Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

«Non decidono le vittime, dal consiglio spero arrivi l’ok all’intesa»


La tua casa dei sogni ti aspetta

partecipa alle aste immobiliari!

 

È la settimana in cui il Consiglio comunale (giorno 30) deve votare sull’accordo di programma per la decarbonizzazione dell’ex Ilva di Taranto e in cui al ministero delle Imprese il giorno dopo si vedrà se l’intesa si firma o meno e su quali basi. Se quella (scenario A) che prevede a Taranto tre forni elettrici e quattro impianti di Dri (preridotto), ma che ha bisogno anche della nave di rigassificazione affinché ci sia il gas necessario (5,1 miliardi di metri cubi a regime), oppure (scenario B) quella che è basata solo sui tre forni elettrici, senza Dri, né nave, perché il consumo di gas è minore (1,3-1,4 miliardi di metri cubi). O, ancora, se vi sarà una terza ipotesi di mediazione, considerato che il Comune aveva già proposto tre forni elettrici e un solo impianto di Dri, ma l’indicazione non è stata accolta. Per cui allo stato restano i due scenari A e B e la possibilità che i Dri, a fronte del no di Taranto alla nave, siano installati nell’area portuale di Gioia Tauro. Intanto, prima di arrivare al Consiglio del 30 ci sono altri passaggi. Oggi il sindaco Piero Bitetti incontrerà sul tema ex Ilva le forze ambientaliste mentre domani dovrebbe svolgersi un vertice di maggioranza. «Noi ci auguriamo che il Consiglio comunale di Taranto ci consenta di procedere alla firma dell’accordo di programma per la decarbonizzazione dell’ex Ilva, salvando il ruolo industriale di questa fabbrica adesso che possiamo passare ad una tecnologia che abbatte le emissioni inquinanti del 95 per cento” dice il governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, intervenuto alla festa del sindacato Usb.

Il Governatore

«La chiusura della fabbrica non mi viene chiesta da nessuno – aggiunge Emiliano -. Non me l’ha chiesta mai nessuno e quindi abbiamo lavorato per trovare il modo di continuare a farla produrre senza che vi fossero fonti inquinanti. Questo è il piano che andrà in Consiglio comunale. Bisogna evitare il cosiddetto piano B, che Taranto diventi un sito industriale secondario che dipenda da altre fabbriche site in altre parti del mondo e che lentamente si spenga, lasciando peraltro il sito inquinato e devastato da questi 60 anni. Abbiamo bisogno – rileva il presidente della Regione Puglia – di avere un sito industriale vivo ed attivo, che si bonifichi mentre si decarbonizza, e realizza il sogno italiano di avere ancora una siderurgia indispensabile dal punto di vista strategico alle aspirazioni del Paese». Emiliano spinge dunque sul sì all’accordo di programma e per la soluzione che tiene insieme i forni elettrici e gli impianti del preridotto (lo si capisce quando dice che bisogna evitare che Taranto sia un sito secondario dipendente da altre realtà). Per Emiliano «il Consiglio comunale è un luogo delicato. Lì ci sono istanze molto sensibili. Ci sono associazioni che vogliono la chiusura della fabbrica e hanno il diritto di pretenderla. E hanno anche una motivazione: la odiano. La considerano la fonte delle tragedie familiari che hanno vissuto. Ma chi deve prendere una decisione – sostiene Emiliano – non è, come in una corte o in una giuria, la vittima stessa. Bisogna trovare la maniera di raggiungere un distacco che il Consiglio comunale, mi auguro, possa raggiungere per prendere la decisione migliore. Mi auguro che questo voto del Consiglio comunale ci consenta di cambiare pagina, di decarbonizzare la fabbrica e di restituirla alla sua grandezza». 

Il Comune

«Ci auguriamo che il sindaco possa arrivare con una posizione forte del territorio, che trovi la convergenza di tutta la maggioranza, e che soprattutto abbia a cuore il futuro della città in tutte le sue espressioni: ambiente, salute, lavoratori, stabilimento», dichiara il vice sindaco Mattia Giorno. «Abbiamo ricevuto la proposta del Governo – continua Giorno – e non escludiamo di presentarne una alternativa che dia garanzie al territorio, confermi la chiusura dell’area a caldo, così come la conosciamo oggi, e l’avvio di fatto di un nuovo modello di produzione, con il gas, che però deve dare tutte le garanzie occupazionali ai lavoratori, nonostante i tanti esuberi previsti, e al territorio in materia sanitaria e ambientale. Serve una transizione completa anche sociale. La città non può essere divisa. Ha bisogno di ritrovare serenità e di superare la logica per cui è città dei sacrifici, delle malattie e della sofferenza». E oggi, infine, c’è al Mimit la riunione conclusiva del comitato tecnico che il ministro Adolfo Urso ha insediato per chiarire la questione della fornitura del gas. Come riportato ieri da Quotidiano, il comitato le sue valutazioni le ha fatte. Ha esaminato gli scenari A e B e detto che il primo, quello più completo, con forni e Dri, permette di avere una decarbonizzazione più ambiziosa. Il comitato ha infine frenato sulla possibilità che dall’espansione del gasdotto Tap possa arrivare il gas che serve nei tempi necessari e, mettendo sul tavolo la nave di rigassificazione, ha anche indicato dove eventualmente ubicarla: diga foranea (con un investimento di 500 milioni), o molo polisettoriale, oppure quinto sporgente ex Ilva o, infine, calate 2 e 4 del porto.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

La tua casa è in procedura esecutiva?

sospendi la procedura con la legge sul sovraindebitamento