L’approccio al rischio resta basso, ma le famiglie italiane, rispetto agli altri risparmiatori europei, mostrano una spiccata dote nel diversificare il loro portafoglio. Prediligono i titoli di Stato ei fondi d’investimento e, soprattutto, impegnano nella componente finanziaria una parte maggiore della loro ricchezza (il 21,3 per cento) rispetto a quanto fanno tedeschi (21,2 per cento), francesi (18) e spagnoli (11,2).
A tratteggiare questo scenario è l’ultima analisi dell’Abi sulla ricchezza delle famiglie diffuse ieri. Che sottolinea «la maggiore diversificazione finanziaria, con una composizione più articolata rispetto ai media dell’area euro».
LA PROPENSIONE
Spiega Gianfranco Torriero, vicedirettore generale vicario dell’Associazione bancaria italiana: «Proprio questa propensione a differenziare gli investimenti superiore alla media europea rafforza la necessità di realizzare una Unione dei Risparmi e degli Investimenti (Savings and Investments Union). In questo modo si valorizzerebbe ulteriormente il patrimonio delle famiglie e si potrebbero canalizzare verso l’economia reale, le imprese, risorse e investimenti di medio e lungo periodo». In questa direzione, aggiunge Torriero, sarebbero utili «appositi incentivi – di natura fiscale – per aumentare l’ottica temporale degli investimenti».
In Italia la ricchezza finanziaria delle famiglie supera i 6mila miliardi. Elaborando dati della Bce, l’Abi ha calcolato che «la componente finanziaria di mercato (azioni quotate, fondi comuni, titoli di debito, assicurazioni e fondi pensione) rappresenta il 21,3% della ricchezza complessiva delle famiglie italiane, rispetto al 19,4% della media dell’Eurozona. L’investimento diretto in titoli azionari quotati è pari a 168,4 miliardi, quello su titoli pubblici italiani di 309,8 miliardi, mentre la raccolta dei fondi comuni d’investimento arriva a quota 849,7 miliardi.
Confrontando i flussi negli altri Paesi europei, i fondi comuni pesano per il 6,9 per cento in Italia contro il 5,8 per cento in Germania, il 2,4 in Francia e il 5,4 in Spagna. Su questo fronte la media europea è del 4,6 per cento.
Sempre le famiglie italiane si distinguono per l’interesse in titoli di debito: gli investimenti diretti in titoli di Stato raggiungono il 2,5 per cento della ricchezza familiare contro lo 0,1 in Germania, lo 0,2 in Francia 0,2 e lo 0,3 in Spagna 0,3). Quindi ben sopra la media europea (0,5 per cento). Restando all’Italia, i titoli di debito privati «pesano l’1,5 per cento rispetto allo 0,7 dell’area dell’euro».
Torriero nota che nel nostro Paese «c’è un peso minore sia verso l’investimento in titoli azionari sia nelle forme previdenziali e assicurative: nel primo caso siamo all’1,4 per cento della ricchezza finanziaria contro una media europea del 2, nell’altro i prodotti assicurativi pesano per il 9,1 per cento e quelli previdenziali per il 2,5 rispetto a una media nell’Eurozona del 11,6. «Questo, da un lato perché – aggiunge Torriero – il nostro mercato borsistico ha dimensioni più contenute e dall’altro perché le forme di previdenza integrative solo in epoca più recente hanno iniziato a diffondersi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link