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più divari territoriali e danni al made in Italy


I settori che saranno più colpiti, secondo gli italiani, saranno: vini e bevande (per il 53 per cento), agroalimentare (per il 50 per cento), moda e abbigliamento ( per il 36 per cento, dato che sale al 41 nel nordest). E l’opinione pubblica è poco fiduciosa sulla capacità e la forza di negoziazione del nostro paese

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Da mesi si parla dei possibili dazi americani. E sono arrivati. La strategia imperiale di Donald Trump prosegue, imponendo gli interessi americani al mondo. L’opinione pubblica italiana è da mesi allarmata e l’imposizione al 15 per cento non è certo una conquista. Una recente indagine svolta da Ipsos per la Conferenza delle regioni e delle province autonome ha scandagliato il vissuto sui dazi.

I timori 

Per l’86 per cento l’imposizione Usa avrà riverberi svantaggiosi sulla nostra economia. In questa quota vi è anche un 30 per cento che paventa ricadute fortemente negative. Secondo gli intervistati i settori che saranno più colpiti saranno quelli strettamente legati all’immaginario del Made in Italy: vini e bevande (53 per cento), agroalimentare (50), moda e abbigliamento (36 per cento, dato che sale al 41 nel nordest), automotive (30), macchinari industriali (22), farmaceutica (21), arredamento e design (16).

Meno colpiti potrebbero essere, per l’opinione pubblica, il settore dell’aerospazio (9 per cento), quello della cantieristica (8 per cento) e quello della gioielleria e oreficeria (11 per cento). Nelle diverse regioni italiane l’imposizione dei dazi rischia, secondo i cittadini, di colpire pesantemente le aree produttive e le imprese maggiormente proiettate nell’export (50 per cento).

Non solo. Uno degli effetti diretti e neanche troppo collaterali della Trump-tax rischia di portare a un ulteriore aumento delle disparità tra le regioni italiane. Una ricaduta negativa denunciata dal 37 per cento degli italiani, con punte del 43 per cento al sud e del 45 per cento nelle aree rurali.

Anche l’immagine e la forza del made in Italy subirà, per l’opinione pubblica nazionale, un duro colpo. Ne è convinto l’80 per cento del paese e l’82 per cento ritiene che l’introduzione dei dazi agevolerà e potenzierà il fenomeno dell’Italian sounding (quota che sale all’87 per cento in Centro Italia). Anche il turismo non beneficerà della Trump-tax. Per il 59 per cento dell’opinione pubblica (63 per cento nelle aree rurali) i dazi avranno riverberi negativi anche sulla propensione turistica.

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Poca fiducia 

L’agenda delle iniziative attese per mitigare e ridurre l’impatto negativo dei dazi sull’economia dei territori vede l’opinione pubblica limitatamente fiduciosa sulla capacità e la forza di negoziazione del nostro paese (solo il 33 per cento ritiene che possano arrivare dei risultati positivi), mentre la maggioranza dei cittadini è orientata su scelte chiare e concrete come la promozione del made in Italy su nuovi mercati (56 per cento); il supporto alla diversificazione dei mercati di esportazione (42 per cento); gli incentivi alla produzione locale (29 per cento, dato che sale al 40 per cento nelle aree rurali); investimenti in innovazione e tecnologia (22 per cento).

Oltre a questi elementi di strategia a supporto della nostra produzione, gli italiani auspicano anche interventi concreti da parte del governo per le imprese italiane colpite (22 per cento); l’aumento dei fondi per la formazione e la riqualificazione dei lavoratori espulsi dal processo produttivo a causa della Trump-tax (17) e la creazione di zone economiche speciali nelle diverse regioni (16 per cento). Gli italiani si attrezzano anche individualmente per fare qualcosa in difesa dell’economia italiana e contro la Trump-economy.

Il 44 per cento intende acquistare più prodotti locali per sostenere la nostra economia e il 38 per cento intende ridurre gli acquisti di prodotti importati dagli Usa. La Trump-tax segna un cambio di paradigma, passando dal modello di globalizzazione neoliberista a quello sovranista-imperiale fondato sulla potenza economica e militare.

Per l’Italia, oltre alle conseguenze sulla nostra economia, i dazi evidenziano la decennale carenza di una politica economica e industriale, nonché l’esigenza accelerare la transizione verso un modello economico più territorializzato, in linea con il concetto di capitalismo di territorio proposto dal sociologo Aldo Bonomi.


NOTA METODOLOGICA. Indagine cawi su panel Ipsos digital per la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, campione 1.000 soggetti maggiorenni intervistati tra fine maggio-inizio giugno 2025.

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