Italiani all’estero: un patrimonio in movimento
Con oltre 6 milioni di connazionali residenti fuori dai confini, cresce il potenziale inespresso degli investimenti “patriottici” in titoli di Stato italiani
Al 31 dicembre 2024, gli italiani residenti all’estero erano 6,38 milioni, con un incremento di 243mila unità rispetto all’anno precedente. Lo rivela l’ultima stima Istat, che fotografa una diaspora moderna, in crescita continua, composta da cittadini distribuiti prevalentemente in Europa (oltre il 50%) e America (quasi il 41%). Si tratta di un fenomeno che non solo ridefinisce i confini culturali della nostra identità nazionale, ma apre anche una riflessione importante sul ruolo che questa comunità globale può giocare nel sostenere l’economia italiana, soprattutto attraverso strumenti di risparmio e investimento pubblico.
Un potenziale inespresso: il risparmio degli italiani oltre confine
Nonostante solo il 30,8% degli italiani residenti all’estero sia effettivamente nato in Italia, la connessione con il Paese d’origine rimane forte. Secondo la Borsa Italiana, nel 2024 sono state 121mila le acquisizioni di cittadinanza italiana da parte di cittadini residenti all’estero, oltre la metà per trasmissione ereditaria. Si tratta di una comunità di “nuovi italiani” che mantiene legami affettivi, culturali e spesso economici con la madrepatria.
In questo quadro, si apre una nuova frontiera di opportunità per la finanza pubblica italiana: coinvolgere questa vasta popolazione nella sottoscrizione di titoli di Stato. Se anche solo una frazione dei capitali privati detenuti dagli italiani all’estero venisse canalizzata verso strumenti come BTP, Buoni del Tesoro o nuove emissioni green, l’impatto sul bilancio statale e sulla stabilità del debito pubblico sarebbe rilevante.
Una comunità mobile e consapevole
Nel 2024, si sono registrati 156mila espatri e 53mila rimpatri, con un saldo migratorio negativo pari a -103mila unità. A questi numeri si aggiungono oltre 49mila spostamenti tra Paesi esteri di cittadini italiani, di cui circa un quarto riguarda persone nate in Italia. Una mobilità fluida e crescente, che evidenzia un tratto sempre più internazionale dell’identità italiana contemporanea.
Molti di questi cittadini lavorano in settori ad alto valore aggiunto – tecnologia, finanza, università – e dispongono di risparmi importanti. Eppure, pochi strumenti esistono oggi per favorire e incentivare l’investimento diretto dei residenti all’estero nel debito pubblico italiano. Un’occasione mancata, se si considera che nel 2024 il debito pubblico dell’Italia ha raggiunto i 2.900 miliardi di euro, secondo i dati MEF, e che una maggiore partecipazione dei cittadini potrebbe rafforzarne la sostenibilità, riducendo la dipendenza dai mercati internazionali.
Verso un BTP “di ritorno”? Idee per una finanza civica
Diversi Paesi – su tutti Israele con i Diaspora Bonds – hanno lanciato negli anni strumenti finanziari dedicati ai propri connazionali all’estero. L’Italia, oggi, potrebbe seguire una strada simile. Un’ipotesi su cui stanno riflettendo economisti e policymaker è quella di istituire un BTP Italia per residenti all’estero, accessibile tramite piattaforme digitali, con vantaggi fiscali e finalità di impatto sociale: investimenti in sanità, istruzione, digitale.
Una simile iniziativa non solo rafforzerebbe i legami simbolici tra cittadini e Stato, ma potrebbe anche rappresentare un nuovo canale di raccolta etica e trasparente, coinvolgendo in modo attivo chi, pur vivendo lontano, sente ancora forte l’appartenenza alla comunità nazionale.
Strumenti e incentivi: cosa manca?
Per stimolare una maggiore partecipazione finanziaria della diaspora, servirebbero:
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Campagne informative presso ambasciate, consolati e istituzioni culturali italiane nel mondo;
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Portali digitali semplificati per la sottoscrizione dei titoli di Stato, accessibili anche con identità digitali estere (come SPID estero o eID);
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Incentivi fiscali per i residenti esteri che investono in specifici progetti infrastrutturali o ambientali italiani;
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Collaborazioni con le banche italiane all’estero per offrire prodotti finanziari legati al risparmio pubblico.
Ad oggi, i BTP Italia sono sottoscrivibili anche da residenti esteri, ma la comunicazione su scala globale è limitata, e le modalità tecniche spesso scoraggiano chi vive fuori dai confini nazionali.
La crescente mobilità degli italiani all’estero, unita al desiderio di partecipazione civica e al patrimonio complessivo generato da questa comunità, costituisce una risorsa strategica per il sistema Paese. Investire in educazione finanziaria e strumenti inclusivi per coinvolgere questa fascia di popolazione nella crescita economica nazionale non è solo una scelta pragmatica, ma una visione di cittadinanza economica globale.
Con oltre 6 milioni di cittadini distribuiti nel mondo, l’Italia ha l’occasione – e forse la responsabilità – di ricucire il legame tra identità e partecipazione economica, trasformando il risparmio degli italiani all’estero in energia per lo sviluppo interno.
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