“Se vincesse il paese con le tariffe doganali più alte, il Sudan e l’Iran diventerebbero superpotenze economiche”, ha twittato Aslak Berg, ricercatore presso il Centre for European Reform (specializzato in politica commerciale, economia internazionale, politica di regolamentazione e integrazione regionale), a proposito dell’accordo commerciale tra UE e Stati Uniti che “in termini economici” e “date le circostanze”, considera “una sorta di vittoria”.
Fabio Sabatini, che insegna economia alla Sapienza, è della stessa opinione: “Politicamente sembra una sconfitta per l’Unione Europea, ma dal punto di vista economico, considerate le condizioni di partenza, può essere letta come un pareggio, se non addirittura come una piccola vittoria”.
Considerato che l’accordo (che non segna la fine dell’incertezza: i dettagli non sono ancora stati definiti, e Trump cambia idea continuamente) ha già suscitato reazioni molto polarizzate, consiglio di leggere le considerazioni di Sabatini (che nell’ultimo episodio del suo podcast, “Guida ai dazi estivi di Trump”, aveva illustrato dettagliatamente i meccanismi che porteranno ad un esito prevedibile: i dazi saranno pagati quasi interamente dalle imprese e dai consumatori statunitensi: https://open.substack.com/…/guida-ai-dazi-estivi-di-trump).
I media europei parlano di un’umiliazione politica per l’UE, ma secondo Sabatini, è una lettura parziale e in gran parte fuorviante. Gli Stati Uniti, sostiene Sabatini, “non riceveranno vantaggi significativi da questo accordo – che per tanti versi, al pari di altri accordi, assomiglia più a un colossale atto di autolesionismo che a una vittoria – mentre l’Europa è riuscita a prendere tempo e a non compromettere alcuni dei suoi obiettivi strategici di breve periodo: limitare al minimo possibile i rischi per le sue imprese e i suoi consumatori (potenzialmente forieri di instabilità politica), preservare a un livello accettabile la propria competitività di sistema, e smorzare la guerra commerciale in un contesto di vulnerabilità militare nei confronti della Russia, guadagnando tempo e stabilità utili a costruire la necessaria e urgente autonomia strategica dagli Stati Uniti”.
“Una volta chiarito che l’Europa non è stata sconfitta sul piano economico, anche la narrazione dell’umiliazione politica va ridimensionata”, spiega Sabatini. “Nonostante le apparenze, Trump non ha vinto – anzi, ha inflitto all’economia americana l’ennesimo colpo – e l’Europa è riuscita per ora a contenere i danni della guerra commerciale. Tuttavia, l’incertezza rimane molto elevata. L’esito finale di questo confronto dipenderà dalla capacità dell’UE di agire come richiede la situazione di emergenza esistenziale in cui ci troviamo. Il rafforzamento della coesione, l’eliminazione delle barriere interne che ancora resistono ai trattati, l’approfondimento delle relazioni economiche con partner commerciali parimenti colpiti dall’aggressività MAGA, e l’autonomia strategica dagli Stati Uniti, soprattutto nel settore della difesa, sono priorità politiche che non possono più attendere” (https://open.substack.com/…/un-pareggio-mascherato-da…). Da leggere.
Già senatore del Partito democratico, membro della Commissione Esteri e della Commissione Politiche Ue, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Parlamentare dal 2001 al 2018, è stato segretario regionale dei Ds del Friuli Venezia Giulia.