Il governo incassa la fiducia sul decreto economia in Senato e manda il provvedimento alla Camera. Dopo giorni di schermaglie e un confronto serrato in commissione Bilancio, Palazzo Madama ha dato il via libera al testo blindato dall’esecutivo, che contiene misure di sostegno alle imprese, correttivi su casa e Pnrr e un pacchetto di norme ad hoc spalmate tra agevolazioni e rinvii fiscali. Una fiducia dal peso politico ridotto ma che il centrodestra rivendica come un segnale di tenuta della maggioranza.
Dl economia, disco verde del Senato: fiducia ok, ora la palla passa alla Camera
Il decreto – nato come provvedimento tecnico per accompagnare la manovra – ha via via incorporato interventi bandiera dei partiti della coalizione. E, con il via libera dei senatori, si presenta a Montecitorio arricchito da nuove poste. Tra le voci principali, 80 milioni destinati al fondo per la rigenerazione urbana e il nuovo rinvio dell’entrata in vigore della sugar tax. Ma soprattutto il pacchetto di correzioni sul pay back sanitario, tema su cui le imprese, in particolare le Pmi, hanno alzato la voce: la commissione ha limato e rafforzato le disposizioni, concedendo un margine di respiro.
Casa ed emittenti locali
Il centrodestra ha portato a casa anche un aumento del fondo di garanzia per la prima casa, con 30 milioni in più, e un contributo straordinario da 16,5 milioni per il 2025 a tutela delle emittenti locali. Una mossa salutata soprattutto dalla Lega, che si è intestata la battaglia per scongiurare i tagli. Non solo: il testo prevede anche una misura bipartisan per contenere l’impatto dei rincari su opere pubbliche finanziate con risorse Pnrr e Pnc, tema caldo nei territori.
Le frizioni politiche
Sul piano politico, il confronto più duro si è giocato su due fronti. Da un lato la proroga fino al 2033 della società Infrastrutture Milano-Cortina 2020-2026, una misura già tentata con il Dl sport e approvata stavolta tra le proteste dell’opposizione. Dall’altro la partita sugli interinali: i relatori – Damiani (Fi), Mennuni (FdI) e Testor (Lega) – avevano avanzato un emendamento per modificare la durata dei contratti in somministrazione. Un intervento bollato dalle minoranze come “moltiplicatore di precarietà” e ritirato all’ultimo.
La proposta “fantasma”
Qualche fibrillazione, durante la maratona in Aula, è arrivata anche da una proposta “fantasma” circolata per ore tra i corridoi del Senato: un emendamento sui crediti da lavoro che ricordava, almeno in parte, il contestato intervento Pogliese sul Dl ex Ilva. Ipotesi mai formalizzata, rientrata dopo la levata di scudi.
Fiducia senza sorprese
Il voto di fiducia, arrivato a metà giornata, è stato accolto senza sorprese. Le opposizioni hanno scelto la linea della denuncia politica: il Pd ha parlato di “ennesimo provvedimento omnibus utile solo a tenere insieme la maggioranza”, mentre M5S e Avs hanno puntato il dito contro le norme su Milano-Cortina e contro la gestione del lavoro somministrato. Il centrodestra ha invece esultato: “Un decreto che mette al centro famiglie e imprese”, ha sottolineato il capogruppo meloniano a Palazzo Madama.
La sfida alla Camera
Ora la partita si sposta alla Camera. Montecitorio avrà tempi stretti per confermare il testo senza modifiche, pena il rischio di far decadere il decreto. Sullo sfondo resta la partita d’autunno: la manovra, con le sue compatibilità di bilancio, che imporrà nuove mediazioni interne al governo. Ma per il momento, Meloni e alleati possono rivendicare un risultato: il decreto economia ha superato il primo scoglio parlamentare senza defezioni, blindato dalla fiducia.
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