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Fondazione Garrone alla prova della materialità


Fra Appennino e scuole, fra giovani e Aree interne, la Fondazione Edoardo Garrone continua a scrivere le propria storia di impegno sociale e culturale. Lo spiega bene anche il Bilancio sociale 2024 che la realtà filantropica genovese, nata dalle famiglie Garrone e Mondini, ha appena reso noto. Un documento che arriva diritto sul ventennale della fondazione, celebratosi nel maggio scorso sotto la Lanterna e di cui VITA aveva scritto diffusamente.

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L’impatto certificato

Non che la fondazione mancasse di dar conto del proprio impegno, anzi aveva commissionato alla Statale di Milano uno studio sull’impatto di Progetto Appennino, storica iniziativa-bandiera ma di certo il Bilancio sociale – oggi un obbligo per gli enti di Terzo settore iscritti al Runts con ricavi superiori a un milione –  è più aderente alla natura stessa di una realtà filantropica.

«Un documento», commentano in Fondazione «che rende conto dell’impegno quotidiano in favore delle giovani generazioni, della scuola e delle comunità delle aree interne. Una narrazione trasparente e partecipata dei risultati raggiunti e delle traiettorie future, costruita attorno ai valori che da sempre guidano l’azione della Fondazione: fiducia nei giovani, sviluppo dei talenti, cittadinanza attiva, coesione sociale e promozione delle arti e della cultura come leve di equità e innovazione sociale».

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Un milione e mezzo fra Genova e l’Italia

Detto che, nel corso del 2024, Fondazione Edoardo Garrone ha destinato oltre 1,5 milioni di euro a progetti e attività, suddivisi tra area genovese (41,8%) e aree interne dell’Appennino (58,2%), soffermiamoci sulla metodologia: a Genova hanno infatti lavorato attraverso focus group dedicati e momenti di confronto strutturato con i suoi stakeholder, raccogliendo costantemente feedback, idee e suggerimenti, con l’obiettivo di migliorare continuamente le iniziative. Un approccio partecipativo che, assicurano dalla Fondazione, permette di affinare le attività, rispondere in modo sempre più efficace e innovativo a bisogni e sfide crescenti ma, allo stesso tempo, di cogliere e interpretare altrettante opportunità.

«Il dialogo continuo con chi, a vario titolo, incontriamo nel nostro percorso è una fonte importantissima di rinnovamento delle prospettive, contaminazione dei saperi, apertura di nuove traiettorie di benessere sociale», spiega a VITA Francesca Campora, direttore generale della Fondazione, nonché fresca di nomina come vicepresidente vicario dell’Associazione italiana delle fondazioni e degli enti filantropici – Assifero.

Il Bilancio Sociale 2024 peraltro è costruito anche sulla base di un’approfondita analisi di materialità, «svolta tramite tre focus group, sei interviste e un questionario, permettendo di individuare i contenuti più rilevanti, con l’obiettivo di rispondere ai bisogni informativi degli stakeholder». Tra i temi ritenuti più rilevanti: gli impegni e le progettualità future della Fondazione, l’impatto economico e lo sviluppo locale generato dalle attività e l’impatto sociale e culturale delle progettualità in corso.

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«Per la nostra Fondazione», assicura Campora, «il Bilancio Sociale è molto più di un obbligo formale: è uno strumento di responsabilità, ascolto e orientamento. Attraverso questo documento condividiamo non solo numeri e attività, ma anche visioni, apprendimenti e nuove sfide. In un tempo di profonde transizioni, il nostro impegno per l’educazione, la cultura e lo sviluppo dei territori resta saldo e si rafforza».

Quanto alle aree di intervento, Campora spiega come la Fondazione creda «nei giovani e nella scuola come motore di cambiamento. Per questo investiamo sempre più risorse in percorsi educativi dedicati agli studenti e alle studentesse liguri, affiancando docenti e dirigenti con l’esperienza maturata in anni di lavoro», aggiungendo che «entrare in aula significa accompagnare le nuove generazioni nella loro crescita, aiutandole a diventare persone consapevoli, responsabili e capaci di costruire il futuro».

La carica dei 477

Nel 2023-2024, i programmi educativi della Fondazione hanno coinvolto 477 studentesse e studenti, distribuiti in 24 classi di scuole liguri. «Sono state erogate 524 ore di formazione, articolate in 206 giornate didattiche, con una proposta metodologica che affianca strumenti esperienziali, linguaggi creativi e laboratori multidisciplinari», con i progetti Lo Spettacolo Siamo Noi, «percorso teatrale che unisce educazione civica, arti performative e sviluppo personale, trasformando le classi in micro-compagnie teatrali impegnate nella scrittura e messa in scena di uno spettacolo originale», Tra le righe, «laboratorio di lettura e scrittura per potenziare competenze critiche, immaginazione e consapevolezza sociale» e AppenninoLAB, ossia «una proposta educativa che promuove la conoscenza e lo sviluppo sostenibile delle aree interne attraverso formazione, innovazione e collaborazione intergenerazionale».

Francesca Campora e Alessandro Garrone, dir. gen. e presidente della Fondazione Edoardo Garrone, durante l’evento del Ventennale, a Genova, nel maggio scorso

L’altro grande terminale dell’impegno della fondazione genovese è, com’è noto, Progetto Appennino, che punta a riattivare le aree interne attraverso l’imprenditoria giovanile, un’antica preoccupazione del fondatore Riccardo Garrone.

«Rappresenta un ambito di intervento strategico e distintivo della Fondazione. «Con Progetto Appennino, tramite i progetti imprenditoriali dei giovani, la montagna non è solo luogo da riabitare o risorsa da riattivare ma anche e soprattutto spazio e opportunità per la sperimentazione di nuovi paradigmi economici e relazionali», sottolinea Campora.

Un’iniziativa che è una buona pratica di innovazione sociale e di cooperazione filantropica: attraverso un modello replicabile e integrato di incubazione, accelerazione e networking per giovani imprese della montagna, Progetto Appennino ha infatti coinvolto numerosi territori da Nord a Sud Italia, grazie a una rete di partenariati pubblico-privati. «Le sue tre iniziative principali sono il campus ReStartApp, per giovani under 40 con idee d’impresa da realizzare in Appennino, e i percorsi di accelerazione Vitamine in Azienda e di creazione di reti Imprese in Rete, rivolti a rafforzare il tessuto economico locale esistente», ricordano a Genova. Al 2024 si contano 14 edizioni dei campus,160 giovani formati, 61 nuove imprese avviate, oltre 100 imprese supportate nei percorsi di rete e accelerazione.

Nel 2025, con l’ultima edizione in Molise, Progetto Appennino completa il suo primo ciclo quinquennale, confermando l’impegno della Fondazione per lo sviluppo sostenibile e partecipato dei territori montani.

Nuova formula per Progetto Appennino

«Stiamo già lavorando a una nuova formula di Progetto Appennino che sarà attiva a partire dal 2026», anticipa Campora, «e che, sulla base di tutti gli apprendimenti fatti dal team e dei riscontri da parte degli stakeholder. Per quanto riguarda l’area “scuola e formazione”, dati di scenario ed esperienze maturate “sul campo” ci stanno portando a rafforzare l’impegno a favore dei giovani, ampliando i numeri dei beneficiari. Sempre le evidenze scientifiche sulla valenza formativa e l’impatto sociale di adeguati stimoli estetici, culturali, emotivi e motori», prosegue il direttore generale, «ci stanno indirizzando verso attività dedicate alla fascia 0-6, sempre in ottica di contrasto alla povertà educativa e di sostegno alla genitorialità per i nuclei famigliari più fragili».

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Alessandro Garrone: «Passi per proseguire il proprio cammino a favore di giovani e fragili»

Un lavoro che consente al presidente Alessandro Garrone, figlio del fondatore, terza generazioni di questa famiglia industriale, uno sguardo fiduciosamente di prospettiva:  «Fondazione Edoardo Garrone, sta compiendo alcuni importanti passi – incremento delle risorse, ampliamento degli interventi, avvicendamento generazionale nella Governance – per proseguire il proprio cammino a favore dei giovani più fragili e per partecipare in modo sempre più attivo e competente allo sviluppo del più ampio settore filantropico nazionale», racconta a VITA, «al momento, il 2025 non ci ha ancora portato dal mondo o da casa nostra i cambiamenti che in molti vorremmo, ma siamo partiti con un anno in più di esperienza, un’accresciuta consapevolezza di cosa bellezza e gentilezza siano in grado di generare e un inesauribile desiderio di fare».

Nulla di nuovo, tutto di nuovo

Nel complesso un’edizione di bilancio che non svela nulla di nuovo, rispetto a quanto non sapessimo già di questa realtà filantropica tra le più evolute d’Italia e che aveva appunto un’attitudine marcata a raccontarsi ma soprattutto a raccontare i propri progetti e i relativi protagonisti. Il documento permette però una interessante lettura di insieme di tutto l’impegno e ovviamente una visibilità sugli stakeholder e sulla restituzione del loro giudizio sulle attività di fondazione.

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