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Confindustria moda al lavoro con il governo per legge sulla legalità « Pagine Tessili


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In merito alle recenti dichiarazioni rilasciate da Cécile Cabanis, CFO di LVMH, durante l’incontro con gli analisti finanziari, desidero esprimere alcune considerazioni a nome dell’intera filiera italiana della moda.

In Italia operano ogni giorno oltre 500.000 persone e circa 50.000 imprese nel settore moda. Si tratta di una rete altamente specializzata, che lavora con rigore, competenza e grande senso di responsabilità, fornendo filati, tessuti, progettazione, innovazione e prodotti unici ai principali brand internazionali.

Esistono, ed è evidente, casi di irregolarità e illegalità che vanno contrastati con fermezza. Le indagini in corso sono un atto dovuto e necessario per difendere chi lavora nella legalità e nella trasparenza. La tutela del Made in Italy passa anche da qui. Come Confindustria Moda, siamo da sempre impegnati su questo fronte e sosteniamo con convinzione il Protocollo di Legalità firmato a Milano, strumento essenziale per rafforzare controlli e responsabilità condivise e siamo al lavoro con il Governo per lo sviluppo di una nuova legge cogente sul tema.

Tuttavia, è importante sottolineare che questi episodi non rappresentano la norma, ma piuttosto l’eccezione. L’Italia resta il cuore manifatturiero del fashion mondiale, con una capacità produttiva che copre, a seconda dei segmenti, dal 50% al 70% della produzione globale del settore.

Accogliamo con favore l’invito alla collaborazione lanciato da LVMH. È fondamentale affrontare queste sfide come partner, non come controparti, con una visione comune di lungo periodo e con la consapevolezza che l’intera filiera è interdipendente e transnazionale. Per farlo, occorre però affrontare con lucidità anche le cause strutturali che possono generare distorsioni.

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Per questo, come Confindustria Moda, riteniamo prioritario avviare un confronto serio e concreto su tre punti fondamentali:

  • I target di costo assegnati alle imprese devono essere compatibili con la qualità richiesta, garantendo la sostenibilità economica e il rispetto dei costi orari regolari lungo tutta la catena di fornitura: la sostenibilità economica delle imprese di filiera significa indirettamente anche sostenibilità sociale. A conferma del ruolo di Confindustria Moda, la Federazione è l’istituzione nazionale firmataria con le parti sociali del CCNL dei lavoratori del comparto moda, contratto che contrasta attivamente tutte le forme di “contratto pirata” esistenti all’interno del settore.
  • Il management operativo delle aziende committenti non può perseguire unicamente la riduzione dei costi: la qualità richiede investimenti, know-how e tempo. Una filiera orientata solo al prezzo compromette anche la quualità di prodotto percepita dai clienti nel lungo periodo. Anche questo è un rischio concreto.
  • È necessario costruire relazioni industriali fondate sulla fiducia, attraverso contratti di lungo periodo che consentano alle piccole e medie imprese italiane di pianificare investimenti, innovazione e crescita.

Negli ultimi 15 anni, la manifattura italiana ha generato valore e margini importanti per i grandi marchi internazionali. È ora necessario che questa catena del valore venga rafforzata e riequilibrata, riconoscendo il ruolo strategico della produzione italiana non solo sul piano industriale, ma anche su quello etico e culturale. La comunicazione che omologa all’illegalità tutte le aziende italiane non è accettabile e la combatteremo con forza a tutti i livelli. Il nostro Paese merita altro!

Confindustria Moda è pronta a collaborare con tutti gli attori coinvolti – aziende, istituzioni italiane ed europee, associazioni di categoria – per costruire una filiera del lusso sempre più trasparente, legale e sostenibile. Il futuro del Made in Italy si costruisce con scelte coraggiose e condivise.

Luca Sburlati
Presidente, Confindustria Moda

 

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