La sicurezza informatica non è più un tema riservato solo alle grandi aziende o ai reparti IT delle multinazionali. Oggi, anche le piccole e medie imprese, gli studi professionali e le
micro-attività sono bersagli frequenti e vulnerabili degli attacchi informatici. Il motivo è semplice: spesso non dispongono di infrastrutture solide per proteggersi da attacchi criminali, ma possiedono dati di alto valore: per questo sono tra i bersagli preferiti dai cybercriminali.
Viviamo in un’epoca in cui i dati aziendali — anche quelli delle realtà più piccole — hanno un valore enorme. E-mail, fatture, dati dei clienti, accessi ai servizi bancari: tutto è digitale, tutto è connesso. Ma quanto è davvero protetto?
Le minacce informatiche più comuni (e più sottovalutate)
Nel panorama attuale, anche una semplice e-mail può diventare il punto di partenza di una grave violazione. Ecco le minacce più frequenti con cui PMI e studi professionali si confrontano, spesso senza nemmeno saperlo.
Phishing
È forse la truffa più diffusa e pericolosa. Il phishing consiste nell’invio di e-mail (ma anche SMS o messaggi WhatsApp) che imitano comunicazioni ufficiali — banche, corrieri, fornitori, enti pubblici — per indurre l’utente a cliccare su un link o fornire dati riservati. Spesso bastano pochi secondi di distrazione per compromettere l’intero sistema informatico aziendale.
Da un’azione di phishing possono derivare conseguenze molto gravi: un semplice clic può avviare un attacco ransomware, causare la sottrazione di credenziali o un data leak con esposizione dei dati sensibili.
Malware e ransomware
I malware sono software dannosi che si installano nel sistema senza il consenso dell’utente. Tra questi, i ransomware sono tra i più devastanti: non solo criptano tutti i dati aziendali, ma bloccano l’intero sistema informatico, rendendolo inutilizzabile e fermando ogni operatività. Al termine dell’attacco viene richiesto un riscatto economico per sbloccare i dati, ma il pagamento, purtroppo, non garantisce il recupero dei file.
Social engineering
Non sempre la minaccia arriva tramite un virus. A volte, l’arma più potente degli hacker è la manipolazione psicologica. Con tecniche di social engineering, un criminale può convincere un collaboratore a fornire volontariamente password, documenti riservati o accessi remoti, semplicemente fingendosi un collega o un tecnico IT.
Perché proprio le PMI?
Le piccole realtà sono un obiettivo “facile”: hanno spesso budget limitati, infrastrutture minime e poca consapevolezza dei rischi digitali.
Secondo il Rapporto Cyber Index PMI 2024, promosso da Confindustria e Generali con il supporto dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale e realizzato in collaborazione con il Politecnico di Milano, solo il 15% delle PMI italiane adotta un approccio realmente strategico alla cybersecurity[1].
Il punteggio medio di maturità digitale delle PMI si attesta a 52 su 100, ben al di sotto della soglia di “sufficienza” fissata a 60. Le imprese vengono classificate in quattro livelli:
- 15% Maturi: gestiscono la sicurezza in modo strategico e strutturato;
- 29% Consapevoli: hanno una buona comprensione dei rischi, ma capacità operative limitate;
- 38% Informati: approccio non strutturato e frammentario;
- 18% Principianti: consapevolezza scarsa e misure pressoché assenti.
Sono numeri che parlano chiaro: la maggior parte delle PMI italiane non è preparata ad affrontare minacce informatiche sempre più sofisticate.
Cosa succede in caso di violazione?
Le conseguenze di un attacco informatico non si limitano alla perdita momentanea dell’operatività. L’impatto può essere profondo e duraturo.
Secondo dati riportati da Cybercrime Magazine, oltre il 60% delle PMI colpite da un attacco informatico chiude entro sei mesi[2].
Perdita di dati
Quando un sistema viene infettato, i dati possono essere:
- Cancellati, ossia, eliminati definitivamente e non più recuperabili;
- Criptati, bloccati da un ransomware che ne impedisce l’accesso;
- Sottratti, copiati e venduti o divulgati in rete da attori malevoli.
Parliamo di documenti sensibili, archivi clienti, credenziali di accesso: un danno inestimabile, sia dal punto di vista pratico che normativo.
Danni economici
Le conseguenze economiche di un attacco possono includere:
- fermo attività per giorni o settimane;
- spese per il ripristino dei sistemi;
- costi legali e sanzioni per violazioni del GDPR;
- perdita di fatturato e clienti.
Reputazione compromessa
La fiducia, si sa, è la moneta invisibile dell’economia digitale. Un cliente che scopre che i suoi dati sono finiti in mano a malintenzionati potrebbe non tornare più. In un contesto competitivo, la fiducia è un valore prezioso quanto — se non più — dei dati stessi.
Da dove iniziare per difendersi?
La buona notizia è che, anche con risorse limitate, è possibile adottare alcune misure semplici ma efficaci per proteggere la propria attività. Ecco da dove partire.
Formare il personale
La prima difesa non è tecnica, ma umana. Insegnare a riconoscere e-mail sospette, link ingannevoli e richieste anomale è fondamentale per ridurre la superficie d’attacco.
Soprattutto perché i dati parlano chiaro: la maggior parte delle violazioni ha successo a causa di un errore umano. La formazione dovrebbe quindi andare oltre l’informazione, diventando un percorso di consapevolezza e responsabilizzazione.
Aggiornare i sistemi
Spesso i cybercriminali sfruttano vulnerabilità note nei software non aggiornati. Assicurarsi che tutti i dispositivi e i programmi siano aggiornati è una delle difese più efficaci, eppure spesso trascurata.
Secondo il Rapporto Clusit 2024, gli attacchi che sfruttano vulnerabilità note sono aumentati del 90% nell’ultimo anno[3].
Controllare gli accessi
Utilizzare password robuste, cambiarle regolarmente e attivare l’autenticazione a due fattori per gli account più sensibili (come la posta elettronica o il gestionale) è oggi una misura indispensabile.
L’autenticazione a due fattori (2FA) aggiunge un secondo livello di sicurezza oltre alla password, ad esempio un codice temporaneo generato via app o ricevuto via SMS.
È gratuita, facile da implementare e può ridurre fino al 99% il rischio di compromissione dell’account.
Secondo Microsoft, la protezione tramite 2FA riduce il rischio di violazioni del 99,2%.
Anche l’Agenzia per la cybersicurezza degli Stati Uniti (CISA) conferma che gli account protetti con 2FA sono 99% meno esposti ad attacchi mirati[4].
Verificare le e-mail aziendali
Monitorare gli accessi alla casella di posta e impostare avvisi per attività sospette può aiutare a rilevare intrusioni prima che facciano danni. È importante disporre non solo di filtri antispam e antivirus aggiornati, ma anche di strumenti per verificare se le proprie credenziali aziendali sono state compromesse o diffuse nel dark web.
Fare backup regolari
Salvare copie dei dati aziendali su supporti sicuri, scollegati dalla rete, permette di ripristinare le informazioni in caso di attacco. È una delle contromisure più semplici e più trascurate, ma resta tra le più efficaci.
La sicurezza come strategia: un percorso possibile
In un contesto digitale sempre più complesso, la protezione dei dati e dei sistemi non può essere improvvisata. È importante che anche le realtà più piccole inizino a considerare la cybersecurity non come un costo accessorio, ma come un tassello strategico della propria attività.
Non servono per forza investimenti onerosi né infrastrutture complesse per cominciare a proteggere il proprio business. Spesso, i risultati più efficaci si ottengono partendo da ciò che è alla portata di tutti: consapevolezza, formazione, buone pratiche applicate con metodo.
Ogni organizzazione ha le sue specificità e i suoi punti critici: per questo, in alcuni casi, può rivelarsi utile confrontarsi con chi ha le competenze per guidare questo percorso. Anche un primo supporto mirato può fare la differenza nel costruire una strategia di sicurezza solida, sostenibile e adatta alla propria realtà.
[1] Cyber Index PMI 2024 – Rapporto promosso da Confindustria e Generali, con il supporto dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale e la collaborazione del Politecnico di Milano: https://www.confindustria.it/home/appuntamenti/iniziative-progetti/dettaglio-evento/rapporto-cyber-index-pmi
[2] Il 60% delle PMI colpite da un attacco informatico chiude entro 6 mesi – Cybercrime Magazine (dato riportato anche da Forbes e Inc.): https://cybersecurityventures.com/cybercrime-damages-6-trillion-by-2021/
[3] Clusit Report 2024 – Crescita del 90% degli attacchi che sfruttano vulnerabilità note nei software non aggiornati: https://clusit.it/rapporto-clusit/
[4] Autenticazione a due fattori (2FA): efficacia del 99% Microsoft: “MFA can block over 99.2% of account compromise attacks.”,
[4a] Microsoft Tech Community / Dark Reading: “MFA can block more than 99.2 % of account compromise attacks.” learn.microsoft.com+10darkreading.com+10azure.microsoft.com+10
[4b] Meyer et al., “How effective is multifactor authentication at deterring cyberattacks?”, arXiv, maggio 2023, che evidenzia un tasso di successo del 99,22 % per account protetti da MFA arxiv.org+1microsoft.com+1
[4c] CISA – U.S. Cybersecurity and Infrastructure Security Agency: https://www.cisa.gov/topics/cybersecurity-best-practices/multifactor-authentication
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