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“Al momento qualcosa di sopportabile, preoccupa più la svalutazione del dollaro”


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L’accordo raggiunto tra Stati Uniti ed Europa, che ha fissato i dazi su alcuni prodotti agroalimentari europei al 15% anziché all’iniziale 30%, porta un sospiro di sollievo, seppur cauto, per il comparto olio toscano. Nonostante la riduzione, le preoccupazioni permangono, specialmente per un settore che vede gli USA come mercato di riferimento.

Secondo Coldiretti Toscana, l’impatto complessivo dei dazi sul comparto primario regionale potrebbe ridurre dello 0,2% il valore aggiunto. Vino e olio, che insieme rappresentano il 93% delle esportazioni agroalimentari toscane oltreoceano (con un valore di quasi un miliardo di euro), sono i prodotti più esposti a questa nuova tassazione. L’ipotesi iniziale del 30% avrebbe causato danni fino a 300 milioni di euro, gravando pesantemente sui consumatori americani e sul Made in Tuscany.

Giampiero Cresti, presidente del Consorzio Tutela Olio EVO Toscano IGP, offre una prospettiva più dettagliata per il settore dell’olio. “I dazi sono sempre un problema, agiscono sul prezzo in maniera non legata al prodotto – afferma Cresti -. La preoccupazione è legittima, considerando che oltre il 60% dell’olio toscano certificato viene esportato negli Stati Uniti”.

Tuttavia, Cresti esprime un cauto ottimismo. “Con i dazi al 15%, l’impatto sul consumatore finale dovrebbe essere sopportabile. L’olio toscano IGP è un prodotto premium e chi lo acquista è spesso disposto a spendere qualche dollaro in più”. 

A ciò si aggiunge il fatto che la domanda dagli Stati Uniti ha storicamente superato l’offerta delle aziende toscane, suggerendo che anche con una lieve contrazione, il mercato rimarrebbe entro un ambito di accettabilità. “Nonostante siamo scesi al 15%, la preoccupazione rimane. Siamo in contatto continuo con i nostri soci per capire che cosa pensano, visto hanno il polso della situazione, e devo dire con i dazi al 15% pensiamo che sia al momento qualcosa di sopportabile per il consumatore finale” spiega Cresti.

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Paradossalmente, per i produttori di olio toscano, la questione dei dazi non è l’unica né la maggiore preoccupazione. “C’è un altro aspetto che più ci preoccupa, quanto e forse più dei dazi: il trend della svalutazione del dollaro – sottolinea il presidente del Consorzio Tutela Olio EVO Toscano IGP  -. Dalla presidenza di Donald Trump, il dollaro ha perso oltre il 15% del suo valore. Questa instabilità valutaria crea una forte incertezza: quando un contratto è stipulato in dollari e il valore della valuta si riduce nel tempo, i ricavi per i produttori diminuiscono. Questo può portare a una riduzione dei margini di profitto, già esigui nel settore dell’olio, o a un aumento dei prezzi finali”. 

Un’ulteriore sfida derivante dai dazi è la potenziale apertura del mercato a prodotti concorrenti provenienti da altri paesi, che potrebbero godere di una tassazione diversa e offrire una qualità percepita differente. “Tutto questo apre le porte ad altri paesi che hanno prodotti simili ma con una qualità diversa e una tassazione diversa, e quindi anche questo potrebbe essere un altro problema che si può venire a creare”, spiega Cresti.

Per quanto riguarda eventuali aiuti statali, il presidente del consorzio ammette che la questione non è stata ancora discussa approfonditamente. Sebbene i sostegni sarebbero più che utili, Cresti è scettico sulla possibilità di interventi massicci, ritenendo che le problematiche attuali siano più pressanti per settori con numeri significativamente maggiori, come il vino, che potrebbe necessitare di un periodo di assestamento. “Nel settore dell’olio non siamo ancora, per fortuna, in queste condizioni”, conclude Cresti, evidenziando una resilienza, seppur vigile, del comparto olio toscano di fronte alle sfide attuali.

 



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