Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Chi è Howard Lutnick, il regista degli accordi di Trump


Giugno: l’accordo commerciale Usa-Regno Unito entra in attuazione a un mese dalla conclusione a Londra, con i britannici che aprono al dazio reciproco al 10%. 2 luglio: il Vietnam concorda con gli Stati Uniti una tariffa base per i suoi prodotti diretti oltre Pacifico pari al 20%. Del 19% il dazio accettato dall’Indonesia il 15 luglio, mentre il 22 luglio Giappone e Usa hanno concluso il maxi-accordo commerciale che fissa al 15% l’imposizione sui beni del Sol Levante. Una stessa tariffa è accettata dall’Unione Europea dopo il “patto del campo da golf” concluso in Scozia da Donald Trump e Ursula von der Leyen. En passant, un lungo negoziato con la Cina.

Contabilità

Buste paga

 

Pochi mesi per sei accordi per gli Usa. Non sono i “novanta in novanta giorni” che Trump prometteva. Ma parliamo di un imponente sforzo negoziale. Al netto dei risultati, per ora complessi da giudicare in toto, nelle scelte dell’amministrazione americana non si può non sottolineare il ruolo strategico gioca l’ufficio del Segretario al Commercio degli Usa, Howard Lutnick. Vero regista dietro l’azione negoziale seguita all’offensiva commerciale di The Donald ma anche dietro la ricerca di un abboccamento con i principali partner degli Usa. Il “guerriero” commerciale per eccellenza dell’amministrazione è un miliardario amico di Trump, già co-presidente della Campagna di Transizione di Trump dopo la vittoria elettorale di novembre, a lungo presidente e amministratore delegato della società di consulenza finanziaria Cantor Fitzgerald.

Parliamo di una figura che gode dell’assoluta fiducia della Casa Bianca ed è stato pontiere politico e inesauribile negoziatore per portare il verbo trumpista a alleati, partner economici e top manager economici. Lutnick ha messo nero su bianco che indietro non si torna, assieme al consulente di Trump Peter Navarro ha fatto dei dazi uno strumento politico, sperando che possano essere la leva per un potenziamento economico e strategico dell’America.

Il Dipartimento del Commercio, del resto, ha assunto da tempo ruolo geopolitico e strategico. Il suo Bureau of Investment and Security (Bis) scrutina gli investimenti strategici nei settori critici, la sua unità dedicata al commercio estero può imporre licenze per la vendita di prodotti dall’alta complessità tecnologica all’estero, e i suoi vertici vogliono ora ridisegnare le leggi del commercio globale. Non è solo un vezzo di Trump, quello dei dazi. C’è una corrente della finanza e dell’economia a stelle e strisce che vuole rallentare artificialmente la globalizzazione, riportarne al centro il peso dell’America, fare cassa sull’imposizione di una tassa d’ingresso al mercato a stelle e strisce.

“Lutnick è diventato uno dei più accaniti promotori dei dazi doganali in un’amministrazione generalmente unificata sui loro benefici”, ha scritto il New York Times, sottolineando che però “nelle conversazioni interne all’amministrazione, si è spesso espresso a favore della moderazione”, e “ha anche dato alle aziende l’impressione che avrebbero potuto ottenere un alleggerimento dei dazi investendo di più negli Stati Uniti, e ha discusso la possibilità di trattenere i dazi pagati dalle aziende in un deposito a garanzia, restituendo il denaro in caso di investimenti negli Stati Uniti”. A suo avviso la priorità assoluta deve essere la difesa della prosperità e della sicurezza dell’America, che a suo avviso vanno di pari passo.

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

L’obiettivo di Lutnick, in sostanza, è uno solo: sicurezza attraverso la prosperità. Garantire l’una grazie all’altra. Un Paese prospero e capace di dettare la linea sarà un Paese sicuro. Una riflessione molto americana, si dirà. Certamente. Ma va aggiunto che molto, nel Lutnick-pensiero, deriva anche dalla sua esperienza personale. L’idea di un Paese messo alle strette e che deve reagire con energia emerse con forza nella sua visione sull’onda lunga della tragica data dell’11 settembre, che per Lutnick fu uno spartiacque umano e professionale.

La sua Cantor Fitzgerald fu la grande vittima dei tragici attacchi alle Torri Gemelle. Oltre un morto su cinque dell’attacco di Al Qaeda alle Torri Gemelle era un dipendente del gruppo di Lutnick, che aveva sede nella torre sita al World Trade Center 2, il secondo edificio a essere colpito da Al Qaeda. 658 dipendenti su 960 dell’azienda allora guidata da Lutnick che si trovavano in ufficio quel giorno morirono.

L’attuale segretario al Commercio perse anche il fratello, Gary, e si trovò appena quarantenne a dover gestire la ricostruzione e la rinascita di un gruppo messo in ginocchio dagli attacchi. Un’impresa riuscita che, per Lutnick, può far sembrare un gioco da ragazzi il negoziare accordi in giro per il mondo. Se la strategia commerciale della Casa Bianca farà il bene dell’economia americana è ancora presto per dirlo. Ma non si può negare che Trump abbia l’uomo giusto, stakanovista e fedelissimo della sua linea, per provare a imporla con pragmatismo e gradualità. La firma di Lutnick è dietro ogni manovra di The Donald, dalla quota di dazi alle esenzioni. A suo modo, questo regista silenzioso sta contribuendo a riscrivere le regole del gioco economico su scala globale. E l’accordo con l’Ue è solo l’ultimo di una lunga serie che non sembra destinata a chiudersi.

Noi di InsideOver ci mettiamo cuore, esperienza e curiosità per raccontare un mondo complesso e in continua evoluzione. Per farlo al meglio, però, abbiamo bisogno di te: dei tuoi suggerimenti, delle tue idee e del tuo supporto. Unisciti a noi, abbonati oggi!



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Prestito personale

Delibera veloce

 

Vuoi bloccare la procedura esecutiva?

richiedi il saldo e stralcio