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VIDEO | Piano Mattei, se l’Africa è tornata centrale


Gli attori istituzionali fanno il punto sulla piattaforma di cooperazione

Pubblicato:04-08-2025 14:20

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Ultimo aggiornamento:04-08-2025 14:20


ROMA – Ripristinare la centralità dell’Africa e con essa, quella dell’Italia a livello internazionale: questo il principale risultato che, secondo i suoi promotori, avrebbe raggiunto il Piano Mattei, iniziativa lanciata nel gennaio 2024 dal governo Meloni per avviare interventi di cooperazione e partenariato “orizzontale” con i Paesi del Continente a sud del Mediterraneo. Sul tema, il senatore di Fratelli d’Italia Marco Scurria ha organizzato nei giorni scorsi un convegno presso la Sala Zuccari del Senato dal titolo ‘Le opportunità del Piano Mattei per lo sviluppo dell’Africa. Imprese, cooperative e associazioni protagoniste del cambiamento’, a cui sono intervenuti vertici istituzionali ed esponenti di imprese e organizzazioni coinvolte. “Attraverso il Piano Mattei- la premessa da cui parte Scurria- non andiamo in Africa per sfruttare e i Paesi africani lo sanno, come dimostra l’aumento delle richieste di Stati che aspettano di entrare”. Quattordici al momento, quelli scelti dall’esecutivo. Una “strategia politica per l’Africa”, ha detto il senatore, “che la premier Giorgia Meloni sta presentando anche ad altri Paesi, ad esempio in ambito G7, per coinvolgerne sempre di più, anche oltre l’Africa, e c’è interesse, segno che l’Italia è centrale”.

CIRIELLI: COL PIANO MATTEI “SIAMO RIUSCITI A PORTARE LA SPESA AL 100%”

Un punto su cui concorda anche il viceministro agli Affari esteri Edmondo Cirielli: “Quando sono arrivato- ha dichiarato- la cooperazione ammontava a un miliardo di euro, ma nei cinque anni precedenti non erano mai stati impegnati più di 500 milioni all’anno. Inoltre mancava l’approccio bilaterale: prima si basava sull’approccio multilaterale, fondandosi sul sistema delle Nazioni Unite. Questo- prosegue il vicecapo della Farnesina- non solo abbassava la visibilità italiana ma anche l’effettività dell’azione”. Col Piano Mattei “siamo riusciti a portare la spesa al 100% e addirittura al 130% dello scorso anno, poi da 200 milioni del 2022 al 800 milioni attuali tramite il sistema Simest, Sace e Cdp, e aumentato a dismisura le partnership bilaterali, dando cioè soldi direttamente ai Paesi, consentendo alle nostre imprese di andare a investire e, col supporto dei vari ministeri ed eccellenze, siamo noi che ora diciamo al sistema multilaterale dove andare a lavorare – per esempio nel Sahel – e chi coinvolgere: le imprese partecipate o private, le università e così via”.

MANTOVANO: LA PIATTAFORMA PUNTA A “RESTITUIRE CENTRALITÀ ALL’AFRICA”

La piattaforma – che si avvale di quasi 6 miliardi di finanziamenti, derivanti dal Fondo Clima e dai fondi della Cooperazione allo Sviluppo – punta a “restituire centralità all’Africa, per anni colpevolmente sottovalutata e limitata all’accesso alle materie prime. Invece, ben altri fattori la rendono il continente del futuro” come ha detto ancora all’evento in Senato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Tra gli elementi cruciali, per Mantovano c’è “quello demografico. In Africa l’età media è di 19 anni, mentre in Europa è di 42 e in Italia di 48″. Inoltre, “a partire dal 2035 arriverà dall’Africa la maggior parte della forza lavoro del mondo, superando Cina e India”. Secondo, la crescita economica: “Le stime indicano che il Pil dell’Africa crescerà del 3,7% nel 2025 e del 4% nel 2026 mentre undici dei 54 Paesi africani sono indicati come quelli con la crescita maggiore a livello mondiale”. D’altra parte, osserva ancora Mantovano, il continente fa i conti con “povertà, insicurezza e instabilità politica: penso ai colpi di stato nel Sahel. In questa regione- ricorda- nel 2024 si è registrato il 51% dei morti per attentati terroristici”.

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RUSCONI: “L’EFFETTO DEL PIANO È AVER MESSO INSIEME DIVERSI ATTORI”

Altro attore centrale del Piano è l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics). Intervistato a margine dell’evento dall’agenzia Dire, il suo direttore Marco Riccardo Rusconi ha dichiarato: “L’effetto del Piano è aver messo insieme diversi attori, sotto la regia di Palazzo Chigi e del ministero degli Esteri, a cui afferisce la Cooperazione internazionale con le sue competenze. Questi soggetti si muovono in sinergia. Si sono così create collaborazioni nuove e rafforzate tra istituzioni pubbliche, regioni, istituti ed enti di eccellenza che magari prima non si erano mai affacciati alla Cooperazione allo sviluppo, e col sistema privato, che ha moltissimo da dare non solo in termini finanziari ma anche di idee, innovazione, know-how e trasferimento di tecnologia”. Tra i progetti promossi, c’è quello in Algeria, dove Bonifiche Ferraresi ha investito milioni di euro per rimettere a coltura 236mila ettari di terreno, prima aridi, che produrre tonnellate di cereali che si stima raggiungeranno 600mila beneficiari. In Etiopia invece l’Italia ha riqualificato il lago Boye, bacino artificiale creato a Jimma, nella regione dell’Oromia, grazie a 25 milioni di euro di investimento. L’idea è trasformare l’area in un polo turistico legato anche alla tradizione del caffè, per contribuire a esportazioni e occupazione; in Tunisia c’è grande attenzione al settore idrico e agricolo con il progetto Tanit per l’impiego di acque reflue per il recupero di terreni agricoli, e alla prossima creazione di un centro di formazione agricola a vocazione regionale, come ha evidenziato ieri la premier Giorgia Meloni, ricevuta a Tunisi dal presidente Kais Sayed.

PIANO MATTEI AL CENTRO DI UNA MISSIONE DI SILLI IN MOZAMBICO

Il Piano Mattei è stato anche al centro di una missione del sottosegretario agli Affari Esteri Giorgio Silli in Mozambico, dal 24 al 25 luglio, durante il quale è stato firmato l’accordo esecutivo del programma In4Job, “per la promozione dell’imprenditoria giovanile attraverso la creazione e incubazione di start-up e micro, piccole e medie imprese per favorire la formazione e l’occupazione giovanile”. In settimana, sempre al Senato si è svolta l’audizione delle organizzazioni parte della cabina di regia del Piano Mattei, sulla ‘Relazione relativa allo stato di attuazione del Piano’. Tra i rappresentanti, è intervenuta Silvia Stilli, portavoce dell’Associazione delle Organizzazioni Italiane di Cooperazione e Solidarietà Internazionale (Aoi), che ha osservato: “Dalla relazione emerge una centralità assoluta del profit” e in particolare “di alcuni soggetti come le partecipate, oppure aziende legate alle partecipate come Bonifiche Ferraresi, Eni, Enel o Leonardo”, nelle attività da svolgere. Quanto al ruolo delle ong – di cui Aoi ne rappresenta un centinaio in Italia – la portavoce lamenta che, in fase d’attuazione, non si terrebbe conto di quelle “che da anni lavorano nei Paesi”, mentre si sarebbe imposta una certa tendenza a “invitare specifiche organizzazioni a collaborare ai progetti”. La portavoce incoraggia quindi ad approfondire il confronto e migliorare il coinvolgimento degli organismi della società civile. Infine, per Stilli il Piano tiene ancora fuori “quei Paesi con indici di povertà ben più elevati” rispetto ai 14 coinvolti finora.

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