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Sicilia in fiamme: un disastro annunciato che si ripete ogni estate


Emergenza incendi in Sicilia: centinaia di roghi devastano l’isola tra caldo estremo e criminalità. Serve prevenzione vera, non interventi-tampone.

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La Sicilia brucia. Ancora una volta. E ancora una volta, ci ritroviamo a contare i danni, gli ettari andati in fumo, le persone evacuate, le attività interrotte, i polmoni verdi dell’isola ridotti in cenere. Un copione che si ripete ogni estate, sotto gli occhi di tutti, ma con soluzioni che continuano a essere insufficienti, tardive, inefficaci. Il punto non è solo spegnere gli incendi, ma impedirli. Ed è su questo fronte che la macchina istituzionale continua a zoppicare.

Il report del 25 luglio, dati impressionanti

Nella sola giornata del 25 luglio sono stati registrati ben 380 roghi in tutta l’isola. Da Niscemi al Trapanese, da Piana degli Albanesi a Biancavilla, da Messina all’Ennese: ovunque fiamme, fumo, devastazione. Centinaia di mezzi a terra e migliaia di operatori in azione. A loro va un plauso sincero e doveroso: vigili del fuoco, forestali, volontari della Protezione civile, operai antincendio. Persone che, con coraggio e abnegazione, affrontano ogni giorno una lotta impari, spesso con mezzi insufficienti e turni massacranti, per difendere vite e territorio.

L’eroismo degli operatori non basta, bisogna prevenire

Gli incendi di questi giorni, alimentati da caldo estremo e venti impetuosi, sono anche il risultato di una prevenzione debole, di controlli blandi, di ordinanze che restano spesso lettera morta. E mentre si moltiplicano gli appelli alla collaborazione dei cittadini, resta evidente che non si può lasciare nelle mani dei volontari e della buona volontà ciò che dovrebbe essere competenza piena dello Stato e della Regione.

A nulla serve rafforzare le centrali operative se poi mancano gli uomini e le risorse per i controlli sul territorio. Le fiamme non si fermano con la retorica, ma con una strategia organica e continua, non solo nei mesi estivi.

La criminalità dietro le fiamme

A rendere tutto più grave è la mano criminale che si cela dietro molti roghi. I piromani sono una presenza costante, radicata, letale. A Motta Sant’Anastasia, il sindaco Antonio Bellia ha ringraziato pubblicamente i soccorritori che il 15 luglio hanno evitato una catastrofe alle porte del paese. Ma ha anche denunciato con forza l’azione di “piromani pazzi”, auspicando indagini immediate. Una situazione che si ripete ovunque, con le indagini che spesso arrivano troppo tardi, quando ormai tutto è ridotto in cenere.

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“Doveroso il ringraziamento a chi ci ha aiutati anche rischiando la propria vita – ha scritto sui social Antonio Bellia -. Doverose le denunce contro i piromani pazzi sui quali certamente chi di competenza sta già indagando”.

Economia e ambiente al collasso

La distruzione non è solo paesaggistica. La CNA Sicilia parla apertamente di una “catastrofe annunciata”, che danneggia gravemente ambiente, lavoro ed economia. Ogni ettaro bruciato significa aziende agricole distrutte, turismo compromesso, posti di lavoro persi. Con danni che si riflettono anche sull’immagine internazionale dell’Isola.

La Confederazione propone un pacchetto di misure concrete: potenziamento delle squadre antincendio, tecnologie per l’individuazione in tempo reale dei focolai, bonifiche immediate, sanzioni esemplari, fondi di sostegno per le imprese colpite. Ma soprattutto un cambio di passo nella visione politica. Basta interventi-tampone: serve una strategia preventiva strutturale.

Il grido dei forestali

Anche i sindacati alzano la voce. Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil denunciano l’assenza di riforme nel comparto forestale, il mancato rinnovo del contratto integrativo, il numero insufficiente di giornate lavorative. Annunciano un presidio per il 29 luglio davanti all’assessorato regionale. “È ora che governo e parlamento regionale si assumano le proprie responsabilità”, dicono. E hanno ragione: come si può parlare di prevenzione se chi dovrebbe fare manutenzione al bosco lavora solo poche settimane l’anno?

Incendi in Sicilia, doveroso uno sguardo al futuro

La Sicilia non può più permettersi questa ciclica devastazione estiva. Il cambiamento climatico rende ogni stagione più rovente e instabile. Ogni anno sarà peggio se non si cambia registro. Occorre una pianificazione a lungo termine, mezzi adeguati, controlli capillari, contrasto ai criminali del fuoco, e soprattutto una volontà politica vera di proteggere il patrimonio naturale dell’Isola.

Perché non è accettabile che la Sicilia bruci ogni anno. Non è tollerabile che i suoi boschi diventino tomba di biodiversità, economia, salute. Non possiamo più rassegnarci a questa strage annunciata.





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