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Space economy: sorpasso Europa-Cina negli investimenti privati


Dici Luna e pensi alle missioni Apollo. Dici spazio e la mente corre alla NASA. Nell’immaginario collettivo, per quanto i primi successi oltre all’atmosfera terrestre siano stati tutti di matrice sovietica, la parola spazio collega direttamente agli Stati Uniti e alle sue imprese tecnico-scientifiche. Dal 1969 (l’anno dell’allunaggio) a oggi, però, lo scacchiere geospaziale è decisamente cambiato. Per quanto la NASA e gli Stati Uniti rimangano un incrollabile punto di riferimento, numerosi attori sono entrati nel club: altri Paesi, altri competitor globali, pubblici e privati. Lo spazio, non è più un affare per pochi e come tale, anche le spinte economiche possono spostare il loro baricentro.

Negli ultimi anni, il settore spaziale ha attraversato un processo di trasformazione profonda e rapida. Una delle manifestazioni più evidenti di questo cambiamento è rappresentata dalla dinamica degli investimenti privati, diventati un indicatore cruciale per misurare la salute e la vitalità economica dell’intero comparto spaziale. 

I rapporti ESA ed ESPI sulla space economy

Secondo gli ultimi rapporti pubblicati dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e dallo European Space Policy Institute (ESPI), relativi ai dati aggiornati al 2024, emerge una novità significativa: per la prima volta, gli investimenti privati combinati dell’Europa e della Cina hanno superato quelli degli Stati Uniti, tradizionale leader incontrastato nel panorama spaziale globale.

Questa inversione di tendenza non è soltanto simbolica, ma sottolinea una serie di evoluzioni economiche, politiche e tecnologiche che stanno modificando gli equilibri globali nello spazio. Nel 2024, il totale globale degli investimenti privati nello spazio è stato di circa 7 miliardi di euro, secondo i dati ESA, con un incremento annuo del 20%. I dati ESPI sono leggermente più conservativi, attestandosi su 6,9 miliardi. Si tratta, palesemente, di un vertiginoso aumento del giro d’affari. È la dimostrazione di come, tra attività upstream(quelle hardcore, relative alla realizzazione e al successivo lancio di infrastrutture) e downstream (tutte quelle che hanno ricadute dal servizio upstream) il settore sia in forte espansione. Non è un caso che molti Paesi, tra cui l’Italia, si stiano dotando o si siano già dotati di nuovi strumenti legislativi per stare al passo con i tempi e le innovazioni tecnologico-industriali.


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La quota americana e i concorrenti

Analizzando nello specifico la distribuzione geografica, si nota chiaramente che la quota di investimenti privati negli Stati Uniti è scesa al 41%, il punto più basso dal 2019, mentre Europa e Cina, insieme, hanno raccolto il 50% del totale globale, raggiungendo livelli record. Questa crescita europea e cinese non è frutto del caso, bensì il risultato di strategie mirate, politiche di incentivazione e di un ecosistema sempre più maturo e competitivo.

In Europa, infatti, il 2024 è stato un anno importante che ha visto investimenti privati pari a 1,5 miliardi di euro. SI tratta di una crescita pari al 56% rispetto al 2023. Questa cifra corrisponde al 22% del totale globale, in netto aumento rispetto al 3% di appena cinque anni prima. È un segnale non trascurabile che mette in evidenza la maturazione del settore spaziale europeo. Gli investimenti sono stati particolarmente concentrati nel venture capital, che ha rappresentato il 72% dei fondi raccolti, mentre si registra anche una crescita significativa degli strumenti di debito (8%), segno di una maggiore diversificazione e maturità finanziaria.

Il ruolo cinese

Parallelamente, anche la Cina ha aumentato in maniera considerevole la propria quota di investimenti privati nello spazio. Sebbene i rapporti non forniscano dettagli specifici sulla distribuzione cinese, è evidente che la combinazione con il dinamismo europeo abbia consentito il sorpasso sugli Stati Uniti. Questo trend si inserisce in una strategia più ampia della Cina, che da anni investe massicciamente nel settore spaziale come parte integrante della propria politica di sviluppo tecnologico e industriale, sostenendo con forza iniziative pubbliche e private.

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Gli Stati Uniti, tradizionalmente dominanti, si trovano oggi di fronte a una sfida importante. La diminuzione della loro quota non è dovuta tanto a una crisi interna, quanto piuttosto alla accelerazione impressa altrove. Sebbene continuino a disporre di attori fortissimi come SpaceX, che da sola continua a lanciare centinaia di satelliti all’anno, gli USA stanno vivendo un rallentamento relativo, in particolare negli investimenti in infrastrutture spaziali, scesi del 55% nel 2024 rispetto all’anno precedente.

Gli investimenti civili e a scopo di difesa

Un capitolo a parte, lasciando in ombra per un po’ il settore privato, deve essere dedicato alla spesa pubblica e alla sua ripartizione. In anni caratterizzati da un forte squilibrio politico-economico e in una società squarciata dal proseguimento e dall’avvio di nuovi fronti di guerra (l’invasione russa dell’Ucraina su tutte, ma poi Gaza e l’Iran, la Siria… L’elenco sarebbe tristemente lungo e non esaustivo), gli investimenti pubblici sono stati in gran parte spostati sugli asset di difesa, la cui quota è cresciuta del 12% a livello globale rispetto al 2023. Nello specifico: la spesa per la difesa ha raggiunto circa il 54% del totale degli investimenti pubblici globali, superando per la terza volta consecutiva quella civile. Si tratta di uno spostamento marcato in grado di dimostrare come lo spazio sia sempre di più “territorio” strategico e di dominio militare.

In questo contesto, l’Europa gioca, però, il ruolo della colomba: oltre l’80% degli investimenti pubblici (per un totale di poco più di 12 miliardi di euro) è stato destinato ad attività civili. 

L’attività spaziale globale

Nel 2024, l’attività spaziale globale ha segnato numeri importanti: sono stati effettuati 259 lanci orbitali (+18% rispetto al 2023), con una massa totale lanciata di 2.100 tonnellate (+41%). Gli Stati Uniti hanno dominato il panorama con 154 lanci, di cui 90 realizzati da SpaceX, seguiti dalla Cina con 68 lanci. L’Europa ha registrato il debutto del nuovo lanciatore Ariane 6 (9 luglio) e il ritorno in servizio di Vega-C (5 dicembre). Nonostante un leggero calo nel numero complessivo di satelliti messi in orbita (-2%), principalmente a causa del rallentamento delle costellazioni Starlink, la capacità globale continua ad aumentare sensibilmente.

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A livello di test, si segnala la costante attività di SpaceX nella sperimentazione del suo nuovo razzo vettore: Starship. Le ultime prove non hanno dimostrato, apparentemente, risultati apprezzabili (nel test numero 9 il razzo è esploso prima di staccarsi dalla piattaforma di lancio) ma nella filosofia della compagnia privata fondata da Elon Musk, anche quelle che sono considerate prove fallite rimangono valide per i dati raccolti che andranno a migliorare i lanci successivi. Il nuovo vettore, una volta a regime, sarà il più potente razzo mai creato, superando il record, ancora imbattuto, del Saturn V che portò la specie umana sulla Luna.

Consolidamenti e acquisizioni

A livello europeo, i maggiori giri di finanziamento del 2024 hanno visto protagoniste aziende già affermate o in fase avanzata, tra cui spicca l’acquisizione di Preligens da parte del gruppo francese Safran per 220 milioni di euro, esempio emblematico della crescente maturità del mercato europeo e della sua crescita. Preligens è degna di nota: l’azienda è considerata una delle più avanzate e promettenti nel settore che vede l’applicazione dell’intelligenza artificiale alle attività spaziali. 

Prospettive future e spostamento degli equilibri

Gli analisti sottolineano come il superamento (storico) della quota combinata di investimento privato Europa-Cina, rispetto agli Stati Uniti, sia destinato a produrre conseguenze profonde negli equilibri spaziali globali. Innanzitutto, potrebbe accelerare la competizione geopolitica, con gli USA che potrebbero rispondere aumentando il sostegno pubblico al settore spaziale privato, come già avvenuto in passato attraverso programmi della NASA e del dipartimento della Difesa. Si tratterebbe, però, di una sorta di ritorno al passato, quando il governo delle attività spaziali era di tipo up-bottom, basato cioè sul concetto che fosse il governo l’acceleratore delle attività oltre atmosfera. Con l’avvento dei privati e dei loro investimenti, il sistema si è rovesciato totalmente. Inoltre, la diversificazione delle fonti di capitale, con un crescente peso degli strumenti finanziari avanzati (debito, capitalizzazione mista pubblico-privato), suggerisce che il settore spaziale europeo e cinese stia attraversando una fase di maturazione economica che potrebbe stabilizzare la crescita anche nei prossimi anni, superando eventuali rallentamenti ciclici o finanziari.

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Il sorpasso della quota combinata Europa-Cina sugli Stati Uniti negli investimenti privati nel settore spaziale non è soltanto un dato statistico rilevante, ma rappresenta una svolta significativa con implicazioni geopolitiche, industriali e finanziarie di ampio respiro. La capacità dell’Europa di mantenere e accelerare ulteriormente questo trend nei prossimi anni dipenderà in larga misura dalla sua capacità di consolidare l’ecosistema industriale e finanziario, rafforzare il supporto istituzionale e garantire condizioni favorevoli allo sviluppo tecnologico e imprenditoriale. 

Il grande assente

In questo contesto, manca all’appello un grande protagonista del passato: il settore spaziale della Russia. Il Paese, però, non figura attualmente tra i grandi giocatori della partita spazio. Le tensioni internazionali e l’invasione Ucraina hanno messo nell’angolo molti dei programmi che la Roscosmos (l’agenzia spaziale russa) aveva in condivisione con le altre agenzie mondiali. L’unico spiraglio arriverebbe dal riavvicinamento strategico-politico tra la Russia e la Cina, che potrebbe allargarsi anche alle attività extraterrestri. Non si tratterebbe di un’ipotesi così remota: la nuova corsa allo spazio non permette ritardi o errori. Perdere il treno attuale significherebbe accumulare anni di ritardo.





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