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Dazi USA: professionisti e imprese italiane davanti alla nuova politica commerciale americana


L’introduzione di nuovi dazi alle importazioni in un Paese (USA), non è mai una bella notizia per chi verso quel Paese esporta. E nonostante alcuni illustri economisti ci spieghino che l’aumento dei costi per i cittadini/consumatori di quel Paese (USA) produrrà inflazione e aumento dei prezzi, riduzione della disponibilità dei beni (gli importatori pagheranno di più i prodotti, si rivarranno sui consumatori, almeno in parte, ma comunque attendono una contrazione delle vendite e quindi riducono gli acquisti/importazioni), anche per chi produce si riduce il mercato di vendita e quindi occorre ripartire i costi su minori quantità di prodotti (aumentando ulteriormente i prezzi negli altri Paesi) oppure ridurre i profitti.

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La questione dei dazi sicuramente non fa sorridere nessuno, salvo forse Trump, che vede il Bilancio Federale passare da 8 miliardi di dollari di incassi dai dazi ai teorici 80 con le nuove tariffe.
L’alternativa, cioè un conflitto commerciale con gli USA, sarebbe sicuramente stato più dannoso, soprattutto per noi Italiani, che esportiamo prevalentemente agroalimentare ed altri prodotti di altissima qualità e salubrità.
Aver scongiurato una guerra commerciale è sicuramente positivo, ma la sensazione che dei nuovi balzelli ci siano stati imposti in maniera arbitraria e coercitiva è decisamente pesante e sgradevole.
È sembrato come se l’Alleato di sempre sia ritornato ad un centinaio di anni fa, quando ha deciso per l’isolazionismo, con le conseguenze sull’Europa e sul mondo a tutti note.

I dettagli dell’accordo complessivo si delineano lentamente, ma sempre più chiaramente, seppur manca un chiaro testo scritto cui fare riferimento.
L’aver definito un accordo con un’aliquota del 15%, che di certo è migliore delle paventate 50% o 30%, sicuramente non soddisfa gli imprenditori italiani ed europei che esportano negli USA.
Vero che manca ancora la lista dei prodotti che verranno esentati dai dazi, e su questo il nostro Paese deve avere una particolare attenzione per l’importanza della quota di export nazionale verso gli Stati Uniti.

Il Commissario Sefcovic afferma che l’aliquota del 15% è flat, e quindi riassorbe i dazi precedenti: per alcuni settori non cambia nulla o addirittura ne potrebbero trarre vantaggi, come ad esempio l’automotive.
Per i nostri settori principali però – meccanica, macchinari, agroalimentare, farmaceutica – non c’è ancora chiarezza: troppe incertezze, il che non fa bene alle attività.
Per operare su mercati così importanti occorrono certezze, per cui auspichiamo che l’Italia e l’Europa facciano un lavoro di chiarezza e di confronto per ottenere i migliori risultati possibili.

Confprofessioni chiede al Governo ed alla Comunità Europea di accompagnare Professionisti ed imprese in quella che sarà un confronto complicato, con un mercato di per sé complesso, ancorché vengano messi a disposizione aiuti e sostegni per limitare i danni all’economia del nostro Paese.
Noi Professionisti siamo in grado di aiutare le imprese nella loro attività anche oltre oceano, abbiamo Colleghi preparati, esperti, collegati e strutturati anche al di là dell’Atlantico per aiutare le MPMI (il 95% delle imprese italiane) ad affrontare la sfida, con il nostro appoggio, se il Paese volesse incentivare e sostenere l’attività di consulenza per incrementare export e internazionalizzazione.
Già nel 2023, come Confprofessioni abbiamo fatto una missione in USA per costruire quei legami indispensabili per accompagnare le nostre imprese negli USA con la giusta consulenza.

Va comunque detto che gli Stati Uniti non sono l’unico mercato verso il quale le nostre imprese possono sviluppare l’export: molti Paesi in questo momento possono offrire opportunità, mercati in crescita e cittadini che incrementano il reddito, in diverse parti del mondo.
Da sempre Confprofessioni sostiene il processo di internazionalizzazione dei nostri operatori economici, siano essi Professionisti o MPMI, sia con missioni all’estero che con interventi come l’AIM (Annual International Meeting), che nel 2025 ha visto la sua terza edizione a Roma, e con corsi di formazione per i nostri Professionisti per operare sui vari mercati esteri.

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Marco Natali





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