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Argentina, Milei dichiara guerra al calcio: raddoppiata l’aliquota dei contributi dei giocatori


Il presidente è da tempo in aperta polemica col sistema calcistico del suo Paese, accusato di essere poco competitivo. Ma ora batte cassa: secondo il ministero della Previdenza Sociale, solo il 33% delle pensioni dei calciatori è coperto dai club, il resto ricade sugli altri pensionati

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Ancora uno scontro tra il presidente argentino Javier Milei e le istituzioni calcistiche del suo Paese. L’anno scorso Milei aveva attaccato duramente l’Afa, la Federazione calcio argentina, per la crisi finanziaria e tecnica nella quale da qualche tempo versa il mondo del pallone: è vero che la Nazionale è campione del mondo in carica, ma i club sono indebitati fino al collo e a livello sudamericano non riescono più a tenere il passo dei rivali brasiliani, i quali stanno anche beneficiando di una azzeccata riforma del sistema che prevede di trasformare le associazioni sportive in società per azioni, come in Europa, e quindi di attrarre nuovi investimenti. Milei aveva dunque ferocemente sollecitato che anche l’Argentina si adeguasse ad un maggiore liberismo pure nel calcio, ma ora nel nuovo capitolo della polemica sembra essere proprio lui a mettere i bastoni tra le ruote.

Contrariamente a quanto predicato tanto nell’economia quanto nel calcio – e cioè costi pubblici tagliati a colpi di motosega e avanti tutta col libero mercato – il governo argentino ha deciso pochi giorni fa di aumentare l’aliquota dello stipendio dei calciatori da destinare ai contributi previdenziali, a partire dal 1° agosto. La percentuale quasi raddoppia dal 7,5% al 13,06%, con una sovrattassa del 5,56% nei primi 12 mesi del provvedimento, cioè fino ad agosto 2026. Questo significa un’aliquota complessiva a carico dei già indebitatissimi club del 18,62% in questa fase. Il motivo, secondo i ministri di Milei, è che i conti sulle pensioni non tornavano: “Nel 2024, la vendita di calciatori argentini ha generato un fatturato di 324 milioni di dollari”, ha detto il ministro della Deregolamentazione Federico Sturzenegger, mentre il Ministero della Previdenza Sociale ha dichiarato di aver rilevato un deficit di 20 miliardi di pesos, equivalenti a circa 15 milioni di euro, in un anno a causa dell’attuale regime calcistico. “L’importo riscosso copre attualmente solo il 33% degli obblighi”, ha aggiunto Sturzenegger.

Ma le conseguenze di un’operazione del genere potrebbero essere pesanti per un sistema già al collasso. Boca Juniors e River Plate, i due club più rappresentativi, più tifati e più vincenti del calcio argentino, da anni versano in crisi finanziaria e pure sul lato del campo non riescono a ripetere i trionfi del passato, soprattutto il Boca, che non vince la coppa Libertadores dal 2007. Più recente l’affermazione del River nella massima competizione del continente sudamericano, ma è comunque datata 2018. Da allora hanno sempre vinto squadre brasiliane, che infatti all’ultimo Mondiale per club erano ben in 4 ad essere qualificate (il Brasile è stato il Paese più rappresentato) e hanno quasi tutte ben figurato, in particolare il Fluminense che è giunto alle semifinali. Eliminate invece nel girone, e malamente, River Plate e Boca Juniors. E ora la motosega di Milei.



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