BELLUNO – Allarme rosso. I dazi di Trump rischiano di creare un terremoto di magnitudo altissima nell’economia italiana. E ancora di più in quella bellunese, dove la parte del leone la fa l’occhialeria (che ha nell’export il suo punto forte, e nelle esportazioni verso gli Stati Uniti un punto fermo ormai da diversi anni). L’intesa Bruxelles-Washington che fissa al 15% la tariffa unica sui prodotti che dal “vecchio continente” entreranno nei mercati americani non è sufficiente a scongiurare pericoli e placare i produttori. Anzi: c’è forte preoccupazione nel Bellunese, perché i nuovi dazi non risparmiano i prodotti tipici del made in Belluno. A lanciare l’allarme è Confindustria Belluno Dolomiti, che chiede una risposta immediata e coordinata a livello europeo. «Il nostro comparto è direttamente coinvolto – dichiara la presidente degli industriali bellunesi Lorraine Berton, che è anche presidente di Anfao (l’associazione nazionale fabbricanti articoli ottici) –. Gli Stati Uniti rappresentano uno dei principali mercati di sbocco per l’occhialeria italiana, in particolare per i prodotti di fascia medio-alta. L’introduzione di dazi del 15% rischia di erodere i margini delle imprese, comprimere la competitività e incidere negativamente sull’intero distretto bellunese, che da solo rappresenta l’80% della produzione nazionale».
I dati
Secondo le stime, il solo comparto moda e pelletteria – a livello nazionale – esporta negli Usa circa 11 miliardi di euro, di cui 1,65 miliardi sarebbero soggetti a tariffe. Il settore occhialeria, arredamento e gioielli vale circa 6 miliardi, con 900 milioni di euro potenzialmente colpiti dalle nuove misure. Se ci si ferma a livello bellunese, l’occhialeria vale 1,17 miliardi di export (dato Unioncamere Veneto riferito al 2024) di cui tre quarti abbondanti prendono la direzione del Paese a stelle e strisce. Ma non è solo l’occhialeria a rischiare. «Il Bellunese è una delle province più internazionalizzate d’Italia, con un’economia basata su aziende che esportano in tutto il mondo. Oltre all’eyewear, anche meccanica, elettronica, legno-arredo e componentistica possono subire contraccolpi diretti o indiretti. La nostra manifattura compete quotidianamente nei mercati globali: i dazi compromettono un equilibrio delicato e mettono a rischio occupazione e investimenti» continua Berton.
La richiesta
«Non possiamo sottovalutare l’impatto di queste decisioni, anche se vanno analizzati con attenzione i dettagli tecnici dell’accordo. Attendiamo il quadro definitivo dei codici doganali, ma nel frattempo chiediamo a Bruxelles e a Roma di attivarsi con misure di compensazione immediate, a partire dai fondi residui del Pnrr e da strumenti già operativi per sostenere l’export». Secondo Confindustria Belluno Dolomiti, sono quattro le contromosse: primo, attivare compensazioni mirate e rapide per le imprese penalizzate; secondo, potenziare voucher export e garanzie pubbliche per la gestione dei nuovi costi; terzo, promuovere un’efficace diplomazia economica per negoziare nei tavoli tecnici settoriali; quarto e ultimo, garantire supporto specifico alle pmi, anche attraverso misure di semplificazione doganale, agevolazioni fiscali e promozione di reti d’impresa. «Nessuna impresa va lasciata sola in questa fase delicata – conclude Berton -. Il nostro distretto, riconosciuto a livello mondiale per qualità, innovazione e valore aggiunto, non può essere sacrificato in una transizione geopolitica che impone scelte coraggiose e interventi rapidi. L’intera economia provinciale rischia ripercussioni a catena. L’industria italiana ha bisogno di certezze, di strumenti efficaci e di un’Europa che difenda concretamente le sue eccellenze produttive».
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link