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Dazi, Giorgetti: «troppo presto parlare di aiuti alle imprese»


Discutere di aiuti alle imprese, in relazione ai dazi, è troppo presto. Questa la sintesi del question time alla Camera del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti che spiega: «il dazio del 15% evidentemente presenta elementi che avranno un impatto molto diverso tra settori produttivi in Italia e le discussioni collegate all’intesa sono ancora in corso, in particolare per quanto riguarda le possibili esenzioni del dazio orizzontale del 15%, quindi una valutazione complessiva a mio giudizio non si può trarre ad oggi». Sicuramente, l’impatto sull’export italiano ci sarà, visto che gli Usa rappresentano il primo partner commerciale, extra Ue, verso cui le imprese del Made in Italy indirizzano i loro beni, ma al momento «lavoriamo con l’Ue per un accordo che sia il migliore possibile per il Paese». «Parlarne ora è prematuro», ribadisce Giorgetti.

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Calcoli alla mano, poi, il ministro dell’Economia spiega come non dovrebbe essere sottovalutato anche il fatto che il dazio al 15% contiene anche quelli «di base che già esistevano, del 4,9%, quindi la differenza tra il 15% e il 4,9 fa quasi 10%». Una percentuale, alla quale poi si dovranno sottrarre le varie esenzioni, nell’ottica di un accordo a 360° tra Usa e Ue.

Ursula Von der Leyen, Presidente della Commissione Ue

Stop all’incertezza

L’aspetto positivo, dell’accordo politico siglato tra la Presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen e il Presidente degli Usa, Donald Trump, in Scozia è quello di mettere la parola fine ad una «fase di incertezza» e «di scongiurare la guerra commerciale». Avere un «quadro di certezze sul piano regolatorio è una imprescindibile premessa per garantire le imprese italiane e anticipare la programmazione degli investimenti», ha sottolineato il ministro.

Spostando il focus sul lato finanziario i dazi, si prevede, avranno un impatto sul Pil italiano dello 0,5% nel 2026 «seguito da un graduale recupero che porterà il livello a riallinearsi allo scenario base entro il 2029 in coerenza con le stime fornite dal documento di finanza pubblica», sottolinea Giorgetti.

Istituto nazionale di Statistica - Istat
Istituto nazionale di Statistica – Istat

Per quanto riguarda l’anno in corso, il ministro sostiene che l’obiettivo di crescita sarà centrato: «Il governo, quando ha predisposto nella scorsa primavera le previsioni macroeconomiche, ha fatto delle previsioni potenziali» e «ha previsto per quest’anno una crescita dello 0,6% del Pil, che noi ribadiamo oggi in termini di previsione». «Anche una modestissima crescita (negli ultimi mesi dell’anno, ndr), che noi ci auguriamo più robusta, assicurerà questo risultato». Il motivo? Stando agli ultimi dati Istat, pubblicati il 30 luglio, «la variazione acquisita per il 2025 è pari a +0,5%». Percentuale molto vicina all’obiettivo dello 0,6%.

L’export verso gli Usa continua crescere

Rimanendo sui dati Istat, contrariamente a quello che si può pensare, «nel confronto tra il primo semestre 2025 e 2024, le esportazioni verso gli Usa si sono incrementate di circa l’8% nel I trimestre, nonostante questa situazione (sui dazi, ndr). Quello che va male sono le esportazioni verso l’Asia e soprattutto verso la Cina, con un peggioramento dell’11% rispetto all’analogo semestre dell’anno prima». Questo vuol dire che quello che sta avvedendo deve essere valutato in un’ottica globale, in una ridefinizione dei prezzi relativi all’interno del commercio internazionale e non semplicemente in relazione alla situazione tra Italia, Europa e Stati Stati Uniti d’America.

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Web tax italiana: diverse le ipotesi in campo

«E’ una vecchia storia, la web tax non è contenuta negli accordi che hanno fatto in Scozia, e già nel 2000, quando è stata introdotta, ha causato un po’ di contenzioso e noi valuteremo».

«Abbiamo delle ipotesi sul tavolo da proporre, naturalmente questa è una questione che non è stata definita in sede europea, perché l’Italia ce l’ha, altri paesi in Europa non ce l’hanno», conclude Giorgetti. Ma non solo, dopo l’arrivo di Trump e in sede di discussione di dazi, diversi paesi hanno messo sul tavolo delle negoziazioni, anche la possibilità di eliminare la propria Web tax nazionale. Come ha scritto ItaliaOggi, l’India ha già abolito l’imposta. Il Canada ha indicato l’intenzione di rinunciare all’introduzione di questa, e il Regno Unito per il momento l’ha mantenuta, ma con impegno a discutere con l’Amministrazione americana il tema, nel quadro della implementazione dell’accordo commerciale

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