Imprese ancora impreparate a gestire l’economia digitale. Nei consigli di amministrazione solo l’11% dei consiglieri ha competenze digitali e il 42% delle imprese non ha nemmeno un componente del board con tali conoscenze. Questi i numeri riferiti da Assonime, associazione tra le società italiane per azioni, nel suo rapporto «Linee Guida per la valorizzazione dei dati nelle strategie d’impresa», diffuso il 17/7/2025, nel quale si identificano dieci azioni, che le imprese devono mettere in agenda. Il decalogo parte da una constatazione: è inevitabile passare dal digitale per produrre e vendere beni e servizi. Anche se la rete e gli strumenti elettronici sono intrinsecamente pericolosi, il rischio è ormai socialmente accettato e va gestito. E si tratta di pericoli (perdita di dati sensibili, furti di proprietà intellettuale, ransomware e interruzioni di attività. ecc.) non di poco conto: il rapporto Assonime sottolinea che l’Italia risulta quinta fra i paesi dove più acuto il problema degli attacchi informatici (data breach), che hanno raggiunto i 4,73 milioni di dollari di costi medi per ciascun evento nel 2024, con un incremento del 23% rispetto al 2023.
La sfida della digitalizzazione per le imprese italiane
Lette le cifre, non a caso, Assonime mette al primo punto del decalogo, il suggerimento ai CDA e agli amministratori di cooptare un data/digital board member e di creare comitati interni ad hoc in tema di trasformazione digitale o, almeno, di estendere l’incarico di quelli esistenti con espliciti mandati per investimenti in campo digitale. Il coinvolgimento e anche la responsabilità dei ruoli apicali sono, tra l’altro, esplicitamente previsti dalla normativa NIS2 sulla cibersicurezza (d.lgs. 138/2024). In materia, proseguono le Linee Guida, non bisogna procedere a tentoni, ma occorre definire una cabina di regia per costruire un’unica piattaforma di condivisione dei dati aziendali e, a seguire, per il management e lo sfruttamento degli stessi. Le possibilità di sviluppare il giro d’affari con e sui dati deve essere oggetto di un’apposita valutazione. Design dei prodotti, organizzazione progettazione dei processi produttivi vanno costantemente pensati nella dimensione dematerializzata e digitalizzata.
L’importanza di un data/digital board member
Dentro le imprese, poi, tutte le unità organizzative devono accedere a una piattaforma condivisa dei dati, superando un’impostazione verticale e per singola direzione/dipartimento.
A tale riguardo, si sottolinea, peraltro, la necessità di una meticolosa selezione degli accessi ai dati e la individuazione puntuale dei relativi privilegi per evitare violazioni della riservatezza e data breach interni.
Attenzione all’intelligenza artificiale
Un esplicito monito, inoltre, è lanciato da Assonime a pensarci due volte prima di consegnare ai sistemi di intelligenza artificiale dati sensibili aziendali, invenzioni, know how, contenuti e procedimenti tutelati attraverso diritti di proprietà intellettuale: mai sottovalutare rischi onnipresenti di inconsapevole condivisione e di perdita del controllo a causa del ricorso a soluzioni esterne, magari per iniziative sprovvedute dei singoli. Vanno anche rinforzate le funzioni legali e di compliance. Sul punto si aggiunge che una priorità è la protezione dei dati: più cresce l’uso dei sistemi di IA, più ci sarà bisogno di competenze “privacy” e di supervisione umana. Proprio su questo Assonime indica la necessità di riscrivere policy e protocolli organizzativi, specie a proposito dell’addestramento con dati di qualità.
I dati come materia prima e prodotto finito
I dati sono materia prima e prodotto finito: la legislazione Ue, constata il rapporto Assonime, riconosce al dato la natura di bene valutabile e monetizzabile economicamente e le imprese, che operano in Europa, sono libere di condividerlo e scambiarlo. Conseguentemente, gli uffici acquisiti delle imprese devono affinare corrispondenti abilità nell’approvvigionamento, per essere sempre più capaci di scegliere la strada più conveniente tra lo sfruttamento di dati pubblici o l’acquisizione sul mercato.
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Tutto ciò, chiude il decalogo, nel quadro di una cultura imprenditoriale collaborativa e di promozione del processo di digitalizzazione.
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