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nuovi obblighi per l’intelligenza artificiale


Via alle nuove norme europee sull’intelligenza artificiale generativa. Dal 2 agosto scattano le regole dell’IA a integrazione dei divieti più urgenti dell’AI Act, il regolamento in materia varato dall’Unione europea ed entrato in vigore a febbraio. Adesso la Commissione europea ha dato il via libera al Codice di buone pratiche dell’Ue sui modelli di IA per finalità generali (Gpai), sottoscritto da alcune delle Big Tech che sviluppano i modelli.

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Una normativa diretta al rispetto dei principi di trasparenza e sicurezza, per tutelare i diritti dei cittadini da quelli che l’Ue ritiene rischi sistemici dell’intelligenza artificiale, ma che non è accolta di buon grado dalle aziende del settore, le quali chiedono più tempo per assorbire le novità.

Il Codice dell’AI Act europeo

Il Gpai Code of Practice è stato elaborato da 13 esperti indipendenti, in collaborazione con oltre mille parti interessate, per fissare delle linee guida su trasparenza, gestione dei diritti di autore e sicurezza nell’uso dell’IA: chi aderisce avrà accesso a un percorso privilegiato con gli organi di controllo dell’Ue, con minori oneri amministrativi e “una maggiore certezza giuridica”.

Il codice è stato sottoscritto da OpenAi, Google, Antrophic, i principali fornitori europei come la francese Mistral AI e la tedesca Aleph Alpha, oltre che le italiane Domyn e Almawave.

Tra i colossi tecnologici nell’elenco figurano anche Microsoft, Amazon, Ibm e Fastweb. Come preannunciato, mentre xAI, lo sviluppatore dell’intelligenza artificiale dell’impero di Elon Musk, ha aderito solo alla parte del Codice relativi alla sicurezza.

Non rientrano nella lista le Big Tech cinesi e neanche Meta, che aveva negato l’adesione lamentando “incertezze giuridiche per gli sviluppatori di modelli” e per le “misure che vanno ben oltre l’ambito di applicazione della legge sull’IA”.

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Le proteste delle aziende italiane

Le regole applicate ai fornitori dei modelli di intelligenza artificiale generativa, che interesseranno in particolare quelli più diffusi come ChatGpt 4 di OpenAI, Gemini di Google e Grok di xAI, andranno a impattare sulle aziende europee, che rischiano di finire nel mezzo tra gli obblighi stabiliti dall’Ue e i contratti dei colossi, senza la certezza di non violare la nuova normativa.

Per questo Anitec-Assinform, l’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese italiane dell’Information Technology, chiede di rinviare di due anni l’entrata in vigore dell’AI Act.

L’AI Act è un passo importante, ma i nuovi profili di compliance che prevede sono senza precedenti, e le imprese hanno bisogno di più tempo per adottarli efficacemente

Con il regolamento europeo è entrato in funzione dell’Ufficio europeo “European AI Office”, l’organo responsabile per il coordinamento dell’attuazione del regolamento a livello comunitario, insieme al Comitato europeo per l’Ia, che raccoglie i rappresentanti delle autorità nazionali di ciascuno Paese Ue.

Sempre dal 2 agosto è in vigore anche l’obbligo per i 27 Stati membri di istituire un’autorità di vigilanza nazionale con il compito di monitorare il mercato e l’applicazione delle nuove regole.

L’Italia è tra i Paesi che non ha ancora provveduto ad attivare l’organo dedicato, in discussione al Senato all’interno del disegno di legge “Disposizioni e deleghe al governo in materia di intelligenza artificiale”.





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