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Dazi, l’ex ministro Galletti: “L’incertezza era peggio. Ora aiutiamo le imprese”


Bologna, 1 agosto 2025 – “Il peggio? L’incertezza”. L’accordo sui dazi al 15% avrà importanti ripercussioni, ma almeno “possiamo ragionare sulle condizioni dell’intesa”. Gian Luca Galletti, ex ministro, oggi presidente di Emil Banca, non vede il bicchiere mezzo pieno, ma, da buon emiliano, la butta sul pragmatismo.

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Gian Luca Galletti, presidente Emil Banca

Meglio i dazi dell’incertezza?

“Sì. Da mesi le aziende hanno reagito come di consueto: bloccando gli investimenti. Non solo. Pure i consumatori, come ci dicono i dati del secondo trimestre dell’anno, hanno rallentato gli acquisti. Morale: ora che sappiamo i termini di massima di questo accordo tra Usa e Ue dobbiamo adottare strategie puntuali, tenendo conto che i dazi, considerando la svalutazione dell’8% del dollaro sono, di fatto, al 23%”.

Che cosa suggerisce?

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“Penso a tre strumenti da mettere in campo assieme. Il primo riguarda un sistema di garanzia dello Stato, simile a quello attivato durante il periodo Covid. Vanno, quindi, rafforzati il fondo del mediocredito centrale per le piccole e medie imprese, e la garanzia Sace (società di Cassa depositi e prestiti che fornisce garanzie a banche e altri istituti finanziari per sostenere le imprese nell’accesso al credito, ndr) per le aziende più grandi”.

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Per le aziende più piccole, invece, che cosa si può fare?

“Il secondo input, come suggerito dal presidente dell’Abi Antonio Patuelli, è il rafforzamento dell’Ires (l’imposta sul reddito delle società, ndr) premiale. I dazi colpiranno le grandi aziende, ma a cascata avranno ricadute su tutta la filiera e, quindi, anche sulle realtà più piccole. Ergo serve un rafforzamento patrimoniale per queste realtà, detassando gli utili accantonati con un sistema più semplice. Infine, va risolto il grande tema della burocrazia che rischia d’ingessare il mercato”.

Crede ci siano margini di trattativa per l’Europa?

“Ce lo auguriamo tutti, ma la storia degli ultimi mesi ci insegna che è impossibile fare delle previsioni sul comportamento degli Stati Uniti guidati da Donald Trump”.

È d’accordo con chi imputa all’Europa una certa arrendevolezza?

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“Una guerra dei dazi ci avrebbe portato a una situazione peggiore rispetto a quella di oggi”.

Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha stimato in oltre 22 miliardi le perdite per l’Italia causa dazi. Le banche che contraccolpi avranno?

“Per le banche il peggioramento dell’economia del Paese rappresenta il rischio di deterioramento del credito. E quindi più perdite da assorbire”.

Dal suo osservatorio di Emil Banca vede già effetti su mutui e prestiti?

“Ancora non registriamo un deterioramento del credito, ma abbiamo visto una minore propensione agli investimenti da parte delle aziende. E questo è un grave pericolo per l’economia italiana. Del resto, le imprese per riposizionarsi sui mercati internazionali hanno bisogno di tempo. E sarebbe deleterio se in questo momento non facessero nuovi investimenti o ancora peggio diminuissero l’occupazione. Questi comportamenti le renderebbero meno competitive, innescando, così, una spirale negativa. Per questo oggi è indispensabile sostenere gli investimenti delle imprese”.

Le banche in questo contesto che cosa possono fare?

“Il loro compito è tenere i conti a posto sapendo che il momento peggiore arriverà presto, già in autunno. Senza garanzie adeguate, anche relativamente all’accesso al credito, tante piccolissime imprese rischiano estreme difficoltà”.

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