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Maserati in crisi, vendite crollate e futuro incerto per il Tridente di Stellantis


La crisi di Maserati si fa sempre più profonda: lo storico simbolo del lusso automobilistico italiano attraversa il periodo più nero della sua storia centenaria.

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I numeri sono spietati: nel 2024 le perdite hanno raggiunto i 701 milioni di euro, quasi otto volte il rosso del 2023.

Produzione Maserati ai minimi storici

Maserati affronta un mostro a tre teste: crisi industriale, rete commerciale in sofferenza e un brand che rischia di perdere progressivamente rilevanza.

Le vendite globali sono crollate del 58%, fermandosi a 11.300 unità, con un fatturato in caduta del 60,6% e un margine operativo sceso a -25%.

Stellantis, il gruppo che controlla il marchio, ha risposto con un’iniezione di capitale da 350 milioni di euro, misura che appare più come un’operazione di emergenza che come una strategia di rilancio.

Il cuore della crisi si riflette nelle fabbriche: a Modena, nel primo semestre del 2025, sono state prodotte appena 45 vetture; a Mirafiori 70; nello stabilimento di Cassino 10.500 unità (-35% rispetto all’anno precedente), di cui solo un quarto relative al Suv Grecale. Il ricorso alla cassa integrazione è diventato la norma: i lavoratori della produzione hanno lavorato appena una trentina di giorni dall’inizio dell’anno, con pesanti ricadute sul tessuto occupazionale modenese, già segnato da un aumento del 44,5% delle ore di ammortizzatori sociali.

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Gamma Maserati considerata obsoleta

Gli analisti individuano le radici della crisi in una serie di scelte gestionali poco lungimiranti. Maserati ha posizionato la propria gamma su prezzi da lusso puro, senza però offrire un reale valore aggiunto rispetto ai competitor diretti. Modelli come Ghibli e Quattroporte, lanciati nel 2013, sono rimasti sul mercato per oltre un decennio senza un rinnovamento significativo, lasciando spazio a Porsche e Ferrari nella fascia alta.

La strategia sull’elettrificazione, con il progetto Folgore, ha accentuato le difficoltà: nel 2024 sono state vendute appena 150 vetture elettriche in Europa, complice una gamma incompleta, ritardi nello sviluppo della nuova Quattroporte elettrica (rinviata al 2028) e cancellazioni di modelli come la MC20 Folgore.

Il settimanale Panorama ha raccolto il parere di Francesco Zirpoli, docente di economia all’università Ca’ Foscari di Venezia e direttore del Center for automotive and mobility innovation e dell’Osservatorio sulle trasformazioni dell’ecosistema automotive: “L’azienda, dopo la cura Tavares, fatta di tagli alle opzioni di personalizzazione, pricing di prodotto fuori target (una Maserati GT costava quasi quanto una Ferrari entry level), assenza di investimenti per il rinnovo della gamma su modelli chiave come Levante e Quattroporte, ha perso il sostegno della forza vendita e la continuità produttiva”.

Piano di rilancio incerto per Maserati

Stellantis, guidata dal nuovo Ceo Antonio Filosa e dal presidente John Elkann, promette un nuovo piano industriale per il rilancio del Tridente. La sinergia con Alfa Romeo dovrebbe garantire nuove piattaforme e motori ibridi plug-in, mentre è in discussione una supercar congiunta. Tuttavia, la roadmap attuale è debole: con Ghibli e Levante fuori produzione, Maserati affronta il mercato con una gamma ridotta a Grecale e GranTurismo fino almeno al 2027.

Il destino del marchio Maserati appare quindi legato a tre possibili scenari:

  • un rilancio strutturale con investimenti massicci;
  • una cessione a un gruppo specializzato nel lusso;
  • una eventuale sinergia con Ferrari.

Cinesi in allerta

Nel frattempo, i rumor di mercato restano vivaci. La cinese Chery, tra le altre, osserva da vicino gli sviluppi, pronta a cogliere un’eventuale occasione per entrare nel segmento premium internazionale. Ufficialmente, Stellantis smentisce ogni ipotesi di cessione, ma ha affidato a McKinsey l’analisi delle opzioni future per Maserati e Alfa Romeo.





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