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Cinema Tax Credit, il MiC revoca 66 milioni di euro di credito d’imposta e blocca domande per 22 milioni: controlli e novità normative


*di Carlo Romano (in foto)

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Sono 66 i milioni di euro di credito d’imposta già concessi alle produzioni audiovisive che il Ministero della Cultura ha deciso di revocare, a cui si aggiunge il blocco di nuove domande per ulteriori 22 milioni di euro.

È questo il bilancio della stretta avviata dalla Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, in collaborazione con la Guardia di Finanza, resa nota lo scorso 14 luglio dalla Sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni. L’operazione, che ha coinvolto un’ampia attività di controlli incrociati, si inserisce in un più vasto piano di rafforzamento della vigilanza sull’utilizzo dei fondi pubblici e porta con sé importanti novità normative che impattano direttamente sulle imprese del settore audiovisivo.

La misura si accompagna a una serie di novità normative già introdotte dal Decreto interministeriale MIC-MEF n. 225 del 2024 e dai Decreti Direttoriali del 26 giugno scorso, con l’obiettivo di rafforzare la trasparenza e il controllo dei costi su cui si calcola il beneficio fiscale. Tra le principali novità: l’obbligo di indicare il titolo dell’opera sulle fatture di importo superiore a 1.000 euro e l’introduzione di soglie massime per i costi eleggibili legati soprattutto al personale e alle figure chiave della produzione, come registi, sceneggiatori e attori.

Per garantire la piena tracciabilità dei fondi pubblici, sarà inoltre obbligatorio l’utilizzo di un conto corrente dedicato esclusivamente alla gestione degli incentivi. Inoltre, per le domande di tax credit relative ai fondi stanziati per il 2024, sarà prevista, a richiesta della DGCA, una perizia di congruità dei costi eleggibili rilasciata da soggetti terzi e indipendenti e, per le opere straniere girate in Italia, sempre a richiesta della DGCA, la visione dell’opera realizzata, mediante invio del collegamento telematico o modalità analoghe.

Dal comunicato emerge che il recupero dei crediti sarebbe stato effettuato tramite controlli incrociati che avrebbero accertato la non spettanza del beneficio fiscale. Resta però ancora da chiarire se tali crediti saranno qualificati come non spettanti o inesistenti — una distinzione tutt’altro che formale. Come ha ricordato anche il viceministro Maurizio Leo nel recente atto di indirizzo, questa differenza incide sia sui termini entro cui si può procedere al recupero — 8 anni in caso di crediti inesistenti, 5 in caso di crediti non spettanti — sia sull’entità delle sanzioni, amministrative (pari al 100% del valore del credito in caso di inesistenza e al 30% in caso di non spettanza) e penali (contenute nell’art.10-quater del Decreto Legislativo n. 74/2000) applicabili a chi ha proceduto ad un’indebita compensazione.

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Il credito d’imposta resta uno strumento chiave di politica industriale per il supporto dell’industria cinematografica italiana e la crescita del settore; negli ultimi due anni il Governo ha stanziato un fondo di 696 milioni di euro (leggermente inferiore ai 750 milioni stanziati per il 2023 e per il 2022). Una volta riconosciuto il credito può essere utilizzato direttamente in compensazione fiscale o ceduto a intermediari bancari (incluso l’istituto per il credito sportivo), finanziari e assicurativi sottoposti a vigilanza prudenziale che, in presenza di concorso nella violazione, rimangono solidalmente responsabili con il cedente.

Alla luce delle azioni di controllo, recupero e blocco del riconoscimento di nuovi crediti, gli operatori del settore sono chiamati ad una importante revisione dei loro processi interni, non solo al fine di fare emergere eventuali criticità relative a domande già presentate, ma anche per conformarsi alle importanti novità che il Decreto MIC-MEF n. 225/2024 ha previsto per i produttori di opere audiovisive ma che verranno certamente adottate nel corso dei prossimi mesi per tutti gli operatori del settore.

*partner PwC Italia, EMEA Tax Controversy & Dispute Resolution leader



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