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Bilancio UE 2028-2034: 1.800 miliardi di euro per una nuova architettura di spesa


Come risaputo, la Commissione europea ha ufficialmente svelato la sua proposta per il quadro finanziario pluriennale (QFP) 2028-2034, il piano di spesa a lungo termine dell’Unione Europea. Una nuova propsota di bilancio che punta a un impegno complessivo di quasi 1.800 miliardi di euro (a prezzi costanti 2025), pari a 1,26% del reddito nazionale lordo (RNL) dell’UE.

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Il documento, presentato a Bruxelles dal commissario Piotr Serafin, introduce una ristrutturazione profonda del bilancio comunitario, riducendo le attuali sette rubriche a quattro macro-aree di spesa e semplificando i programmi da 52 a 16. Tra le novità principali – come ricordato da un recente lavoro di indagine di Marianna Pari e Stéphanie Pradier – il rimborso del debito contratto con lo strumento Next Generation EU (149,3 miliardi di euro), una maggiore attenzione alla sicurezza, all’innovazione e alla competitività, e l’introduzione di cinque nuove risorse proprie, inclusi contributi basati su rifiuti elettronici e sul sistema ETS.

Il QFP attualmente in vigore per il periodo 2021-2027 disponeva di 1.246 miliardi di euro, pari all’1,02% del RNL. Il nuovo pacchetto prevede un aumento nominale del 29%, ma l’incremento reale è più contenuto: solo +0,02 punti percentuali rispetto al PIL dell’UE, escludendo il rimborso del debito NGEU.

Proposta che ridefinisce la struttura del bilancio in 4 grandi rubriche tematiche: Coesione, agricoltura e sicurezza interna: €946,4 miliardi (53,7% del totale), Competitività, prosperità e sicurezza esterna: €522,2 miliardi (29,6%), Europa globale: €190 miliardi (10,8%) e Amministrazione: €104,5 miliardi (5,9%).

Nella prima sezione, confluiscono i fondi pre-allocati agli Stati membri per agricoltura, pesca, politiche sociali, sicurezza e migrazione. Qui, il cuore della riforma è la creazione di un “piano di partenariato nazionale e regionale” per ogni Stato, che raggruppa 14 programmi in un’unica strategia nazionale, con un obiettivo sociale minimo del 14%.

Sono previsti anche 66,2 miliardi di euro in una nuova “Facility UE” per affrontare sfide urgenti e imprevisti, tra cui 9,5 miliardi per crisi e catastrofi. Includendo i fondi per il rimborso del debito NGEU, la rubrica copre l’8,5% del QFP. Ma è previsto anche il taglio alla Politica Agricola Comune (-10%) e ai programmi in gestione condivisa (-11%) che tanto hanno fatto inalberare le regioni d’Europa.

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Nella sezione Competitività, invece, si registra l’aumento più marcato: +140% rispetto al QFP 2021-2027. Qui nasce il Fondo Europeo per la Competitività (ECF) da 362,3 miliardi. Tra le voci più rilevanti, il programma Horizon Europe: €154,9 miliardi (+63%), l’Erasmus+ e il Corpo europeo di solidarietà: €36,2 miliardi (+30%) e Difesa e spazio: €115,7 miliardi.

La politica estera dell’UE si rafforza, secondo la narrazione di Ursula e soci, attraverso il nuovo Fondo Europa Globale (176,8 miliardi), che unifica sette strumenti preesistenti. Il fondo copre sei aree (cinque geografiche e una tematica) e prevede 13,1 miliardi per crisi emergenti. Un fondo dedicato all’Ucraina per la ricostruzione post-bellica sarà attivato tramite uno strumento speciale al di fuori del QFP. La European Peace Facility resta extra-bilancio con una dotazione di 27,1 miliardi.

La parte destinata al funzionamento delle istituzioni europee subisce invece una revisione, con la fine del principio di “personale stabile” tra il 2028 e il 2030. È previsto un tetto del 2% di crescita annua per le spese non salariali.

Per sostenere le nuove spese senza aumentare i contributi nazionali, la Commissione von der Leyen ha proposto l’introduzione di nuove risorse proprie, tra cui:€15 miliardi/anno da una tassa statistica sui rifiuti elettronici (2 €/kg), €11,2 miliardi dal TEDOR, un’accisa sul tabacco, €9,6 miliardi dal sistema ETS, €6,8 miliardi dal nuovo contributo delle grandi imprese (Corporate Resource for Europe), €1,4 miliardi dal meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM)e €14,3 miliardi da aggiustamenti delle risorse esistenti.

La proposta di Ursula e soci, però, è stata accolta con scetticismo dal Parlamento europeo. I relatori del bilancio hanno criticato la mancanza di ambizione, sottolineando che, al netto del rimborso NGEU, il livello di spesa resta simile al bilancio attuale. Inoltre, hanno espresso preoccupazione per la fusione di programmi di successo nei piani nazionali, difendendo un approccio autenticamente europeo che valorizzi anche il ruolo delle autorità regionali e locali.

Il dibattito parlamentare riprenderà a settembre ma, già da oggi, si può affermare che la proposta della Commissione europea (pessima per usare un eufemismo) avrà bisogno di tutta la capacità dei co-legislatori europei per uscire dal pantano e riportare l’Ue su un piano che sia all’altezza delle sfide geopolitiche, ambientali ed economiche dei prossimi anni.



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