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“Così salviamo le imprese Ue”


Dazi al 15% su auto, chip e farmaci. Azzerate le tariffe su settori strategici. Via libera all’acquisto di 750 miliardi di energia Usa. “È stato durissimo, ma ce l’abbiamo fatta”.

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Ursula von der Leyen è tornata da Edimburgo con un accordo storico sotto il braccio e una battuta d’orgoglio: “È stato durissimo, ma ce l’abbiamo fatta”. Dopo un braccio di ferro serrato con Donald Trump, la presidente della Commissione europea ha annunciato un’intesa che mette un tetto ai dazi e apre un nuovo capitolo nei rapporti economici tra Bruxelles e Washington. “Con gli Usa ci siamo stabilizzati su un’unica aliquota tariffaria del 15% per la stragrande maggioranza delle esportazioni dell’Ue – ha spiegato –. È un limite massimo, tutto compreso. Ciò garantisce la necessaria chiarezza ai nostri cittadini e alle nostre imprese”.

Una chiarezza conquistata al termine di un confronto “molto difficile”, con Trump descritto come “un negoziatore tenace” e i negoziati appesi a un filo fino all’ultimo momento. “Fino alla fine non sapevamo se si sarebbe trovato un punto di atterraggio o se tutto si sarebbe schiantato”, ha confidato von der Leyen. Eppure, l’intesa è arrivata: una cornice normativa per rivedere dazi, superare le barriere non tariffarie e stringere la cooperazione economica su scala strategica.

Stop ai dazi-monstre: auto e chip al 15%

Il cuore dell’accordo è la riduzione drastica dei dazi su settori chiave. Le auto europee, che finora pagavano il 27,5% per entrare nel mercato americano (25% più un residuo del 2,5%), saranno ora tassate al 15%. “Non è da sottovalutare, ma è il meglio che abbiamo potuto ottenere”, ha detto la presidente. Lo stesso vale per semiconduttori, farmaci e altri comparti industriali ad alta intensità tecnologica. Una scelta che punta a “salvaguardare la competitività europea e proteggere il lavoro delle nostre imprese”, ha sottolineato.

Zero dazi su aerospazio, farmaci e materie prime

Ma c’è di più: “Oggi abbiamo anche concordato dazi ‘zero per zero’ su una serie di prodotti strategici”, ha annunciato von der Leyen. Tra questi: aeromobili e componentistica, chip e apparecchiature per semiconduttori, alcuni farmaci generici, risorse naturali e materie prime essenziali. “Continueremo a lavorare per allargare l’elenco”, ha garantito. È il primo segnale di una possibile tregua commerciale che potrebbe disinnescare il conflitto latente tra le due sponde dell’Atlantico.

Energia made in Usa: 750 miliardi per dire addio a Mosca

L’intesa include anche un gigantesco capitolo energetico. “Acquisteremo prodotti energetici americani per 750 miliardi di dollari in tre anni, 250 miliardi all’anno. È molto positivo per noi”, ha spiegato von der Leyen. L’obiettivo è chiaro: “Sbarazzarci definitivamente dei combustibili fossili russi”. E lo strumento sarà il GNL statunitense, considerato “più economico e di migliore qualità”. Con un’aggiunta rilevante: “I chip di intelligenza artificiale americani contribuiranno ad alimentare le nostre gigafactory europee”. Un passo decisivo nella strategia di autonomia tecnologica dell’Unione.

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Acciaio e alluminio, ritorno al passato

Sul versante delle materie prime, in particolare acciaio e alluminio, l’intesa prevede un ritorno alle quote storiche. “Come già fatto con il Regno Unito, si torna alle tariffe precedenti”, ha spiegato la presidente, lasciando intendere che su alcuni settori la logica sarà di equilibrio più che di apertura totale.

Cornice flessibile, ma l’alcol è fuori

L’accordo è definito da von der Leyen come “una cornice normativa”: non tutto è stato già risolto. “Nei prossimi giorni chiariremo i dettagli e ridurremo ulteriormente i dazi su altri prodotti. Affronteremo anche le barriere non tariffarie e coopereremo per la sicurezza economica”, ha spiegato. Ma un punto resta in sospeso: “Su alcolici, superalcolici e vino non c’è ancora una decisione. È una questione che deve essere risolta nei prossimi giorni”.

La mano tesa a Trump

Nonostante il clima tesissimo delle scorse settimane, von der Leyen ha voluto riconoscere il ruolo del presidente Usa: “Ringrazio Trump per il suo impegno personale e la sua leadership. È un negoziatore tenace”. Parole che suonano come un gesto distensivo, ma che non cancellano i mesi di scontro e la fragilità del rapporto con un’America sempre più imprevedibile. La sfida, ora, sarà rendere questo accordo qualcosa di più di una tregua temporanea.



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