Il vertice tenutosi il 28 e 29 luglio a Addis Abeba – primo incontro ONU in Africa con la co-presidenza italiana e etiope – ha costituito una tappa importante nell’attuazione del Piano Mattei in uno dei settori da esso previsti: i sistemi agroalimentari.
Abbiamo chiesto una valutazione dell’evento e del Piano Mattei a Fabio Melloni, ex Direttore della Agenzia per la Cooperazione in Mozambico, Kenya, Etiopia; oggi presidente della Fondazione Imagine (che si occupa di comunicazione e formazione per la gioventù in Libano).
“Il vertice di Addis Abeba è il frutto di un lavoro di scambi e incontri svolto dal Governo italiano nei Paesi africani. Dopo quelli del 2024 in Algeria, Tunisia, Libia, Marocco, nel corso del 2025 ogni due mesi sono state organizzate delle missioni in altri Stati, tra cui Kenya, Uganda, Malawi, Zambia, Costa d’Avorio, Senegal, Mozambico. Questo modo di procedere rappresenta un cambio di passo rispetto al passato della Cooperazione, quando ci si limitava a finanziare progetti delle imprese italiane, con l’ambasciatore e il responsabile della cooperazione.”
Cos’è e cosa prevede il Piano Mattei
È un documento programmatico del Governo, divenuto legge nel gennaio 2024 (L. 2/2024), che prevede, oltre al contrasto alle migrazioni illegali, gli ambiti degli interventi volti allo sviluppo in 14 Paesi africani:
- istruzione / formazione / cultura;
- energia;
- agroalimentare;
- acqua e infrastrutture;
- sanità.
Prevede anche la creazione di una cabina di regia, presieduta dal Presidente del Consiglio dei ministri o dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
La struttura della Cooperazione italiana allo sviluppo è la AICS, operativa dal 2016, che collabora con le Organizzazioni della Società Civile (OSC): ONG, cooperative e associazioni di volontariato.
(VEDI articolo piuculture)
Quali sono gli aspetti di novità e quelli critici del Piano Mattei?
“Le missioni periodiche – afferma Melloni – hanno lo scopo di esaminare le condizioni concrete di fattibilità di un progetto, seguirne l’attuazione nelle varie fasi fino al controllo dei risultati. La novità oggi non è nello scopo della Cooperazione, che è sempre stato la promozione dello sviluppo, ma nel concepirla come un processo in cui le diverse esperienze e iniziative vengono strutturate in modo da costituire un sistema unitario, che coinvolge vari livelli: quello politico istituzionale, il settore privato delle imprese, la Cassa Depositi e Prestiti, i Paesi partner. Per il momento, si tratta però essenzialmente di un programma economico-finanziario che lascia in secondo piano l’attenzione alla trasparenza sull’accesso alle risorse, l’incidenza dell’emergenza climatica, la tutela e lo sviluppo degli assetti costituzionali e democratici. Vedremo i risultati in futuro.”
Come si articolano i progetti già definiti?
“Nell’ambito della sicurezza alimentare si prevedono studi del territorio interessato, scelta dei prodotti specifici da coltivare, sviluppo di aziende agricole che fungano da modello di pratiche agricole sostenibili e innovative, in collaborazione con altre aziende e centri di formazione (Modelfarm). Un esempio: il programma sul caffè che sostiene l’intera filiera, dalla ricerca della specie alla produzione e trasformazione fino alla commercializzazione del prodotto, garantendone la qualità.”
Riguardo alle migrazioni quali saranno le ricadute del Piano Mattei?
“La spinta a emigrare, che riguarda soprattutto la parte giovanile della popolazione africana, dovrebbe diminuire man mano che l’attuazione dei progetti produce dei risultati, con l’impiego di manodopera locale e le iniziative di formazione e istruzione.”
L’Unione europea ha un peso in questo piano?
“Il Sistema europeo per la cooperazione e lo sviluppo prevede il trasferimento di fondi europei alle Agenzie certificate dei diversi Paesi, trasferendo loro le risorse necessarie sulla base delle richieste.
Questo sistema finora non è risultato efficace, tuttavia grazie all’utilizzo di fondi europei e statali, oggi le risorse a disposizione dell’Italia per il Piano Mattei sono aumentate, consentendo di realizzare progetti molto più grandi rispetto al passato. Ciò contribuisce alla crescita della presenza italiana in Africa sul terreno economico e politico, come detto prima, e di conseguenza anche il ruolo del nostro Paese in Europa risulterebbe accresciuto.”
Luciana Scarcia
31 luglio 2025
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