TARANTO – La ex Ilva non deve essere chiusa, ma trasformata e rilanciata. È questo il messaggio chiaro e deciso che arriva dall’AIGI, l’associazione che riunisce le aziende dell’indotto industriale tarantino, in un momento in cui il futuro del siderurgico è nuovamente al centro del dibattito nazionale.
Nel comunicato diramato oggi, lunedì 28 luglio, l’associazione esclude ogni ipotesi di chiusura e chiede invece di avviare una nuova stagione di relazioni industriali, basata su obiettivi concreti come la decarbonizzazione degli impianti, da realizzare in un arco temporale massimo di 10 anni.
L’appello dell’AIGI punta a evitare un doppio errore strategico: fermare il processo di transizione proprio ora che il 90% degli interventi ambientali è già stato realizzato, e trasferire altrove investimenti e opportunità occupazionali che possono e devono restare nel territorio jonico.
“Siamo ambientalisti quanto gli ambientalisti”, affermano i rappresentanti dell’associazione, “ma riteniamo che i cambiamenti strutturali debbano essere pianificati e attuati con tempistiche sostenibili, per evitare il collasso del sistema produttivo”.
Secondo l’AIGI, è il momento di rilanciare con forza l’AIA, l’Autorizzazione Integrata Ambientale frutto di un lungo confronto tra Governo e parti sociali, che conta 470 prescrizioni da attuare. L’associazione propone inoltre la definizione di un Accordo di Programma condiviso, capace di garantire non solo la sostenibilità ambientale, ma anche quella economica e produttiva.
Altro punto centrale del documento è la richiesta di destinare parte dei futuri utili dell’acciaieria al cosiddetto “capitale sociale”, ovvero a investimenti per il benessere collettivo e la rigenerazione del territorio, come già avvenuto in altri contesti italiani e internazionali.
Per Taranto, secondo l’AIGI, si apre una finestra storica da non sprecare: l’occasione di diventare un laboratorio nazionale per l’innovazione energetica e manifatturiera, un punto di riferimento per lo sviluppo sostenibile industriale del Paese.
Da qui la proposta di una legge speciale per Taranto, capace di accelerare gli iter autorizzativi e favorire gli investimenti produttivi a basso impatto ambientale. Non manca anche l’invito al riconoscimento giuridico di “Accordo di Sito” per le imprese dell’indotto, misura che offrirebbe garanzie e strumenti per consolidare il tessuto economico locale.
La visione di AIGI si fonda su un equilibrio tra tutela dell’ambiente, continuità produttiva e autosostenibilità economica, definito come “un trittico da cui non si può più fuggire”, dove ciascun elemento alimenta e sostiene gli altri.
Nel documento si esprime inoltre apprezzamento per la posizione assunta dal sindaco di Taranto, che nei giorni scorsi ha chiesto con forza maggiore rispetto per la città e per la sua comunità. “Le sue rivendicazioni sono anche le nostre”, scrive l’associazione.
“L’occasione è di quelle storiche, non possiamo permetterci di fallirla. In altre parti d’Italia non aspettano altro”, è l’avvertimento finale contenuto in un comunicato che, pur adottando toni pacati, restituisce la piena consapevolezza dell’urgenza e della posta in gioco per il territorio tarantino.
Una presa di posizione netta, quella dell’indotto, che invita istituzioni, politica e cittadinanza a guardare oltre il conflitto, per costruire insieme un futuro possibile per l’industria e per la città.
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