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Sul computer quantistico Europa e Italia guidano la ricerca. Adesso è il momento di sfruttare questo vantaggio


A questo si aggiunge un problema strutturale: la frammentazione tra i vari paesi. Ogni Stato porta avanti le proprie roadmap, spesso senza coordinamento, generando sovrapposizioni e inefficienze. Il risultato è un ecosistema forte ma disperso, senza massa critica e incapace di competere su scala globale con i colossi statunitensi o cinesi, dove invece pubblico e privato viaggiano in parallelo. Dopo il 2025, che l’Unesco ha proclamato International Year of Quantum Science and Technology, il 2026 potrebbe segnare una svolta per l’Europa con l’arrivo del Quantum Act, che punta a creare un quadro normativo e strategico unitario, per rafforzare la sovranità tecnologica europea e consolidare una filiera industriale completa. In parallelo, mentre si consolida la Quantum Flagship creata nel 2018, si ragiona anche di una Quantum Skills Academy europea, in grado di formare e certificare professionisti del settore, dai fisici ai system integrator, creando nuove figure ibride tra ricerca e business.

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L’Italia prova a costruire un ruolo strategico

In questo scenario complesso e competitivo, anche l’Italia ha iniziato a definire con maggiore chiarezza il proprio ruolo, cercando di uscire dalla marginalità e di costruire una presenza più strutturata all’interno dell’ecosistema quantistico europeo. Luglio 2025 è il mese in cui è stata annunciata dal nostro Governo una Strategia nazionale per le tecnologie quantistiche, a completare l’adesione del nostro paese alla European Declaration on Quantum Technologies di fine 2023 e alla Strategia per l’Europa quantistica (Quantum Europe Strategy) di poche settimane fa. Si moltiplicano anche le iniziative di coordinamento tra istituzioni scientifiche, agenzie nazionali e altri stakeholder: il centro nazionale di ricerca Icsc, la neonata Alleanza quantistica italiana, cluster e alleanze varie. Se proprio si volesse sollevare un interrogativo, in questo fermento generale, è se alla numerosità di iniziative e gruppi di lavoro corrisponda già altrettanta concretezza.

“Abbiamo una finestra di tre anni per trasformare l’eccellenza scientifica europea in impatto economico. Dopo, il treno sarà passato”, ha affermato Tommaso Calarco, membro del comitato scientifico del Quantum Flagship e coordinatore della nostra Strategia nazionale, intervenuto a Bologna a fine maggio in occasione di un evento (QubIT) ospitato al Dama Tecnopolo di Bologna – uno dei poli nazionali più rilevanti. Nella medesima occasione Oscar Diez, responsabile del settore Quantum presso la Commissione Europea, ha sottolineato il nodo del trasferimento tecnologico: “Serve un ecosistema unito, interoperabile e sostenuto da investimenti privati. Altrimenti le nostre eccellenze scientifiche non diventeranno mai leader industriali”.

Gli appuntamenti sul tema si moltiplicano: se Villa del Grumello a Como ospita fino al 1° agosto una scuola scientifica internazionale sul quantum sensing, a Trieste si è tenuto giorni fa Quantum Dreams – Ricerca e impresa nelle tecnologie quantistiche, un evento organizzato da Sissa, Ictp, Fit e Confindustria. Il messaggio emerso in quell’occasione (e non solo) è stato chiaro: l’Italia ha gli strumenti per esserci, ma non può più permettersi di aspettare. E mentre proprio alla Sissa è arrivato un finanziamento Erc da 2,4 milioni di euro al professor Pasquale Calabrese per studiare l’entanglement e dare nuovo impulso allo sviluppo dei computer quantistici, è evidente che serve una cabina di regia che metta in rete le eccellenze e attragga investitori, magari facendo leva su strumenti europei già attivi come InvestEU o il TechEU Scale-Up.



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