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Ad Aosta 2.050 anni di storia, megalitica e romana


Una volta lasciato il MegaMuseo, ci dirigiamo verso il centro di Aosta dove ad accoglierci all’ingresso è l’imponente Arco di Augusto edificato nel 25 a.C. a ricordo della vittoria sui Salassi. Il monumento onorario è in restauro dal maggio scorso e sarà «spacchettato» solo a fine ottobre quando finalmente potrà rivelare tutta la sua superba bellezza dopo le operazioni di pulitura. Oltre a segnare l’ingresso alla città, l’Arco segnava quello che i Romani chiamavano «pomerium», quel confine sacro e inviolabile che delimitava lo spazio lungo le mura, che ad Aosta sono ben conservate e
scandite da torri. Una volta entrati, percorriamo via Sant’Anselmo (dove l’osteria Da Nando con cucina tipica valdostana è assolutamente da provare) e arriviamo diretti alla possente Porta Praetoria, una delle porte antiche (quella orientale) della città, a tre arcate, realizzata in grossi blocchi di conglomerato. Ai nostri occhi si presenta con una corte interna forse per ospitare le guardie e chiusa da un muro. Qui passava il decumano massimo che la collegava con la Porta occidentale oggi non più visibile. Se superata la Porta si avverte un certo languorino, vale la pena fermarsi nel ristorante della bottega La Grenette, in origine salumeria, per gustare tra i tanti piatti proposti un’ottima carne. Rimanendo in zona, ci imbattiamo nel quartiere degli spettacoli oggi al centro di un intervento di valorizzazione e di collegamento con il tessuto urbano: la realizzazione di camminamenti lungo le mura fino alla Torre dei Balivi e di un’agorà destinata alla rappresentazione di spettacoli con vista sul Teatro antico illuminato. Proprio per questo motivo l’edificio teatrale, la cui costruzione risale a una fase successiva alla fondazione della città, non è accessibile fino a quando i lavori non saranno terminati, si spera, entro l’autunno. Si può comunque ammirare la maestosa facciata finestrata, un muro alto 22 metri che svetta sopra i tetti delle abitazioni. Non distante, i resti dell’Anfiteatro giacciono inglobati in un convento e per vederli bisogna rivolgersi alle suore di Santa Caterina.

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Proseguiamo il nostro giro e arriviamo nella bella e ariosa piazza Challant, per superarla e dirigerci verso la Cattedrale. Qui sorgeva il complesso religioso del Foro che doveva essere molto scenografico: l’imponente Criptoportico forense delimitava l’area dedicata al culto e dotata di un podio con due templi gemelli (di uno dei due restano le fondazioni) con le montagne sullo sfondo. Si tratta di una costruzione resa necessaria per contrastare la pendenza del terreno e utilizzata come passaggio coperto e processioni, sa- pientemente illuminata e molto suggestiva. Spostandoci in quella che doveva essere la parte civile del Foro troviamo alcuni resti in via Monsignore de Sales su cui affaccia l’enoteca bar ristorante Ad Forum: qui si possono gustare anche piatti gluten free. Non lontano il piccolo Mar-Museo Archeologico regionale offre uno sguardo sui ritrovamenti degli scavi condotti nella Valle tra cui il prezioso «balteo» (pettorale per cavallo da parata) in bronzo con scena di lotta tra Romani e barbari rinvenuto nel 1953 in una delle insulae della città. E a proposito di abitazioni, se aveste ancora tempo a disposizione, potreste recarvi al Giardino dei ragazzi Liliana Brivio, l’area giochi con ingresso da via Festaz. I custodi del parco hanno le chiavi di accesso all’area sottostante il parcheggio: con un pizzico di fortuna potreste avere la possibilità di scoprire una porzione del quartiere popolare di Aosta con tanto di cardo secondario e colonnato, parte di strada e fogna e un termopolio di 2mila anni fa! Tralasciando la vicina Necropoli fuori Porta Decumana e la più lontana Villa della Consolata, entrambe chiuse per lavori, il nostro giro non può che concludersi con la visita dello stupefacente capolavoro di ingegneria, all’imbocco per la strada che conduce a Cogne. È il Ponte Acquedotto di Pont d’Ael, immerso nel verde, musealizzato nella parte alta dove una volta scorreva l’acqua, e percorribile a piedi calpestando il pavimento vetrato che consente di scorgere tutta l’abilità tecnica dei Romani. Assolutamente da provare, basta solo non soffrire di vertigini.



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