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Legge spaziale italiana, regole e incentivi per PMI: cosa cambia


La space economy è da alcuni anni uno dei settori strategici più promettenti per la crescita economica, l’innovazione tecnologica e la sicurezza. La spinta verso lo sfruttamento delle orbite terrestri e l’utilizzo commerciale delle tecnologie spaziali si inserisce in un contesto geopolitico e scientifico molto dinamico, in cui l’Italia prova a collocarsi tra i principali attori europei del settore.

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La legge spaziale italiana

In questo scenario è stata recentemente approvata la Legge 13 giugno 2025, n. 89, recante “Disposizioni in materia di economia dello spazio” (“Legge”). Pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 24 giugno 2025 ed entrata in vigore il giorno successivo, tale Legge costituisce il primo provvedimento normativo con cui si disciplinano, in maniera organica, le attività spaziali in Italia. 

Il legislatore nazionale riconosce lo spazio quale “crocevia strategico di interessi geopolitici, economici, scientifici e militari” ed introduce l’obbligo di autorizzazione preventiva per qualsiasi attività spaziale rientrante nell’ambito di applicazione dell’art. 3 della Legge (lancio, gestione satelliti, rientro, smaltimento, costellazioni, piattaforme stratosferiche, estrazione risorse, assemblaggio in orbita, ecc.),pena la reclusione da 3 a 6 anni e sanzioni amministrativo-pecuniarie, erogate dall’ Agenzia Spaziale Italiana (ASI), comprese fra 20 000 e 50 000 euro. Allo stesso tempo, allo scopo di incentivare gli investimenti nel settore spaziale, la Legge prevede un Fondo per l’economia dello spazio, a sostegno dell’innovazione tecnologica, dello sviluppo produttivo e della valorizzazione commerciale delle attività nazionali. Sono inoltre previste norme speciali per agevolare una partecipazione effettiva delle PMI e start-up innovative alla catena del valore spaziale.

Il sistema autorizzativo: requisiti e procedura

    La Legge prevede un regime autorizzatorio (art. 4) obbligatorio per tutte le attività spaziali svolte nel territorio italiano da operatori tanto italiani quanto stranieri nonché alle attività spaziali condotte da operatori nazionali al di fuori del territorio italiano (art. 3): in particolare, agli operatori stranieri si applica un meccanismo di mutuo riconoscimento dell’autorizzazione rilasciata dallo Stato estero di appartenenza, con conseguente riduzione dei termini ordinari di rilascio del titolo (120 giorni). Il procedimento è articolato e coinvolge più soggetti istituzionali, tra cui l’ASI, il Comitato interministeriale (COMINT) e l’autorità responsabile, individuata nel Presidente del Consiglio o nell’Autorità politica delegata (art. 7).

    Tra i requisiti oggettivi per l’autorizzazione (art. 5), si impone una particolare attenzione alla sicurezza, alla resilienza informatica, alla sostenibilità ambientale e alla mitigazione del rischio da detriti spaziali. I requisiti soggettivi (art. 6) comprendono la solidità finanziaria, le capacità tecniche e la stipula obbligatoria di un’assicurazione per responsabilità civile.

    Per le start-up e le PMI, la legge introduce una valutazione più flessibile della capacità finanziaria, tenendo conto di fattori come la presenza di investitori istituzionali e l’adesione a programmi di accelerazione.

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    L’autorizzazione può essere modificata, sospesa o revocata per cause sopravvenute o per il venir meno dei requisiti (artt. 8-9). È inoltre soggetto ad autorizzazione anche il trasferimento della proprietà o della gestione dell’oggetto spaziale (art. 10).

    Di particolare rilievo è la disciplina della responsabilità civile (art. 18), che stabilisce la responsabilità dell’operatore per i danni causati a terzi sulla superficie terrestre o ad aeromobili in volo, nonché dell’obbligo assicurativo (art. 21) il cui massimale pari ad € 100 000 000 per ciascun sinistro, con possibilità di fasce ridotte (fino ad € 20 000 000 per start-up innovative o attività a finalità esclusivamente scientifica). Restano ferme le norme del Codice Civile per quanto riguarda la responsabilità contrattuale e civile.

    Particolare rilevanza, infine, assume l’istituzione di un registro nazionale degli oggetti spaziali, con obbligo di comunicazione delle informazioni rilevanti da parte dell’operatore, la cui cura ed aggiornamento spetta proprio all’ASI (artt. 15 e ss.).

    Fondo per l’economia dello spazio e misure di finanziamento

    Oltre al profilo regolatorio, la legge introduce un pacchetto di misure volte a sostenere l’ecosistema industriale nazionale. Tra queste vi è l’istituzione di un Fondo per l’economia dello spazio con una dotazione iniziale di 35 milioni di euro per il 2025; l’articolo 23 disciplina già la ripartizione degli interventi in: (a)contributi a fondo perduto, per un limite del 70%, e (b) operazioni finanziarie, anche in combinazione tra loro, per il restante 30%. Entro 90–180 giorni dall’entrata in vigore della Legge, faranno seguito le norme di dettaglio, da adottarsi con apposito decreto del Ministero delle imprese e del Made in Italy, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e, per la parte di competenza, con il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e con il Ministro dell’università e della ricerca.

    Opportunità e vincoli per pmi e start-up nella space economy

    Fra le finalità previste dal decreto, c’è quella di incentivare la partecipazione delle PMI agli appalti pubblici nel settore spaziale, riservando loro delle quote obbligatorie di partecipazione alle gare.

    L’art. 27 prevede che, in caso di appalti non suddivisi in lotti, sia stabilita nel bando di gara una riserva di esecuzione per le start-up innovative e le PMI, mediante subappalto obbligatorio non inferiore al 10% del valore del contratto. La stazione appaltante può derogare a questa regola, solo nell’ipotesi in cui sul mercato non siano rinvenibili imprese di tale categoria idonee a soddisfare la predetta percentuale.

    Si introduce anche la possibilità di prevedere elementi premiali che valorizzino la partecipazione delle PMI e start-up innovative. Si stabilisce così che, tra i criteri previsti per la valutazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa, la stazione appaltante potrà considerare la percentuale di esecuzione che l’aggiudicatario intende affidare a start-up innovative o a PMI in caso di ricorso al subappalto.

    Si prevede, altresì, la corresponsione direttamente al subappaltatore dell’importo dovuto per le prestazioni rese quando le attività oggetto di subappalto vengono svolte da start-up innovative e da PMI. È inoltre previsto il pagamento diretto ai subappaltatori e un’anticipazione del 40% del valore del contratto entro quindici giorni dall’avvio delle prestazioni.

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    La Legge segna un passaggio rilevante nella definizione del quadro normativo per l’economia dello spazio in Italia, combinando strumenti di regolazione stringenti con misure di sostegno allo sviluppo industriale del settore. Per le imprese che intendono operare in ambito spaziale, specialmente per PMI e start-up innovative, si apre una fase caratterizzata da maggiori opportunità di accesso a risorse pubbliche, in un contesto però che richiede un elevato grado di conformità a standard tecnici, autorizzativi e di responsabilità.



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