto lo scorso 21 luglio da parte dell’assessore alla Salute dell’Emilia Romagna Massimo Fabi e del Direttore generale dell’assessorato Lorenzo Broccoli nel corso di una riunione con i vertici di AIOP (ovvero l’Associazione italiana ospedalità privata che rappresenta le 40 strutture private regionale accreditate con il Servizio sanitario nazionale), annunciando la revoca della delibera regionale numero 2133 emessa poco meno di un anno fa.
In ballo – detta in parole povere – ci sarebbero circa 80 milioni di euro stanziati a titolo di indennità e ristori a quegli ospedali privati che rinunciarono alla cassa integrazione e fornirono il loro personale e le loro strutture per sostenere lo sforzo sanitario pandemico: soldi che ora dovranno essere restituiti secondo i due assessori dell’Emilia Romagna, probabilmente – ipotizziamo noi – alle prese con un bilancio profondamente in rosso.
AIOP e AISI contro la regione Emilia Romagna: “La revoca dei ristori Covid compromette la collaborazione pubblico-privato”
Ovviamente l’annuncio da parte degli assessori dell’Emilia Romagna non è stato accolto di buona lena dall’AIOP che ha parlato di una decisione “inaspettate e illegittima”, soprattutto perché quegli 80 milioni erano stati stanziati solamente calcolando i “costi di gestione” e non l’effettiva perdita economica derivate dall’obbligo di interrompere le prestazioni considerate non strettamente necessarie; precisando che una simile scelta metterebbe a “repentaglio l’intero sistema sanitario” e i – finora proficui – “rapporti di collaborazione” con le strutture private.
Dal conto loro gli assessori dell’Emilia Romagna hanno chiarito – dopo le critiche da parte di AIOP – che quegli 80 milioni erano stati stanziati a titolo di “prestito” e che già gli accordi originali prevedevano “la restituzione” entro termini “da concordare”; mentre neppure l’AISI (ovvero Associazione Imprese Sanitarie Indipendenti) è rimasta in silenzio, denunciando una decisione ritenuta “inaccettabile” dato che minerebbe gli “impegni istituzionali”, chiedendo al Governo un rapido intervento che chiarisca una volte per tutte “regole, tempi e interpretazioni” della collaborazione pubblico-privato.
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