Dall’Index 2025 di EcoVadis emerge un impegno crescente delle aziende per l’ESG, ma anche le fragilità di filiere non sempre sostenibili
I dati parlano chiaro: le imprese stanno facendo progressi misurabili in tema di sostenibilità. È quanto emerge dall’edizione 2025 del Global Supply Chain Sustainability Risk & Performance Index pubblicato da EcoVadis, che ha analizzato 89.000 aziende, di cui quasi 50.000 valutate per la prima volta nell’ultimo anno. Il quadro globale è in movimento, con alcune regioni che accelerano più di altre, ma con una consapevolezza crescente sull’importanza di integrare criteri ambientali, sociali ed etici nei processi aziendali.
Italia: sopra la media globale ed europea
Il dato che riguarda l’Italia è positivo: il punteggio medio delle aziende italiane (58,3) è superiore sia alla media globale (53,4) sia a quella europea (57,8). Il nostro Paese si posiziona così davanti a economie come Germania (55,4) e Spagna (58,1), e si avvicina a realtà più avanzate come il Regno Unito (58,7) e la Francia (60,4). Un risultato che evidenzia una crescente maturità da parte del tessuto produttivo italiano nell’adottare pratiche sostenibili.
Tuttavia, l’analisi dei dati non permette trionfalismi. “Le aziende che rimangono impegnate negli sforzi di sostenibilità aziendale ne stanno raccogliendo i frutti – riduzione del rischio, resilienza, performance della supply chain, risparmi sui costi e crescita – e dettano il passo per il resto del mercato”, ha dichiarato Sylvain Guyoton, chief rating officer di EcoVadis.
Una crescita che nasconde criticità
Il report evidenzia un aumento del 167% nelle valutazioni ESG a livello globale dal 2019 a oggi. In particolare, la regione Asia-Pacifico ha registrato i progressi più marcati nel 2024, superando il Nord America nelle performance ambientali e avvicinandosi nei criteri legati all’approvvigionamento sostenibile. Ciononostante, restano ampi divari in aree come l’etica e i diritti umani sul lavoro.
Anche sul fronte europeo emergono ombre. Se è vero che l’86% delle aziende valutate più volte supera la soglia di rischio (45 punti EcoVadis), tra quelle analizzate per la prima volta nel 2024 un terzo rientra ancora nelle fasce di rischio medio-alto. Negli Stati Uniti la percentuale sale al 45%, in Cina al 62%, mentre nel Regno Unito è solo del 12%.
Approvvigionamento sostenibile: l’anello debole
L’ambito in cui le aziende mostrano più difficoltà è quello dell’approvvigionamento responsabile. Nonostante sia l’area che ha registrato i maggiori progressi relativi, resta ancora la più fragile in assoluto. Il 60% delle aziende valutate rientra nella categoria di rischio elevato, quota che sale al 75% tra quelle valutate per la prima volta. Un dato che riflette una gestione ancora insufficiente del rapporto con i fornitori, soprattutto nei segmenti più complessi delle catene di fornitura globali.
Secondo l’Index, la trasparenza nelle supply chain è un nodo cruciale: molte delle criticità ambientali o sociali risiedono a monte dei processi, dove il controllo diretto delle aziende committenti si fa meno incisivo. È qui che si gioca una delle sfide centrali per chi intende migliorare le proprie performance ESG in modo autentico e duraturo.
Le valutazioni ESG non bastano: serve continuità
Il valore aggiunto del report EcoVadis risiede nella possibilità di osservare le dinamiche nel tempo. Le aziende che si sottopongono a valutazioni periodiche mostrano un miglioramento costante, riducendo il rischio operativo e rafforzando la gestione della sostenibilità.
Questo dato è confermato dalla crescita dei top performer: nel 2024, il 27% delle aziende con valutazioni multiple rientra in questa categoria, contro l’11% del 2020. Un indicatore importante, che segnala quanto la sostenibilità richieda un impegno continuativo e non episodico.
Non vuoi perdere le nostre notizie?
Ti potrebbe interessare anche:
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link