Lavori in corso. Sui dazi «proseguono le trattative per ulteriori esenzioni», dichiara il portavoce della Commissione europea per il Commercio, Olof Gill, nel briefing con la stampa, ricordando che l’Ue «è pienamente convinta che gli Stati Uniti applicheranno il tetto tariffario del 15%», a partire da domani 1° agosto. Questa l’unica certezza perché sul resto regna la confusione. Come scritto nei giorni scorsi i testi, in merito agli impegni politici, decisi domenica 28 luglio tra Ursula Von der Leyen, Presidente della Commissione Ue e Donald Trump, Presidente Usa, presentano delle differenze lampanti su diversi punti. Non a caso i «negoziatori di Ue e Usa stanno lavorando» per finalizzare «la dichiarazione congiunta» sull’intesa di principio.
Farmaci, vino, liquori e acciaio: le questioni in sospeso.
Sulla digital tax il portavoce Gill è stato netto «la risposto è assolutamente no», la digital tax non rientrata nei negoziati dell’accordo commerciale Usa-Ue. Aspetto che anche nella giornata del 30 luglio il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, durante il question time alla Camera aveva ribadito, aprendo poi alla possibilità, a livello nazionale, di abrogarla. Passo che è stato intrapreso già da alcuni paesi, ma a livello Ue la questione non è stata mai messa sul tavolo delle trattative.
Per quanto riguarda invece i vini e liquori, al momento, questi, non rientrano fra i prodotti che potrebbero godere di esenzioni dai dazi imposti dagli Stati Uniti, ha sottolineato Gill. Rimane il fatto che «la Commissione europea è determinata a raggiungere e garantire il numero massimo di esenzioni anche per prodotti tradizionali come vini e liquori ma non ci aspettiamo che vini e liquori siano inclusi tra il primo gruppo di esenzioni annunciate domani dagli Stati Uniti. Pertanto, questo settore, come tutti gli altri settori economici, sarà soggetto al 15%».
Incertezza ancora maggiore per l’acciaio. I due testi sull’accordo politico tra Ue e Usa hanno infatti visione diverse. Per l’Ue i dazi al 50% sono destinati a scendere, per gli Usa no. La tariffa è al 50% e così resta. Gill spiega infatti come per l’acciaio «non credo il nuovo sistema di quote sia operativo entro domani (1° agosto, ndr). Ci stiamo lavorando e la nostra intenzione è di avere qualcosa di pronto e funzionante il prima possibile». Attualmente il settore è soggetto a un dazio del 50%, mentre l’intesa prevede l’introduzione in futuro di un sistema di quote tariffarie, legate ai livelli storici degli scambi commerciali.
E infine il nodo dei farmaci, che sta molto a cuore anche all’Italia. A livello di export il nostro Paese esporta verso gli Usa farmaci per quasi sei miliardi di euro. Sul punto è infatti anche intervenuto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, aprendo i lavori del convegno ‘Verso il Testo unico della legislazione farmaceutica’, in corso alla Camera, spiegando come «il Governo sta facendo la sua parte insieme all’Ue nella partita dei dazi americani, che come sappiamo, potrebbero impattare anche sul comparto farmaceutico», che è «un asset strategico per l’Italia». A livello di numeri, le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti, il primo mercato extraeuropeo di destinazione, sono progressivamente cresciute fino a pesare per più dell’11% del totale esportato nel triennio 2022-2024 e questa accresciuta dipendenza, si legge in un report dell’ufficio studi di Banca Fucino, è uno dei principali fattori di rischio per la tenuta futura dell’export italiano. La rischiosità è legata, oltre all’arrivo dei dazi al 15%, ma anche ai cambiamenti che la composizione merceologica dell’export italiano ha avuto negli ultimi 25 anni. L’emergere del settore farmaceutico è sicuramente il principale mutamento. La quota di questo comparto è infatti passata dal 3,5 all’8% del totale esportato. Un balzo non di poco conto.
La poca chiarezza sul dazio del 15% (se verrà imposto subito o a termine delle indagini americane e nel mentre non ci sarà nessuna tariffa), lascia quindi nel limbo un settore che è diventato sempre più importante per l’Italia ma non solo. Anche per l’Ue è rilevante visto che rappresenta il primo comparto di esportazioni verso gli Usa.
Ue, contromisure in stand-by ma nulla è detto
Visto che si tratta di un accordo politico, «non legalmente vincolante, è una tabella di marcia», come ha ricordato il portavoce della Commissione europea per il Commercio «se tutto procede come previsto, ovviamente sospenderemo i dazi di ritorsione». «Se abbiamo raggiunto un accordo, non abbiamo bisogno di dazi. Quindi questa è la posizione, ma non posso dire con certezza quando entreranno in vigore le procedure legali, ma questa è certamente la nostra intenzione, se tutto va come previsto».
In termini di aiuti alle imprese, per il momento la posizione della Commissione sembra coincidere con quella di Giorgetti. «E’ ancora troppo presto», le discussioni sono ancora in corso, come le possibili esenzioni.
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