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Comunità energetiche, la sfida di Torrita Tiberina contro i tanti ma…


In cerca dell’autonomia energetica, almeno, della  strada per rendere meno pesanti le bollette dell’energia elettrica, che in in Italia è la più cara d’Europa. Protagonisti un gruppo di cittadini di Torrita Tiberina che superando non poche difficoltà, tecniche ma soprattutto burocratiche, da gennaio hanno attivato una Comunità energetica da rinnovabili. Queste Comunità, (CER) sono aggregazioni di soggetti (cittadini, imprese, enti locali) che si uniscono per produrre, consumare e condividere energia da fonti rinnovabili, localmente. L’obiettivo principale è quello di generare benefici ambientali, economici e sociali per i membri e il territorio. Nel caso di Torrita i soci sono 22, nove i produttori cioè coloro che hanno impianti solari, e tredici i consumatori collegati alla rete. In teoria è come se  avessero una propria centrale elettrica semi dipendente dalla rete nazionale.

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Le Cer, comunità solidali 

Il meccanismo è semplice: gli aderenti alla Cer consumano in primis l’energia prodotta dai pannelli solari dei produttori, in seconda battuta, fanno ricorso a quella della rete nazionale. La piccola realtà  di Torrita Tiberina è attiva da gennaio ed i conti si faranno a fine anno. Ad oggi ha prodotto 50 megawatt, e già alla fine dell’anno potrebbe registrare un mini utile. In base alla legge istitutiva di questi organismi, potranno essere destinati alla riduzione delle bollette ma anche ad opere e interventi pubblici e di sostegno a chi è in difficoltà. Un comunità che tutela l’ambiente e solidale.

I tanti ma..

Ma, ci sono molti ma. Ne abbiamo parlato al Centro anziani di Torrita in un assolato pomeriggio di luglio con Alessandro Codignotto ed altri promotori dell’iniziativa. “Intanto è complicatissimo – raccontano –  l’iter burocratico per collegarsi al Gse, l’ente del Ministero dell’economia e finanze , deputato a incentivare, la produzione da fonti rinnovabili, rilasciare i certificati verdi  e gestire i flussi economici, il dare e l’avere. Ma il sistema informatico che lo sorregge è complesso certamente non di facile utilizzo”.  Poi c’è il “ma di tutti i ma” e cioè l’esiguità dell’incentivo. Oggi è minimo , solo 4 centesimi. “Così – riflette Codignotto – è difficile che piccole realtà, come la nostra, reggano l’urto del tempo. La nostra è una scelta  siamo ben saldi nelle nostre convinzioni, ma è evidente che i cittadini puntano al sodo e cioè al risparmio in bolletta. Secondo i calcoli di Legambiente una Cer dovrebbe indurre risparmi dal 20 al 25% ma, stando così le cose,  pare un obiettivo quantomeno ambizioso”.

Privilegiate le grandi distese di pannelli a scapito dei piccoli 

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Il fatto è che per raggiungere gli obiettivi europei  si è puntato tutto sulla realizzazione di grandi impianti con ettari di terra coperti da pannelli solari. Una scorciatoia,  certamente utile a raggiungere in fretta l’obiettivo e, altrettanto certamente, remunerativa per gli investitori,  a scapito  però dei piccoli produttori di una produzione e di massa non finalizzata a creare profitto. Secondo noi non  è stata una scelta di buon senso e lungimirante. Si sarebbe dovuto fare il contrario: grande spinta e incentivi adeguati ai piccoli, ancora di più se associati, e limitare le grandi distese di pannelli nelle campagne. Spero ci sia una ripensamento strategico  livello nazionale”.  Insomma l’energia del sole è un bene comune, non dovrebbe essere solo una fonte di guadagno, ma invece e soprattutto di risparmio.

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