Roma, 28 luglio 2025 – Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani si è espresso oggi sulla delicata questione dei dazi commerciali e sulle possibili ripercussioni economiche per l’Italia, sottolineando la necessità di analizzare prima gli effetti concreti prima di valutare una manovra correttiva. Nel corso di una conferenza stampa, Tajani ha indicato come priorità il monitoraggio del rapporto euro-dollaro per tutelare la competitività delle imprese italiane nel mercato internazionale.
Tajani: “Manovra correttiva? Prima capire gli effetti reali”
Intervenendo sul tema dei dazi, che hanno visto un aumento significativo negli ultimi mesi, Antonio Tajani ha dichiarato che una manovra correttiva non è ancora all’ordine del giorno. “Una manovra correttiva a causa dei dazi? Ancora non sappiamo l’effetto reale”, ha affermato, precisando che è necessario prima comprendere appieno le conseguenze economiche di questo contesto. Il ministro ha poi spostato l’attenzione sul valore dell’euro rispetto al dollaro, definendo questo come il “nodo da affrontare” per garantire una maggiore competitività ai prodotti italiani.
Tajani ha inoltre sollecitato un intervento deciso da parte della Banca Centrale Europea (BCE) per abbassare ulteriormente il costo del denaro, attualmente intorno al 2%, auspicando che si possa arrivare “anche a zero”. Tra le possibili misure indicate c’è il ritorno al quantitative easing, con l’obiettivo di aumentare la liquidità e quindi sostenere l’economia reale. “Serve ridurre la forza dell’euro, rendere più competitivi i nostri prodotti e creare un tesoretto per la politica industriale, la sanità e la sicurezza”, ha aggiunto Tajani.
Il contesto economico e l’allarme di Confindustria
Le dichiarazioni del ministro arrivano in un momento di grande incertezza per l’economia italiana. Secondo le ultime stime aggiornate di Confindustria, il PIL italiano per il 2025 è stato rivisto al ribasso, passando da una crescita dello 0,9% a un più modesto 0,6%. La guerra commerciale dei dazi tra Europa e Stati Uniti rappresenta un fattore di rischio rilevante, con effetti che potrebbero rallentare ulteriormente la crescita economica fino a +0,2% nel caso di un’escalation protezionistica.
Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, ha lanciato un appello al governo e all’Europa affinché adottino “misure straordinarie e coraggiose” per sostenere l’industria italiana, oggi minacciata da un declino strutturale. La vicepresidente di Confindustria, Lucia Aleotti, ha evidenziato il calo degli investimenti produttivi come una delle criticità maggiori, sottolineando che la risposta possibile e necessaria è una forte politica industriale che renda l’Italia un paese più attrattivo per gli investimenti.
Numerosi sono gli allarmi anche da parte delle organizzazioni sindacali e degli enti territoriali: la Cgil definisce le previsioni economiche “allarmanti” e l’Anci avverte che un calo delle esportazioni potrebbe provocare chiusure di fabbriche e licenziamenti con conseguenze sociali pesanti.
La posizione di Tajani e il ruolo dell’Europa
Tajani ha ribadito che la competenza sui dazi è esclusivamente dell’Unione Europea, e che l’accordo raggiunto con gli Stati Uniti, che ha fissato il dazio medio al 15%, pur non essendo ideale, rappresenta un compromesso che evita un’escalation di guerra commerciale. “È ovvio che i dazi non sono mai positivi, ma il 15% è sostenibile per il sistema europeo e per l’Italia”, ha spiegato il ministro, sottolineando il sostegno costante al lavoro della Commissione Europea.
Oggi pomeriggio, come annunciato dallo stesso Tajani, si terrà alla Farnesina un incontro con rappresentanti del mondo imprenditoriale per discutere delle contromisure e delle strategie da adottare per sostenere le esportazioni italiane e informare le imprese sugli sviluppi della situazione.
Per approfondire: Dazi, Meloni: “Italia e Ue lavorino insieme per un accordo migliore e sostegni efficaci”
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