Dopo mesi di tensioni e trattative serrate, è arrivata la fumata bianca tra Stati Uniti e Unione Europea sul delicato dossier dei dazi commerciali. L’intesa, annunciata dal presidente USA Donald Trump e dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen durante una conferenza stampa congiunta in Scozia, prevede un livellamento dei dazi al 15% per la maggior parte delle esportazioni europee verso gli USA – un compromesso ritenuto “il meglio possibile” da Bruxelles rispetto alla minaccia iniziale del 30%.
Oltre al nuovo assetto tariffario, l’accordo prevede anche un impegno senza precedenti da parte dei Paesi UE: l’importazione complessiva di 750 miliardi di dollari in energia dagli Stati Uniti nei prossimi tre anni – tra gas naturale liquefatto (GNL), combustibile nucleare e, in misura minore, armamenti – accompagnata da investimenti europei per 600 miliardi di dollari sul territorio americano.
Un compromesso “duro ma equo”, secondo Von der Leyen, che ha sottolineato come l’intesa dia “stabilità e prevedibilità a cittadini e imprese in un momento di forte incertezza globale”. Trump, dal canto suo, ha rivendicato i risultati come “una vittoria per i lavoratori americani”, celebrando l’apertura europea ai prodotti agricoli e automobilistici USA, e ribadendo che “questo accordo porterà unità e amicizia”.
Dazi a zero su alcuni settori strategici
L’intesa introduce anche dazi a zero su una selezione di prodotti strategici, tra cui componenti aeronautici, semiconduttori, alcune risorse naturali e prodotti chimici specifici. Tuttavia, rimane fuori dal perimetro dell’accordo l’attuale dazio del 50% su acciaio e alluminio, imposto unilateralmente dagli USA. Su questo fronte, Bruxelles e Washington si sono impegnate a proseguire il dialogo per una possibile riduzione tariffaria e l’introduzione di un sistema di quote.
Reazioni contrastanti dall’Italia
In Italia, l’annuncio dell’accordo ha suscitato reazioni fortemente divergenti tra governo e opposizione. Palazzo Chigi ha accolto con favore la notizia, parlando di “un’intesa che scongiura il rischio di una guerra commerciale nell’Occidente”. In una nota congiunta, la premier Giorgia Meloni e i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini hanno espresso “soddisfazione per il risultato negoziale raggiunto dall’Ue, frutto di un lavoro comune e coordinato tra Stati membri”.
“La base dell’accordo sui dazi al 15% ci appare sostenibile – ha spiegato il governo – se questa soglia sostituisce e non si somma a quelle già esistenti. Continueremo comunque a monitorare gli effetti sui settori più esposti e siamo pronti ad attivare misure di sostegno a livello nazionale ed europeo”.
Ben più dura la posizione del leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, che ha parlato di una “Caporetto per la nostra economia”. In un post sui social, l’ex premier ha attaccato duramente l’intesa e chi l’ha sostenuta: “Giorgia Meloni si è piegata a Trump, abbandonando l’interesse nazionale. I dazi al 15% mettono a rischio oltre 100mila posti di lavoro e penalizzano il nostro export per miliardi”.
Conte ha inoltre denunciato l’aumento delle spese per armamenti e gli effetti sul caro bollette legati all’import di gas americano: “Abbiamo già raddoppiato l’acquisto di GNL statunitense, ora pagheremo di più e i cittadini vedranno salire le bollette. Questo è il prezzo della sudditanza”.
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