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Imprenditoria italiana in affanno: focus sull’apertura e sulla chiusura di nuove imprese


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Un trend negativo che dipende da tanti fattori, come l’aumento dell’inflazione, l’instabilità geopolitica mondiale, i rincari energetici e i tassi di interesse elevati

Come confermato dai dati dell’Osservatorio Creditsafe, il 2024 è stato un anno piuttosto critico per l’imprenditoria italiana. Tra attività che hanno chiuso i battenti e attività che si sono aperte, il saldo è infatti negativo.

408.913 imprese hanno chiuso l’anno scorso, mentre le nuove aperture toccano le 292.878 unità, per una perdita totale di 116.035 aziende. Un trend negativo che dipende da tanti fattori, come l’aumento dell’inflazione, l’instabilità geopolitica mondiale, i rincari energetici e i tassi di interesse elevati.

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Rispetto al 2023, le chiusure di attività sono cresciute del 10%, mente l’apertura di nuove attività è cresciuta solo dell’1%. Nel 2024 il tasso di natalità delle imprese si è attestato al 6%, contro il tasso di mortalità che supera l’8%.

La ricerca si è concentrata anche sulle diverse aree geografiche, e sono emerse differenze sostanziali. Nel Nord Ovest 97.531 imprese hanno chiuso i battenti, pari al 24% del totale nazionale, mentre si sono aperte 86.882 nuove attività (30% del totale). Il tasso di crescita è del -0,8% e risulta anche il migliore a livello nazionale. La situazione non è molto diversa nel Nord Est, dove il tasso di crescita è pari a -1,4%.

Scendendo verso il Centro e il Sud, la situazione è ancora più allarmante. Nel Centro Italia hanno chiuso 94.312 imprese, e nel Sud Italia 98.656. In entrambe le aree geografiche il tasso di mortalità aziendale è superiore all’8%, mentre il tasso di natalità si attesta al 5%.

Per quanto riguarda le attività commerciali, i settori che hanno mostrato la maggiore sofferenza sono il commercio e le costruzioni, che hanno fatto registrare rispettivamente un tasso di mortalità pari al 26% e al 15% del totale. A seguire troviamo il settore agricolo, dove hanno chiuso 37.904 imprese, per un tasso di mortalità pari al 9%.

Anche altri settori sono però in affanno, come il trasporto e magazzinaggio, le attività dei servizi di alloggio e di ristorazione, il noleggio, le agenzie di viaggio e i servizi di supporto alle imprese, tutti con un tasso di mortalità pari all’8% circa.

Il quadro però non è completamente negativo, infatti ci sono alcuni settori in ripresa come l’innovazione tecnologica, la sostenibilità e la finanza, con un tasso di natalità superiore alla media nazionale e una crescita superiore al 2%. Bene anche le attività finanziarie e assicurative e le attività professionali, scientifiche e tecniche, che hanno visto nascere rispettivamente 2.790 e 6.412 nuove imprese.

Dal report emerge comunque un dato evidente: le piccole e le medie imprese, per la loro struttura, soffrono maggiormente rispetto alle grandi imprese, che invece hanno dimostrato una maggiore capacità di resilienza. Proprio in questo contesto stanno però prendendo piede soluzioni efficaci e pensate su misura proprio per le PMI, vale a dire i finanziamenti alle imprese. Sono risorse di denaro concesse da vari enti, come banche e governi, per sostenere le attività e le imprese. Sono disponibili varie forme di finanziamento, che vengono descritte in dettaglio sul portale di settore finanziamentimprese.it. Sono strumenti pensati per rilanciare l’imprenditoria italiana e per venire in soccorso alle PMI che hanno meno risorse, ma che possono superare le difficoltà proprio grazie ai finanziamenti agevolati.

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