In un contesto economico attraversato da instabilità geopolitica, transizione energetica e pressioni demografiche, il ruolo del settore assicurativo nell’economia reale sta assumendo un’importanza crescente. Le compagnie di assicurazione europee gestiscono complessivamente oltre 9.500 miliardi di euro di attivi, il 70% dei quali investiti all’interno dell’Unione europea. Un dato che riflette il potenziale sistemico del comparto come motore di capitali pazienti e a lungo termine, capaci di alimentare infrastrutture, innovazione tecnologica e progetti legati alla sostenibilità ambientale.
A rendere peculiare la posizione del settore assicurativo è il cosiddetto ciclo economico «inverso»: le compagnie raccolgono premi prima di dover corrispondere le prestazioni, accumulando masse finanziarie ingenti da gestire con responsabilità. Questi asset, per natura vincolati alla durata e al rischio dei contratti assicurativi sottostanti, devono essere impiegati in coerenza con gli impegni assunti verso i clienti. Ma la loro stessa struttura di lungo periodo li rende adatti a sostenere investimenti infrastrutturali e iniziative strategiche che richiedono orizzonti temporali estesi.
Secondo i dati forniti dall’Ania nella sua ultima relazione annuale, nel 2024 gli investimenti del comparto assicurativo italiano ammontavano a oltre mille miliardi di euro, contribuendo al finanziamento dell’economia reale, al sostegno del debito pubblico e alla stabilità dei mercati finanziari. Questo contributo si fa ancora più evidente alla luce della crescente volatilità dei mercati e della progressiva contrazione di alcune fonti tradizionali di finanziamento, come il credito bancario, in particolare per le imprese di minori dimensioni.
Tra i principali attori istituzionali del settore spicca il Gruppo Generali, leader di mercato in Italia e tra i principali player assicurativi a livello globale, come spiega il group chief investment officer Francesco Martorana. La strategia d’investimento adottata dal gruppo per i portafogli assicurativi, pari a 431 miliardi di euro a fine 2024, punta a combinare rigore finanziario e impatto positivo sull’economia reale. Le scelte di investimento rispecchiano la necessità di coerenza con le passività assicurative, ma si aprono progressivamente a una diversificazione mirata che comprende asset privati e strumenti alternativi.
Negli ultimi anni, l’attenzione del gruppo si è rivolta in modo deciso agli investimenti in private asset e infrastrutture. In particolare, Generali ha investito circa 4,7 miliardi di euro in asset privati in Italia. Nel segmento private equity, il Leone ha sottoscritto impegni per circa 1,2 miliardi di euro in fondi di private equity italiani, incluso Fenice 190, programma mirato al finanziamento della ripresa sostenibile e della transizione energetica, e l’investimento tramite le affiliate di Generali Investments specializzate sui real assets.
Nel solco di questa strategia, Generali ha dato vita a due società di asset management specializzate: Infranity e Sosteneo. Fondata nel 2017, la prima società opera su debito ed equity infrastrutturale con focus su progetti brownfield nei settori energetico e digitale, come la fibra ottica, la gestione idrica, il trattamento dei rifiuti e gli impianti rinnovabili. Attiva principalmente in Europa, ha avviato di recente anche operazioni negli Stati Uniti. Sosteneo, costituita nel 2022, concentra invece le sue attività su progetti greenfield, con particolare attenzione a infrastrutture legate alla produzione e distribuzione di energie rinnovabili.
Queste operazioni evidenziano una precisa scelta industriale: coniugare ritorni finanziari adeguati a una funzione abilitante verso la transizione ecologica. Gli investimenti in infrastrutture, soprattutto nel settore energetico, sono infatti caratterizzati da flussi di reddito stabili, buona capacità di tenuta in contesti turbolenti e protezione naturale contro l’inflazione. Tuttavia, la natura di questi asset li espone anche all’andamento dei tassi d’interesse e ai costi di finanziamento. La componente equity, in particolare, condivide alcune caratteristiche con il private equity, rendendo necessarie competenze specialistiche e analisi puntuali per la selezione dei progetti.
Il contesto macroeconomico non è l’unico fattore da considerare. La natura spesso pubblico-privata dei progetti infrastrutturali – che vedono la collaborazione tra operatori privati ed enti pubblici o semi-statali – rappresenta un fattore di stabilità aggiuntivo, grazie anche alla presenza di contratti di lungo termine per la fornitura dei servizi o dell’energia prodotta.
Oltre alle infrastrutture, Generali ha destinato risorse anche al rafforzamento del sistema produttivo nazionale, puntando sulle piccole e medie imprese. Ne è un esempio la partecipazione al fondo small cap promosso da Cassa Depositi e Prestiti nell’ambito dell’iniziativa Patrimonio Rilancio. Una scelta che conferma la volontà del gruppo assicurativo di contribuire attivamente al sostegno dell’economia reale, oltre la logica della diversificazione finanziaria.
Il profilo sostenibile degli investimenti rappresenta un asse centrale della strategia e delle scelte di portafoglio. Generali fornisce linee guida precise ai propri asset manager, che includono obiettivi di investimento in climate bond, esclusioni per settori o società con impatti ambientali o sociali particolarmente negativi e la riduzione dell’impronta carbonica degli investimenti del portafoglio assicurativo, incluso il patrimonio immobiliare. Generali Investments ha istituito team dedicati agli investimenti sostenibili e prevede una due diligence di sostenibilità obbligatoria, sempre condotta in parallelo a quella finanziaria. I gestori infrastrutturali del Gruppo hanno inoltre sviluppato modelli interni per l’assegnazione di criteri esg, particolarmente utili nei mercati privati dove la trasparenza è talvolta più limitata. L’integrazione della sostenibilità non è soltanto un elemento di compliance o di gestione del rischio, ma si configura come una componente strutturale della strategia industriale del gruppo. Operare come investitore responsabile significa non solo selezionare progetti coerenti con i principi esg, ma anche contribuire alla creazione di valore nel lungo termine per gli stakeholder e il territorio. In questo senso, il capitale assicurativo assume un’importanza sempre più cruciale: capace di attivare risorse, mitigare la ciclicità del mercato e rafforzare la coesione sociale.
Il caso di Generali rappresenta un esempio di come le compagnie assicurative possano svolgere un ruolo stabilizzatore nei mercati, accompagnando con strumenti finanziari le grandi trasformazioni economiche e sociali. In un sistema che richiede investimenti costanti e strutturali, soprattutto in ambiti dove l’intervento pubblico da solo non è sufficiente, il contributo degli investitori istituzionali è destinato a diventare sempre più essenziale. E in questo scenario, la finanza assicurativa – per orizzonte temporale, capacità di analisi e solidità – può fare la differenza. (riproduzione riservata)
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