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Allarme cemento a Manfredonia, nuove accuse per il progetto Frontemare: “Serve visione, non speculazione”


Il recente annuncio del progetto “Frontemare” da parte dell’amministrazione Domenico La Marca ha acceso le polemiche tra i cittadini di Manfredonia, in particolare all’interno del comitato civico “La ferrovia da salvare”. Nonostante il plauso iniziale al “Piano Casa” – provvedimento approvato dalla maggioranza nei giorni scorsi e definito come un intervento positivo perché punta a nuove costruzioni senza consumo di suolo – l’attenzione si è spostata sulla proposta urbanistica relativa a una vasta area in zona costiera, al centro di una contestata operazione di “rigenerazione urbana”.

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Il comitato: “Un chilometro quadrato di cemento sul mare”

Nel mirino del comitato finisce il rendering (foto in alto) pubblicato su un quotidiano locale online, che mostrerebbe una “mega cementificazione” ex-novo su quasi un chilometro quadrato del territorio cittadino affacciato sul mare. “Tali aree sono state lasciate degradare per decenni”, denunciano gli attivisti, “per poi favorire questa grande speculazione edilizia nel cuore della città”.

Un piano giudicato incoerente rispetto agli annunci di sostenibilità ambientale e salvaguardia del territorio, che andrebbe anche a scontrarsi con le normative vigenti. Il comitato richiama infatti la legge 431 dell’8 agosto 1985, meglio nota come legge Galasso, che pone limiti stringenti alle edificazioni entro i 300 metri dalla linea di costa. “Quella norma è ancora in vigore – si legge nella nota – ma come è stata recepita nel Piano Regolatore Generale di Manfredonia? Tutte le nuove costruzioni previste rientrano in quell’area vincolata?”.

Ipotesi frontemare, rendering di un professionista

Cemento per pochi, povertà per molti

Il gruppo “La ferrovia da salvare” contesta non solo la scelta urbanistica, ma anche il modello di sviluppo sottostante: “La proliferazione edilizia di tipo speculativo non produce ricchezza diffusa, ma solo per un ristretto gruppo di redditieri. Per il resto della popolazione si traducono in occupazione precaria e temporanea, e nel lungo termine in un impoverimento generale della comunità”.

Un duro giudizio che chiama in causa la visione strategica dell’amministrazione e l’uso dei beni comuni, chiedendo invece una progettualità orientata al benessere collettivo, alla sostenibilità e all’inclusione.

“Salvare la ferrovia è la vera opera strategica”

Nel documento, il comitato rilancia la sua battaglia storica per la salvaguardia e il potenziamento della ferrovia di Manfredonia Campagna, considerata “indispensabile allo sviluppo sostenibile della città”. Una ferrovia da elettrificare e integrare in un sistema di mobilità efficace, con più corse quotidiane, sul modello della tratta Foggia-Lucera.

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Secondo il comitato, la riqualificazione dell’area costiera non dovrebbe passare da colate di cemento, ma da una vera rigenerazione urbana, capace di connettere via Di Vittorio al lato mare con opere moderne, sicure e accessibili.

“Siponto deve rinascere: concorso di idee per la città”

Più che un progetto calato dall’alto, “La ferrovia da salvare” propone un concorso di idee aperto a progettisti locali e nazionali per ripensare l’area di Siponto e il suo collegamento con il centro cittadino. “Serve una svolta nel modo di gestire i beni pubblici – scrivono – e una rigenerazione che parta non solo dall’urbanistica, ma anche dalle menti e dai cuori delle persone di buona volontà di questo territorio”.

Infine, il comitato richiama l’allarme lanciato nel recente studio del dottor Di Bari sull’emorragia demografica di Manfredonia. Un fenomeno che dovrebbe scuotere tutta la classe dirigente e che, secondo gli attivisti, trova una delle sue cause principali proprio nell’assenza di una visione coerente e di lungo periodo.

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