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Regionali, Campania nel limbo tra i veti e i compromessi


La Campania si avvicina al voto regionale tra nebbie politiche, strategie tattiche e una paralisi che preoccupa. Le elezioni, previste a metà novembre, rischiano di consegnare alla Regione un quadro confuso, segnato da liste improvvisate, candidati scelti sulla base di equilibri interni ai partiti e non per capacità amministrative.

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Il rischio è concreto: avere un Consiglio regionale debole, frutto di compromessi e non all’altezza delle sfide che attendono il territorio. L’uscita di scena di Vincenzo De Luca, per via del limite dei mandati, non ha spento il suo protagonismo politico. Il governatore prepara tre liste civiche a suo sostegno, lancia stoccate al Pd nazionale e rivendica il diritto di influenzare la scelta del candidato del centrosinistra.

Intanto la segretaria Elly Schlein ha fatto intendere di voler voltare pagina, ma la base “deluchiana” è ancora forte e organizzata. Il centrosinistra, per ora, resta senza nome e senza direzione.

Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega non trovano un’intesa. I nomi in campo, da Cirielli a Zinzi, fino a Piantedosi e Giosi Romano, vengono accarezzati e poi bruciati. Il nodo resta sempre lo stesso: chi comanda la partita? E soprattutto, quale visione si offre agli elettori? Al momento nessuna.

E tra le ipotesi sul tavolo c’è anche quella di un rinvio delle elezioni, che sarebbe un precedente rischioso, soprattutto in un contesto in cui si gioca la partita dei fondi europei e del Pnrr. Il cuore della questione, però, è un altro. Non si tratta solo di chi sarà il candidato presidente. Ma di chi siederà nel prossimo Consiglio regionale. In passato, troppo spesso, quest’Aula si è trasformata in una passerella di mediocrità, con consiglieri incapaci di incidere, più attenti a coltivare consensi personali che a costruire strategie per la Campania.

Eppure oggi la Regione avrebbe bisogno di tutt’altro: servono competenze, visione, solidità amministrativa. Il pil campano è in crescita, gli investimenti pubblici sono aumentati del 67%, le imprese guardano con interesse alla digitalizzazione e alle reti logistiche. Ma senza una guida capace, questi segnali rischiano di restare occasioni mancate.

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Il pericolo è dietro l’angolo: ritrovarsi con una classe politica selezionata solo per logiche interne ai partiti, tra capibastone locali e portatori di voti. Il solito copione. A farne le spese sarebbero i cittadini, che attendono risposte su lavoro, trasporti, sanità, ambiente e sicurezza. Serve uno scatto.

Forse è tempo di aprire alla società civile, a figure autorevoli fuori dai circuiti di partito, con esperienze vere in campo economico, scientifico, culturale. Napoli e la Campania non possono permettersi altri cinque anni di immobilismo travestito da stabilità. Il voto che si prepara sarà decisivo.

Non solo per sapere chi governerà, ma soprattutto per capire come sarà governata questa terra. Le urne diranno se prevarrà ancora una volta la logica del compromesso oppure quella del merito. Ma una cosa è certa: stavolta, sbagliare squadra può costare caro.

©RIPRODUZIONE RISERVATA





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