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Private Credit: opportunità per lo sviluppo del mercato in Italia | EY


Lo studio di EY esplora il potenziale del Private Credit come leva per lo sviluppo del mercato finanziario in Italia, evidenziando le opportunità di crescita e le sfide da affrontare per sfruttare appieno questo strumento.

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Il Private Credit si è affermato come una delle asset class alternative di maggiore successo a livello globale, con masse in gestione che hanno raggiunto quasi $2,0tn nel 2024 (CAGR +13% dal 2015) e attese a circa $3,0tn entro il 2028 (ipotizzando un CAGR pressoché in linea). Dal 2008, ha mostrato un’espansione costante, favorita dalla capacità di navigare attraverso contesti macroeconomici mutevoli.

Le strategie di investimento si sono evolute, andando oltre i mini-bond e il direct lending, grazie a soluzioni più complesse di hybrid capital, così come i modelli di collaborazione con le banche attraverso strutture di co-investimento, loan-on-loan (o back leverage), trasferimento del rischio (SRT) e altre partnership.

In Italia, il mercato del Private Credit, seppur ancora non maturo come nei contesti anglosassoni, ha recentemente registrato un forte sviluppo, specialmente a valle del Covid-19, con livelli annui di raccolta cresciuti da €551m nel 2020 a circa €1,4mld nel 2024 (circa 25% CAGR). Il contesto competitivo si distingue per la presenza di fondi italiani specializzati di recente costituzione, affiancati da grandi asset manager internazionali con ampi track record, attivi solitamente in operazioni di maggiori dimensioni.

Le partnership con le banche in ottica di “coopetition” mostrano buoni segnali anche in Italia, ma risultano ancora in fase di sviluppo. In particolare, si stanno affermando modelli in cui le banche, oltre a investire direttamente in fondi di Private Credit o costituirne di propri, operano come intermediari tra fondi e clientela corporate, assumendo un ruolo attivo nelle fasi di origination e distribuzione. Questo modello di business consente, da un lato, di mantenere un ruolo centrale nella relazione con le imprese, affidando l’execution ad asset manager esperti e con competenze verticali, dall’altro, di alleggerire il profilo di rischio e l’impatto sul proprio bilancio, in ottica “capital-light”.

Nello scenario futuro, caratterizzato da nuove incertezze geopolitiche e tassi d’interesse attesi “higher-for-longer”, riteniamo che l’asset class possa comunque proseguire lungo una nuova fase di sviluppo. Sul piano della raccolta, gli investitori guarderanno sempre più con favore verso asset manager affermati, con rigorose politiche di sottoscrizione e approcci disciplinati al monitoraggio e gestione dei rischi di portafoglio. La partecipazione di istituzionali e assicurazioni è attesa ulteriormente in crescita, mentre sul fronte retail vediamo sempre maggiore coinvolgimento di wealth manager verso investitori affluent, anche grazie al trend crescente di costituzione di veicoli aperti in ottica evergreen.

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Sul piano degli impieghi, la prospettata ripresa del dealflow nel Private Equity, dove si osservano elevati livelli di dry powder, potrà tornare a costituire un importante driver di crescita per il Private Credit. In parallelo, la diversificazione verso nuove asset class potrà proseguire grazie ad operazioni asset-backed e un atteso aumento nel segmento Real Estate.



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