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Esportazioni italiane e nuovi dazi USA-UE: impatto ridotto, ma ancora pesante per le imprese


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Le nuove tariffe al 15% tra Stati Uniti e Unione europea colpiscono l’export tricolore, ma l’Italia limita i danni grazie a esenzioni strategiche. Ecco chi rischia di più.

L’accordo tra Washington e Bruxelles sui nuovi dazi doganali al 15% ha acceso l’allarme nel mondo dell’export europeo, Italia compresa. Secondo un’analisi aggiornata del Centro Studi di Unimpresa, l’impatto diretto sulle esportazioni italiane verso gli Stati Uniti dovrebbe comunque restare contenuto tra 6,7 e 7,5 miliardi di euro, un livello inferiore rispetto alle stime iniziali, che sfioravano i 10,5 miliardi.

Perchè l’impatto è inferiore alle attese

La frenata del danno stimato è frutto di esenzioni totali o parziali per settori ad alto valore aggiunto come:

  • Farmaceutica;
  • Specialità chimiche;
  • Tecnologie avanzate.

Questi comparti, ritenuti strategici da entrambe le sponde dell’Atlantico, sono stati esclusi, del tutto o in parte, dal nuovo regime tariffario.

Esportazione italiana, 50 miliardi a rischio dazi: ecco chi rischia di più

Nel 2024, le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti si attesteranno su una forchetta tra 66 e 70 miliardi di euro. Tuttavia, solo 45-50 miliardi risultano realmente esposti ai dazi, dopo l’applicazione delle esenzioni concordate.

L’impatto delle nuove tariffe non sarà uniforme. I comparti con bassa elasticità di prezzo soffriranno di più, mentre il Made in Italy di fascia alta potrebbe reggere meglio la pressione.

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Meccanica industriale

  • Export verso USA: 18 miliardi € (27% del totale);
  • Dazio teorico: 2,7 miliardi €;
  • Settore leader nell’export italiano, fortemente esposto.

Chimico-farmaceutico

  • Export verso USA: 13 miliardi € (20%);
  • Dazio teorico: 2 miliardi €;
  • Impatto mitigato grazie alle esenzioni, ma vulnerabile nelle componenti chimiche meno sofisticate.

Moda e tessile

  • Export verso USA: 11 miliardi € (17%);
  • Dazio teorico: 1,65 miliardi €;
  • Penalizzazione significativa soprattutto per marchi non di lusso.

Agroalimentare

  • Export verso USA: 8 miliardi € (12%);
  • Dazio teorico: 1,2 miliardi €;
  • Pasta, vino e olio d’oliva tra i prodotti più a rischio.

Trasporti

  • Export verso USA: 7 miliardi € (11%);
  • Dazio teorico: 1,05 miliardi €;
  • Settore colpito in modo trasversale: componentistica e veicoli finiti.

Occhialeria, gioielli e arredamento

  • Export verso USA: 6 miliardi € (9%);
  • Dazio teorico: 0,9 miliardi €;
  • Il lusso artigianale italiano dovrà puntare sull’alta gamma per difendersi.

Prospettive future: serve una strategia difensiva

Nonostante l’alleggerimento dei dazi su alcuni fronti, le imprese italiane dovranno ripensare le strategie di prezzo e distribuzione. La tenuta del Made in Italy dipenderà:

  • Dalla capacità di differenziare l’offerta;
  • Dal posizionamento nei mercati esteri;
  • Da un eventuale supporto istituzionale per favorire accordi bilaterali di compensazione.

I nuovi dazi tra USA e UE non risparmiano l’Italia, ma l’impatto è meno grave del previsto. I settori ad alta innovazione e lusso reggono meglio, mentre per meccanica, moda e agroalimentare si prevede una stagione di forti tensioni commerciali. Le imprese dovranno prepararsi con lucidità, innovazione e investimenti mirati.



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