L’addio ai bonus che, negli ultimi anni, hanno agevolato l’edilizia ha avuto un peso non indifferente lo scorso anno. Il settore delle costruzioni adesso sembra ritrovare l’equilibrio, ma il pessimismo incombe. Un grande aiuto potrebbe arrivare dall’intelligenza artificiale.
Edilizia, lieve crescita nel primo semestre 2025: i dati
Il settore delle costruzioni mostra qualche segnale incoraggiante in questa parte del 2025, con oltre 752.000 imprese attive a rappresentare circa il 15% del tessuto imprenditoriale nazionale. Il comparto, che ha dimostrato una notevole capacità di adattamento, ha registrato nel 2024 una crescita del valore aggiunto dell’1,2%, ribadendo così la propria solidità strutturale anche in un contesto caratterizzato da tensioni geopolitiche e incertezze macroeconomiche.
A ricordarlo è l’analisi condotta dall’Osservatorio Saie, sviluppata in partnership con Nomisma, che indica come il settore stia attraversando una fase di cauto ottimismo, supportata da indicatori economici positivi. In particolare, il primo trimestre del 2025 ha evidenziato una dinamica favorevole per oltre un terzo delle aziende, con incremento dei ricavi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Parallelamente, una percentuale simile di imprese ha mantenuto stabili i propri introiti, mentre il 13% prevede di concludere l’anno corrente con un aumento del fatturato.
A conferma della moderata soddisfazione degli operatori, si può dare uno sguardo anche al portafoglio ordini, che più della metà delle imprese intervistate giudica come adeguato. Un dato che si riflette nei livelli di fiducia aziendale, con quasi la metà degli imprenditori che esprime un grado di ottimismo elevato riguardo alla propria situazione specifica. Tuttavia, quando si sposta l’attenzione dal microcosmo aziendale allo scenario generale, emergono preoccupazioni significative legate alle dinamiche internazionali e all’evoluzione del quadro normativo nazionale.
Le preoccupazioni del settore edile
Nonostante i risultati positivi a livello aziendale, tre quarti degli operatori hanno espresso pessimismo verso lo scenario internazionale, riflettendo nelle loro risposte le ansie indotte dai recenti sviluppi geopolitici e dalle loro potenziali ricadute sull’economia domestica. Non mancano però, anche in ambito nazionale, ulteriori fonti di preoccupazione specifica: si pensi alla conclusione progressiva dei bonus edilizi, all’instabilità del quadro normativo e alla contrazione degli investimenti sia pubblici che privati.
In questo contesto, assumono particolare rilevanza gli strumenti di incentivazione che hanno caratterizzato gli ultimi anni: il Bonus ristrutturazioni, il Superbonus al 65% e l’Ecobonus sono emersi prevedibilmente come le misure più apprezzate dagli operatori, avendo contribuito significativamente alla dinamica positiva del comparto. L’evoluzione futura degli incentivi pubblici al settore costituisce dunque un costante motivo di attenzione.
La manodopera qualificata nelle costruzioni
Tra le questioni più importanti che il settore deve affrontare c’è anche la disponibilità di manodopera qualificata. Un quarto delle imprese prevede infatti di procedere con nuove assunzioni nel trimestre attuale, con una media di due nuove unità per azienda. La domanda si concentra principalmente su figure impiegatizie, seguite da ingegneri e operai, sia specializzati che generici.
Tuttavia, è il reperimento di operai altamente specializzati a costituire la maggiore criticità per le aziende, frutto della carenza di candidati adeguatamente formati e, secondariamente, dall’inadeguatezza delle competenze rispetto alle esigenze specifiche delle aziende e dalla scarsa disponibilità di spostamento territoriale dei profili ricercati, soprattutto nelle regioni settentrionali.
A sua volta, la carenza di personale qualificato genera conseguenze non certo irrisorie sull’operatività aziendale. Circa un terzo delle imprese ha subito perdite economiche dirette, mentre un quarto ha registrato ritardi nelle consegne. Inoltre, quasi una società su dieci si è vista costretta a rinunciare alla partecipazione a specifici bandi proprio per l’impossibilità di disporre del personale necessario.
Per far fronte a questa situazione, le aziende hanno posto in essere alcune strategie specifiche. In particolare, oltre sette aziende su dieci hanno cercato di assumere profili con esperienza limitata, investendo poi maggiori risorse nella formazione interna. Un approccio che ha portato a un rafforzamento delle collaborazioni con gli istituti tecnici superiori e con le scuole di alta specializzazione, nella prospettiva di sviluppare competenze più aderenti alle necessità del mercato.
Tuttavia, i budget destinati a questo scopo rimangono contenuti, con due terzi delle imprese che investono meno di mille euro per dipendente e solo il 13% disposto a superare la soglia dei 2.000 euro.
L’intelligenza artificiale? Un aiuto per l’edilizia in crisi
Il report si sofferma altresì sulla relazione esistente tra le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale. In tal senso, emerge chiaramente come quello delle costruzioni non sia certamente un early adopter: l’81% delle imprese non utilizza infatti strumenti di intelligenza artificiale, anche se più di un terzo di queste manifesta l’intenzione di integrarla nei propri processi futuri.
Ma per quale motivo sono così elevate le resistenze all’adozione dell’IA? L’analisi suggerisce che la prudenza derivi principalmente dalla mancanza di competenze specifiche interne e dalla soddisfazione per i metodi organizzativi tradizionali, il che spinge verso una consolidata preferenza per approcci già sperimentati. Eppure, nonostante queste resistenze, quasi la metà delle aziende ritiene di implementare soluzioni di intelligenza artificiale nell’arco dei prossimi due o tre anni.
Emerge infine che delle imprese che già utilizzano l’IA, circa il 19% del campione, la concentrazione prevalente si manifesti nei settori della progettazione e dei servizi, con una maggiore diffusione nelle regioni del Centro-Nord Italia. Le applicazioni più frequenti riguardano il marketing, la comunicazione e la gestione delle relazioni con i clienti, seguite dal customer service e dai processi produttivi.
Non sottovalutabili i benefici riconosciuti dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale dalle imprese che hanno introdotto tale tecnologia nella propria organizzazione: incremento dell’efficienza operativa, automazione di compiti ripetitivi e miglioramento del servizio alla clientela. Anche in questo ambito, la formazione assume un ruolo centrale, con più della metà delle aziende che sta organizzando o pianifica corsi specifici per preparare il personale all’utilizzo di queste tecnologie.
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