Il Pnrr gonfia le vele degli incassi degli enti locali. Ma adesso è arrivato il momento di riformare le norme. Non ha dubbi la Corte dei Conti: nel 2024, «nonostante l’incertezza del contesto economico globale, la finanza locale ha proseguito un percorso di crescita. Si è registrata una ripresa delle riscossioni delle entrate tributarie, accompagnata da una riduzione dei trasferimenti statali.
L’incremento significativo delle entrate in conto capitale, a sostegno degli investimenti, è in gran parte riconducibile all’attuazione del Piano nazionale che vede coinvolti in maniera rilevante gli enti locali, rafforzandone il ruolo strategico nel rilancio economico e sociale del Paese».
È quanto rileva la magistratura contabile nella relazione sulla gestione finanziaria di Comuni, Province, Città metropolitane per gli esercizi 2022-2024. Per il 2025, spiegano i giudici contabili, «è atteso un ulteriore miglioramento dei conti pubblici, con una nuova riduzione del deficit e un rafforzamento dell’avanzo primario, nonostante un incremento della spesa per interessi».
L’analisi dei flussi di cassa dei Comuni riferita al periodo 2021-2024, sottolinea ancora la Corte, evidenzia un aumento del 14% delle riscossioni e dei pagamenti, oltre a una crescita della liquidità del 27,8%. Il maggior equilibrio della gestione e la minore dipendenza da misure di sostegno sono confermati dalla diminuzione della cassa vincolata e dal ridotto ricorso alle anticipazioni di tesoreria (-41,5%).
Le entrate totali sono cresciute del 13,7%, in particolare quelle da tributi ed entrate extra-tributarie, ma il rialzo maggiore è stato registrato per le entrate e le spese in conto capitale (+55% e +70,1%), trainate dal Pnrr, i cui progetti si concentrano prevalentemente nei settori dell’istruzione e delle infrastrutture sociali che assorbono il 70% dei fondi.
I DETTAGLI
Più nel dettaglio, nel triennio 2022-2024 le entrate correnti dello Stato sono cresciute, trainate soprattutto dalle imposte dirette e indirette. Il buon andamento del mercato del lavoro e i profitti delle imprese hanno favorito un maggior gettito Irpef e Ires, mentre i rincari energetici hanno contribuito all’aumento delle entrate da imposte sui consumi.
In questo contesto, le entrate tributarie dei Comuni sono rimaste stabili tra il 2022 e il 2023, ma nel 2024 hanno registrato un incremento, grazie soprattutto a una maggiore riscossione dell’Imu, della Tari e dell’imposta di soggiorno.
IL TAX GAP
Il gettito Imu, però, tende a essere stabile nel tempo a causa della rigidità delle rendite catastali e del fatto che i Comuni hanno, ormai quasi ovunque, raggiunto il limite massimo di manovrabilità delle aliquote.
Inoltre, il tax gap (cioè, la quota di tributo non riscosso) resta alto, attorno al 20% medio, con forti differenze territoriali. Per ridurre questo gap, è cruciale investire in accertamenti mirati, tecnologie per l’analisi dei dati e formazione del personale.
L’aumento delle riscossioni Tari, nel 2024, è stato probabilmente influenzato dalla delibera Arera del febbraio 2024, che ha portato molti Comuni a rivedere le tariffe, spostando il peso fiscale dalle imprese alle famiglie.
Il tax gap per la Tari è ancora più elevato rispetto all’Imu, con una media del 30% di tributi non riscossi.
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