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Comunità Energetiche Rinnovabili: alcuni chiarimenti sul nuovo decreto


Il recente Decreto Ministeriale del 16 maggio 2025, n. 127 ha riacceso i riflettori sulle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), allargando la platea di coloro che possono accedere ai vantaggi economici per chi decide di produrre e condividere energia da fonti rinnovabili. Ma, nonostante la copertura mediatica, molti operatori del settore edile e impiantistico, così come amministrazioni locali, imprenditori e privati cittadini, si trovano ancora disorientati.

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Cosa è cambiato davvero con il decreto? Chi può accedere agli incentivi? E come funzionano le tempistiche? In questo articolo proviamo a fare chiarezza, spiegando in modo semplice le principali novità e rispondendo ai dubbi più frequenti.

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Autorizzazioni impianti FER

Installare impianti a fonti rinnovabili in Italia oggi significa muoversi all’interno di un sistema normativo completamente rinnovato.Il d.lgs. 190/2024 (Disciplina dei regimi amministrativi per la produzione di energia da fonti rinnovabili, in attuazione dell’articolo 26, commi 4 e 5, lettera b) e d), della legge 5 agosto 2022, n. 118, c.d. T.U. FER) ha riscritto regole, semplificato iter e chiarito i rapporti tra i diversi livelli di autorizzazione, ponendo le basi per un’accelerazione concreta della transizione energetica.Questa guida offre una visione completa del nuovo Testo Unico FER.L’approccio è pratico, chiaro e orientato alla risoluzione dei dubbi operativi di professionisti, tecnici, funzionari pubblici e operatori privati coinvolti nei procedimenti autorizzativi.Vengono analizzate tutte le procedure – dal regime di attività libera all’autorizzazione unica – alla luce delle novità normative, della giurisprudenza e delle implicazioni ambientali e paesaggistiche. Un’opera indispensabile per non perdersi tra sportelli unici, zone di accelerazione, pareri vincolanti e valutazioni ambientali.Massimo Busà,Avvocato libero professionista e consulente legale ed autore di pubblicazioni in materia di diritto ambientale. Curatore (con Paolo Costantino) della rubrica “Ambiente” della rivista mensile L’Ufficio Tecnico di Maggioli Editore, parallelamente all’attività di consulenza svolge docenze in materia ambientale, tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro ed implementazione di Modelli Organizzativi ai sensi del D.Lgs. 231/2001.Paolo Costantino,Avvocato, attualmente ricopre il ruolo di responsabile consulenza legale HSE e permitting di una primaria società italiana. Esperto di tematiche ambientali, autore di numerose pubblicazioni su riviste specializzate e di docenze presso istituti privati e universitari. Curatore (con Massimo Busà) della rubrica “Ambiente” della rivista mensile L’Ufficio Tecnico di Maggioli Editore

 

Massimo Busà, Paolo Costantino | Maggioli Editore

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Cos’è una CER e quali sono i vantaggi

Facciamo un passo indietro: cos’è una CER e quali sono i vantaggi? Le Comunità Energetiche Rinnovabili sono gruppi di privati, PMI, enti locali o del terzo settore che si uniscono per produrre, consumare e condividere energia rinnovabile. I produttori, ossia coloro che hanno un impianto di produzione di energia rinnovabile (spesso si tratta di impianti fotovoltaici), mettono virtualmente a disposizione l’energia che non usano degli altri membri della Comunità, ossia i consumatori.

I vantaggi sono numerosi e sono di tipo sociale, economico e ambientale. Dal punto di vista economico, per ogni kWh di energia condiviso, la Comunità Energetica riceve una tariffa premio, un incentivo economico riconosciuto dal GSE per 20 anni e che viene poi ripartito tra tutti gli iscritti alla CER.

Per incentivare ulteriormente la diffusione delle Comunità Energetiche, il governo ha deciso di destinare parte dei fondi PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) per finanziare un contributo a fondo perduto che permette di coprire fino al 40% delle spese ammissibili per la realizzazione di impianti di produzione di energie rinnovabili. Fino a pochi mesi fa, questo contributo era riservato agli impianti installati nei Comuni con meno di 5.000 abitanti. Con il nuovo decreto, invece, è ora possibile accedervi anche se si vuole installare un impianto nei Comuni sotto i 50.000 abitanti. Ma vediamo più nel dettaglio come funziona.

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Chi può accedere al contributo a fondo perduto?

La differenza è enorme: i comuni italiani con meno di 50.000 abitanti rappresentano più del 95% dei paesi e delle città italiane. Questo significa che ormai sono davvero poche le persone e le realtà che non possono accedervi. Ma chi può richiederlo?

  • Le persone fisiche;
  • Le PMI (non possono richiederlo, invece, le grandi imprese e alcuni codici ATECO relativi alla vendita dell’energia);
  • Gli enti locali;
  • Gli enti religiosi e del terzo settore.

L’unico vincolo riguarda il fatto che devono entrare a far parte di una Comunità Energetica Rinnovabile.

Bisogna per forza avere la propria sede legale o la residenza in un Comune sotto i 50.000 abitanti? No. Il requisito per la richiesta del contributo riguarda il luogo dove si realizza l’impianto, non dove ha sede il soggetto che lo propone o partecipa alla comunità. Quindi:

  • Una PMI con sede legale in un grande capoluogo può installare un impianto in un Comune sotto i 50.000 abitanti, se ha lì una sede secondaria o un magazzino, e accedere comunque al contributo.
  • Lo stesso vale per i cittadini o gli enti.

L’importante è che l’impianto sia fisicamente ubicato in un Comune sotto la soglia e che chi richiede il contributo abbia una bolletta installata a suo nome.

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Quali sono le tempistiche da tenere in considerazione?

Il decreto fissa alcune scadenze fondamentali:

  • Completamento dei lavori: entro il 30 giugno 2026
  • Entrata in esercizio: entro 24 mesi dal completamento dei lavori, comunque non oltre il 31 dicembre 2027
  • Scadenza per la presentazione delle domande: 30 novembre 2025, salvo esaurimento anticipato dei fondi

Per chi vuole approfittarne, significa pianificare con attenzione tempi autorizzativi, realizzativi e burocratici per non rischiare di perdere l’accesso agli incentivi.

Per i privati, il contributo è cumulabile alla detrazione fiscale?

No, il contributo a fondo perduto del 40% non è cumulabile con la detrazione fiscale (del 50% sulle prime case, del 36% negli altri casi). È importante quindi valutare caso per caso quale incentivo conviene di più, anche in base alla disponibilità dei fondi e alla propria situazione specifica.

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Tariffa premio e contributo a fondo perduto sono cumulabili?

La tariffa premio riconosciuta alla CER sulla base dell’energia condivisa e il contributo a fondo perduto sono cumulabili, ma ad alcune condizioni.

Il meccanismo prevede che se un impianto ha beneficiato del contributo a fondo perduto la CER riceva una tariffa premio ridotta per evitare la doppia incentivazione. Tuttavia, c’è un’eccezione importante: se l’energia condivisa va a persone fisiche (privati cittadini), la tariffa non viene ridotta, anche se chi ha installato l’impianto ha ottenuto il contributo.

È evidente, dunque, che il nuovo decreto sulle CER ha aperto molte più possibilità rispetto a qualche mese fa. Ma come spesso accade, le opportunità sono reali solo per chi ha chiari tempi, regole e modalità di accesso. Per questo è importante che tecnici, progettisti e imprese si aggiornino e, quando possibile, si appoggino a partner esperti, capaci di gestire sia la parte progettuale che quella amministrativa.

Un esempio concreto è Svea Solar, azienda specializzata in impianti fotovoltaici e che mette a disposizione dei suoi clienti anche l’ingresso gratuito nella sua Comunità Energetica Rinnovabile, attiva da luglio 2024. Attraverso la sua CER, già operativa in tutta Italia, Svea Solar consente di accedere facilmente agli incentivi e massimizzare i benefici economici per privati e PMI.

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