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Euro digitale, Accenture: “Quali sono le prospettive per il futuro”


L’equivalente elettronico del contante, ora allo studio della Bce, affiancherebbe banconote e monete, offrendo alle persone più scelta su come pagare. Giorgio Coppola, responsabile pagamenti per Accenture in Italia: “Può essere una leva per dare all’Europa una propria infrastruttura di pagamento, in grado di garantire maggiore concorrenza nel mercato e sovranità su un asset strategico”

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Il futuro dei sistemi di pagamento, in Europa, ha un nome: euro digitale. Si tratta di un equivalente elettronico del contante che affiancherebbe banconote e monete, offrendo alle persone più scelta su come pagare. L’implementazione futura di questo sistema può avere un ruolo chiave, considerato che, oggi, l’85% delle transazioni con carta nell’area euro si appoggia a circuiti extraeuropei, dominati da colossi americani come Visa e Mastercard. Secondo Giorgio Coppola, responsabile pagamenti per Accenture in Italia, “l’euro digitale può essere una leva per dare all’Europa una propria infrastruttura di pagamento, in grado di garantire maggiore concorrenza nel mercato e sovranità su un asset strategico”. Non si tratta quindi semplicemente di digitalizzare l’euro, ma di recuperare il controllo di un segmento chiave dell’economia contemporanea.

Il funzionamento dell’euro digitale

L’euro digitale sarebbe emesso dalla Banca centrale europea e coesisterebbe con il contante e con gli attuali strumenti elettronici. La sua introduzione potrebbe favorire l’inclusione finanziaria, aumentare la resilienza del sistema, semplificare i pagamenti transfrontalieri e – aspetto fondamentale – ridurre la dipendenza da provider non europei. Ad oggi, ricorda la Bce, non esiste un’opzione di pagamento digitale europea che copra l’intera area dell’euro. In 13 Paesi su 20 si utilizzano circuiti internazionali per i pagamenti con carta. Gli importi in euro digitali sarebbero memorizzati in un portafoglio elettronico (wallet), che gli utenti creerebbero presso la propria banca o un intermediario pubblico. Ma quali potrebbero essere le tempistiche? La fase di preparazione della Bce sull’euro digitale è iniziata nel novembre 2023 e adesso si stanno studiando e approntando eventuali test e implementazioni su larga scala.



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Coppola (Accenture): “Stimolo a evolvere”

Le consultazioni pubbliche hanno mostrato interesse, ma anche preoccupazioni: dalla privacy degli utenti, alla possibile disintermediazione delle banche commerciali. Ed è proprio sul ruolo degli attori privati che Coppola offre una lettura chiara: “Non vediamo l’euro digitale come un’alternativa ai player esistenti, ma come uno stimolo a evolvere. Potrebbe rappresentare una base su cui costruire nuovi servizi per i clienti, più rapidi e sicuri”. “L’Europa”, aggiunge,”ha bisogno di un’autonomia tecnologica anche nei pagamenti. L’euro digitale potrebbe contribuire a rafforzare il mercato unico, migliorare l’efficienza e sostenere l’innovazione”. Un obiettivo ambizioso, che richiede però il coinvolgimento attivo delle banche, delle istituzioni e del settore privato. La sfida non è solo tecnica o economica, ma culturale: costruire fiducia attorno a uno strumento nuovo, farlo adottare dagli utenti, integrarlo nei sistemi esistenti.

La sfida delle big tech e il primato degli Usa

Un altro nodo strategico riguarda l’ingresso delle big tech nel settore dei pagamenti. Apple, Google e Amazon stanno integrando soluzioni sempre più sofisticate nei loro ecosistemi. In assenza di un’infrastruttura sovrana, il rischio è che l’Europa si ritrovi a mediare l’accesso dei propri cittadini e imprese a servizi essenziali attraverso piattaforme terze. Il modello dell’euro digitale offrirebbe, in questo senso, un’architettura pubblica e regolata a tutela degli interessi economici e dei dati europei. Nel frattempo, gli Stati Uniti mantengono un primato tecnologico e commerciale. Solo Visa, nel 2024, ha gestito oltre 200 miliardi di transazioni a livello globale, con una rete capillare che copre oltre 200 Paesi e territori. Mastercard, invece, ha dichiarato ricavi superiori ai 25 miliardi di dollari, con una crescita sostenuta nell’ambito dei pagamenti digitali, grazie anche a collaborazioni con fintech e big tech.

Un progetto politico, economico e tecnologico

L’euro digitale, quindi, non è solo una risposta alla digitalizzazione dei pagamenti. È un progetto politico, economico e tecnologico che mira a rafforzare la posizione dell’Europa nello scenario globale. Il percorso sarà complesso, ma le fondamenta sono chiare. Come ribadisce Coppola: “Quello dell’euro digitale non è un progetto da affrontare con timore, ma una sfida da cogliere. È l’occasione per rendere l’Europa protagonista anche nei sistemi di pagamento del futuro”.

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