All’indomani dell’accordo Usa-Ue sui dazi che riguarderanno diverse merci, sale una forte preoccupazione anche in ambito modenese e in alcuni comparti produttivi d’eccellenza.
Il deputato Pd Stefano Vaccari non ha dubbi: “Quello siglato con il presidente Usa – rileva – non è un accordo, ma una vera e propria capitolazione dell’Unione Europea, che avrà un peso devastante sia in termini economici che di lavoro sulle imprese italiane. Non si tratta soltanto dei dazi sulle merci al 15%, che avranno una portata maggiore in virtù della svalutazione del dollaro, arrivando a un impatto del 21%, ma anche della promessa di investimenti Ue per 600 miliardi di dollari e l’acquisto, per 150 miliardi, di energia e armi. Un’Unione che si è messa in ginocchio di fronte alle richieste di Donald Trump”.
Ci sono poi comparti, a partire da quello dei vini e degli alcolici, ancora avvolti da un’aura di incertezza. A Modena, ciò significa in primis il Lambrusco, di cui si producono annualmente 150 milioni di bottiglie, il 60% delle quali destinate all’estero, Usa compresi.
Davide Frascari, presidente del Consorzio Tutela Vini Emilia, commenta sulla questione dei dazi: “Se in media tra Dco e Igt la percentuale di export è pari al 60%, considerando solo l’Igt questa quota sale fino al 70%. Va da sé che siamo preoccupati di fronte alla minaccia dei dazi. Se è vero che i dazi sono al 15%, rispetto al 30% inizialmente annunciato, rappresenterebbero già una situazione meno critica, non si può negare che uno scenario di questo tipo porrebbe ulteriori difficoltà ad un comparto già impegnato a fronteggiare una diffusa contrazione dei consumi. Sarà determinante, in questo caso, che la filiera vino sia compatta nel difendere un comparto che non rappresenta solo interessi economici e posti di lavoro ma un vero elemento di salvaguardia dell’ambiente, del territorio e del paesaggio che circonda le comunità”.
Claudio Biondi, presidente del Consorzio Tutela Lambrusco, aggiunge sul nodo – dazi: “Non tutto è perduto. L’annuncio dell’accordo Ue-Usa su dazi al 15% su diversi prodotti esportati lascia la speranza di una possibile esenzione su alcuni prodotti tra cui, ci auguriamo, potrebbe essere incluso anche il vino. Inutile dire che guardiamo con apprensione all’evolversi della situazione: i vini Lambrusco sono presenti in oltre 90 diversi Paesi ma gli Usa rappresentano il primo mercato estero. Di un totale di circa 90 milioni di bottiglie – tra Doc e Emilia Igt – che prendono la via dell’export, sono oltre 13 milioni (circa il 15% del totale) quelle dirette verso gli Stati Uniti. Se fossero confermati dazi al 15% anche per il vino, questi andrebbero ad appesantire un settore che sta già vivendo in uno scenario segnato dal calo dei consumi e dalla progressiva distanza delle giovani generazioni dal mondo del vino. Un quadro – quello dei dazi al 15% – che, come detto, auspichiamo sarà scongiurato dall’inserimento del vino nella lista “zero per zero”. Nel frattempo, lavoriamo per essere pronti a compensare anche lo scenario più complesso con misure promozionali e normative: dall’intensificazione delle attività su mercati emergenti o Paesi dal buon potenziale di sviluppo a iniziative volte a regolamentare la produzione, aumentare la qualità e preservare il valore dei nostri vini”.
Sui dazi è intervenuto anche il presidente della Regione, Michele de Pascale: “Dopo mesi di negoziati si è arrivati a un accordo asimmetrico e penalizzante che rischia di mettere in forte difficoltà la nostra economia. Siamo una delle regioni italiane che esportano di più e con il più alto export pro capite verso gli Usa. Quando saranno diffusi i contenuti di dettaglio – prosegue il presidente – comprenderemo meglio quanto sarà grave l’impatto di quella che, come ha scritto giustamente l’ex commissario europeo Gentiloni, è una supertassa sui nostri prodotti, un macigno per il nostro export su cui non si può minimizzare”.
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