Il Consiglio Nazionale e la Fondazione Nazionale dei Commercialisti ha pubblicato l’Osservatorio bilanci delle società di capitali dal titolo “Bilanci 2023 e stime fatturato 2024-2025. Analisi dei bilanci delle società di capitali per classi dimensionali e settori di attività economica” dal quale emerge che il fatturato delle società di capitali, che rappresenta il 75% del fatturato totale delle imprese italiane, nel 2025 crescerà ad un ritmo leggermente superiore a quello stimato per il 2024. Le stime pubblicate, non tengono conto dell’effetto dei dazi Usa che attualmente si stima possa comportare – nel caso di dazi al 15% – una perdita di 22,5 miliardi di fatturato, circa lo 0,5% del fatturato totale delle imprese italiane.
Il Consiglio Nazionale e la Fondazione Nazionale dei Commercialisti ha pubblicato l’Osservatorio bilanci delle società di capitali dal titolo “Bilanci 2023 e stime fatturato 2024-2025. Analisi dei bilanci delle società di capitali per classi dimensionali e settori di attività economica” dal quale emerge che il fatturato delle società di capitali, che rappresenta il 75% del fatturato totale delle imprese italiane, nel 2025 crescerà ad un ritmo leggermente superiore a quello stimato per il 2024. In particolare, dopo il +3,2% del 2023, nel 2024 il fatturato crescerà del 4,8% per poi salire a un +5,4% nel 2025, mentre la crescita reale, cioè al netto dell’inflazione, sarà positiva e pari a +3,8% per il biennio 2024-2025. La crescita a doppia cifra del biennio post-covid (+25,5% nel 2021 e +26,1% nel 2022) è servita a recuperare i livelli precedenti alla pandemia ed è ormai incorporata nei trend attuali.
Le stime non tengono conto dell’effetto dei dazi Usa che attualmente si stima possa comportare – nel caso di dazi al 15% – una perdita di 22,5 miliardi di fatturato, circa lo 0,5% del fatturato totale delle imprese italiane.
Intanto, il quadro definitivo che emerge dai bilanci 2023 di quasi 600 mila società di capitali con fatturato compreso tra 100 mila e un miliardo di euro, nonostante il forte rallentamento nella crescita del fatturato successivo al boom degli anni post-Covid, dovuto all’effetto statistico tipico che si verifica dopo un rimbalzo spropositato, è particolarmente positivo. Le società che chiudono il bilancio in utile sono aumentate in maniera significativa passando dall’83,8% all’85%, mentre il grado di patrimonializzazione è salito dal 43,9% al 45,4%. La variazione del Margine operativo lordo (Mol) è stata più contenuta rispetto agli anni precedenti, ma, comunque, ha fatto registrare un +8,9%.
L’osservatorio segnala un incremento significativo degli oneri finanziari, che, in rapporto al fatturato passano dallo 0,9 all’1,5% e sul Mol passano dall’11,5 al 16,5%. Invece, mentre i debiti totali risultano quasi stazionari, il grado di indebitamento si è ridotto, passando dal 49,6 al 48,5%. Crescono i debiti tributari. In particolare, sono cresciuti del 6,6%, sintesi di una crescita del 4,9% dei debiti tributari entro l’esercizio e del 21% dei debiti tributari oltre l’esercizio.
Sul piano territoriale, è interessante osservare come nel Sud i ricavi, nel 2023, siano aumentati in misura nettamente superiore alle altre aree del Paese e specialmente al Nord. Nelle aree settentrionali, infatti, la crescita dei ricavi è stata piuttosto contenuta (+1,6% nel Nord-ovest e +2,2% nel Nord-est), mentre nel Centro è stata di poco superiore alla media nazionale (+4,1%) e nel Sud è stata più del doppio di quella nazionale (+8,8%).
Altro dato da segnalare riguarda la quota di società in utile. Questa, infatti, tende ad essere più elevata nelle società di media dimensione (91,4% per le società con fatturato tra 5 e 20 milioni di euro e 90,8% per quelle con fatturato tra 20 e 50 milioni di euro), mentre risulta significativamente più bassa per le società più piccole (quelle con fatturato tra 100 mila e 5 milioni di euro sono in utile per l’84,2%). Le società più grandi presentano una percentuale più elevata (88,8%) ma, comunque, inferiore a quelle medie. Per contro, il grado di patrimonializzazione tende ad essere più elevato per le società più piccole (48,6% rispetto ad una media generale del 45,4%) che, quindi, presentano il grado di indebitamento più basso (45,3% rispetto alla media generale del 48,5%).
Uno sguardo settoriale mostra dinamiche molto differenziate per quanto riguarda l’andamento dei ricavi. I settori con segno negativo sono quattro:
– industria estrattiva (-20,4%),
– energia, acqua e rifiuti (-19,4%),
– trasporti e logistica (-2,4%),
– industria manifatturiera (-0,7%).
Tra i settori con segno positivo si distinguono:
– le costruzioni (+21,2%),
– arte e cultura (+20%),
– sport (+21,5%),
– ristoranti e alberghi (+16,9%).
Questi andamenti dimostrano che i settori più colpiti dalla crisi covid sono quelli che hanno una fase di recupero più estesa e importante degli altri.
Per quanto riguarda la quota di società in utile, è il settore delle costruzioni a far registrare l’indice più elevato (89,5%) seguito da riparazioni meccaniche e macchinari (88,9%), mentre il settore che ha fatto registrare l’incremento più significativo rispetto all’anno precedente è quello dei ristoranti e alberghi (+6,4%) seguito da attività sportive (+6,2%).
Il settore con il grado di patrimonializzazione più elevato resta l’immobiliare (65,3%) seguito da lotterie e gioco (53,9%) e ristoranti e alberghi (51,3%), mentre il settore con il grado di indebitamento più elevato è quello delle costruzioni (61,1%).
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