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Ospedali Sardegna, fondi alla sanità: Cagliari prende il triplo di Sassari


Sassari Cambiano le giunte regionali ma restano le profonde disparità territoriali nella distribuzione delle risorse per la specialistica ambulatoriale in Sardegna. A certificarlo, numeri alla mano, è una delibera approvata lo scorso 4 luglio dalla giunta regionale: un atto che definisce i tetti di spesa per visite, esami e terapie ambulatoriali per il biennio 2025-2026 e che, di fatto, riconferma una ripartizione profondamente squilibrata tra le Asl sarde.

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A pesare, ancora una volta, è il criterio della spesa storica, un meccanismo che fotografa il passato e congela le diseguaglianze, anziché correggerle. Le risorse vengono assegnate in base al fatturato degli anni precedenti, senza tenere conto del peso della popolazione e del fabbisogno assistenziale.

E così, mentre a Cagliari vengono destinati oltre 28 milioni di euro (più 8,5 milioni per la dialisi), la Asl di Sassari riceve appena 6,1 milioni, Nuoro 3,5, l’Ogliastra addirittura meno di 1,8. Se la ripartizione fosse effettuata secondo la popolazione residente, Sassari dovrebbe ricevere 11,4 milioni (quasi il doppio), Nuoro 5,8, l’Ogliastra 3,2, la Gallura quasi un milione di euro in più rispetto a quanto previsto ora. Cagliari, invece, incassa 16 milioni in più rispetto a quanto le spetterebbe. Una forbice che si allarga se si considerano le spese pro capite: a Cagliari si spendono in media 52 euro per cittadino, quasi il triplo in più dei 19 euro di Sassari. Va male anche a Nuoro, con 24 euro, mentre il Sulcis supera i 40 euro e il Medio Campidano arriva a 44. Disparità che rischiano di tradursi, nella pratica, in liste d’attesa più lunghe, servizi meno accessibili, e in un maggiore ricorso alla sanità privata o alla mobilità sanitaria interna. Il sistema, così com’è, produce territori di serie A e territori di serie B.

Il paradosso è che proprio le stesse zone più penalizzate sono anche quelle che, secondo i dati dell’Ares, registrano i livelli di fabbisogno più elevati in quasi tutte le tipologie di prestazione: dalle visite alle riabilitazioni, dalla diagnostica alla fisioterapia, se si guarda al piano regionale 2024/2026. Sulla necessità di un riequilibrio nella ripartizione dei fondi la presidente Alessandra Todde si era pubblicamente impegnata lo scorso anno dopo il pregresso della giunta Solinas. Questa delibera è il primo vero atto sanitario della nuova giunta: e non va in quella direzione. Più di una volta dalla regione hanno fornito come spiegazione il fatto che l’area di Cagliari ospiti un numero maggiore di strutture accreditate. Questa risposta non tiene però conto che la sanità pubblica dovrebbe basarsi sul bisogno dei cittadini, non sulla concentrazione dei fornitori. Le strutture sanitarie di Sassari, Nuoro o Gallura, tra l’altro, sono in grado di erogare molte più prestazioni di quelle oggi assegnate e sarebbero nelle condizioni di far fronte alle richieste degli utenti. Non solo.

Anche i meccanismi di “riequilibrio” previsti dal sistema – che impediscono tagli superiori all’1,5% rispetto all’anno precedente – vincolano la possibilità di rivedere i criteri, e di fatto premiano sempre le stesse aree. Nel frattempo, si moltiplicano le richieste perché si torni a considerare come criterio guida la popolazione residente, magari affiancando a questo una compensazione transitoria per le Asl che perderebbero risorse. Una proposta già avanzata in passato da diverse amministrazioni locali e che avrebbe il merito di evitare nuove penalizzazioni senza compromettere l’equilibrio complessivo del sistema. In caso contrario a farne le spese sarebbero sempre i cittadini: quelli che attendono mesi per una risonanza, i pazienti che devono fare centinaia di chilometri per una visita e chi continua a sentirsi periferia, anche nella sanità.

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